L’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato L’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato

Peña Parra: la Chiesa sia sinodale per affrontare le sfide del terzo millennio

Nel suo intervento all’evento biennale “Lynwood Lecture” a Londra, il sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato analizza le sfide che permangono nell'attuazione dei temi emersi dall'ultima Assemblea dei Vescovi. In particolare, l'applicazione del principio di sussidiarietà, e la ricerca di un equilibrio tra un approccio gerarchico all'interno della Chiesa e un sistema caotico che ne minacci l'unità e la missione

Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano

Sinodalità e sussidiarietà: due concetti che, a prima vista, potrebbero sembrare “in tensione” tra loro, ma che in ambito ecclesiastico trovano invece una profonda “relazione”. La sinodalità rappresenta il modus operandi del Popolo di Dio, fondato sulla partecipazione piena e condivisa, sul discernimento comunitario e su decisioni prese in modo decentralizzato, rispettando l’autonomia delle varie voci senza compromettere l’unità. Un principio, dunque, che si intreccia naturalmente con la sussidiarietà. Sono questi alcuni dei temi affrontati dall’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, nel suo intervento di ieri, 8 ottobre, all’evento biennale “Lynwood Lecture”, organizzato alternativamente dalla Società di diritto canonico della Gran Bretagna e dell’Irlanda (che si è occupata della manifestazione di quest’anno) e dalla Società di diritto ecclesiastico. Entrambe le istituzioni promuovono lo studio del diritto canonico e dei suoi rapporti con le altre discipline.

Il sostituto Peña Parra all’evento biennale “Lynwood Lecture” a Londra
Il sostituto Peña Parra all’evento biennale “Lynwood Lecture” a Londra

Il concetto di sinodalità

Nel suo discorso, intitolato “Sinodalità e il principio di sussidiarietà”, l’arcivescovo venezuelano ha inizialmente approfondito il concetto di sinodalità, ricordando come san Paolo VI e san Giovanni Paolo II lo avessero collegato all’“unione collegiale tra i vescovi”. È stato Papa Francesco – con l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium e la Costituzione apostolica Episcopalis Communio – ad ampliare la prospettiva, riferendola alla “Chiesa intera”, cioè all’intero Popolo di Dio e non a una generica “opinione pubblica”.

Il cammino comune

La parola “sinodo”, ha spiegato Peña Parra, deriva dal greco e indica il “cammino comune” di tutta la comunità ecclesiale. Essa implica un processo di discernimento che ricerca la piena volontà di Dio non solo a livello personale, ma anche comunitario, abbracciando la totalità della Chiesa.


Comunione "organica"

Il presule ha quindi richiamato il concetto di comunione, che san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles Laici, definiva “organica”, simile a quella di un corpo vivente: caratterizzata da diversità e complementarità di vocazioni, ministeri, carismi e responsabilità. In questa prospettiva, la sinodalità si manifesta come espressione concreta della comunione, nelle relazioni tra “tutti”, “alcuni” e “ciascuno”.

Il principio di sussidiarietà

Passando poi alla sussidiarietà, Peña Parra ha spiegato che essa presuppone un ordine gerarchico, ma al tempo stesso valorizza il ruolo di ogni individuo all’interno della comunità. Si tratta di uno dei principi più costanti e caratteristici della dottrina sociale della Chiesa, che afferma l’importanza di risolvere le questioni al livello più basso e meno centralizzato possibile, con un equilibrio tra la “non interferenza dell’autorità” e il suo dovere di “sostegno e assistenza”.

Il "pericolo della frammentazione"

L’arcivescovo ha riconosciuto che l’applicazione di tale principio, nella storia recente della Chiesa, ha suscitato pareri divergenti: alcuni temono che possa mettere a rischio l’unità del Popolo di Dio, esponendolo al “pericolo della frammentazione”. Tuttavia, ha precisato, non si può paragonare la Chiesa a una nazione sovrana, poiché nelle comunità ecclesiali le autorità locali non “sottraggono competenze” al centro, ma piuttosto “contribuiscono alla missione universale” della Chiesa.

L'arcivescovo Peña Parra all’evento biennale “Lynwood Lecture” a Londra
L'arcivescovo Peña Parra all’evento biennale “Lynwood Lecture” a Londra

Le realtà sinodali della Chiesa

Peña Parra ha ricordato che le realtà sinodali sono già presenti nella vita ecclesiale: nelle Chiese particolari e nelle loro strutture, così come nelle Conferenze episcopali e nei Concili particolari, che incarnano l’unione collegiale dei vescovi. La sinodalità, ha aggiunto, è “ciò che la Chiesa è chiamata ad essere”. In questa prospettiva, anche la Curia romana non si pone come semplice strumento di mediazione tra Chiesa universale e Chiese particolari, ma come espressione di un’armonia già esistente, attraverso un approccio “intradicasteriale” in cui ogni organismo rappresenta la totalità del Popolo di Dio.


Il lavoro delle Conferenze Episcopali

Questo stile di servizio è condiviso anche con le Conferenze Episcopali, risultate preziose nella loro familiarità con le esigenze dei fedeli e nella competenza dimostrata nella stesura di accordi bilaterali “senza recidere il loro legame con la Santa Sede. Si riflette, quindi, una “sana decentralizzazione” ispirata proprio al principio di sussidiarietà — fondamentale per affrontare le sfide del terzo millennio.

Applicare lo stile sinodale

Concludendo, l’arcivescovo ha evidenziato le “numerose sfide” che ancora permangono nell’attuazione dei principi di sinodalità e sussidiarietà. L’obiettivo, ha detto, è trovare un equilibrio tra due rischi opposti: da un lato, il ritorno a un approccio gerarchico e verticistico che soffochi il ruolo dei fedeli; dall’altro, un sistema caotico che minacci l’unità e la missione della Chiesa. La chiave, ha ribadito, risiede nel promuovere “lo stile sinodale tanto desiderato”: ovvero nella condivisione di informazioni, nell’ascolto e nel rispetto di ciascun contributo. Un cammino che presuppone un dovere “irrevocabile” nel rivedere “coraggiosamente” le strutture ecclesiali, rendendole “mezzi” e non “fini” della sinodalità.  

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09 ottobre 2025, 09:00