Parolin: serve il contributo di tutti per la pace in Ucraina
Vatican News
“Serve davvero il contributo di tutti per fare qualche passo verso la pace” in Ucraina. Dagli Stati Uniti, a un’Europa chiamata a un ruolo di “maggior protagonismo”, fino alla Cina e all’Oriente, dove in questi giorni è presente proprio il presidente americano Donald Trump. Un appello alla comunità internazionale nel suo intero per porre fine ai conflitti quello mosso questa mattina, 28 ottobre, dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che ha preso parte a un evento presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in occasione delle celebrazioni per i quarant’anni dal riconoscimento come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
Impegno umanitario
Rispondendo alle domande dei giornalisti a margine dell’evento, il porporato ha definito la struttura “un’eccellenza” della sanità cattolica e italiana. “Questo è un momento importante – ha detto – per rilevare la presenza e il ruolo che occupa il Bambino Gesù all’interno della sanità, sia cattolica che nazionale”. E ha ricordato l’opera umanitaria dell’ospedale, che ha accolto bambini provenienti non solo dalla Palestina ma anche da altri Paesi in situazioni di conflitto. “Il Bambino Gesù sta facendo una grande opera umanitaria", ha affermato il cardinale.
"Noi siamo impegnati su questo versante, pensando che anche lo sforzo umanitario, sia nelle cure per le vittime della guerra sia negli scambi di prigionieri, possa essere una via propedeutica alla pace”. Parolin ha aggiunto che la Santa Sede si sente “profondamente impegnata” in questo campo, “che è un ambito tradizionale in cui la diplomazia vaticana si muove fin dal primo conflitto mondiale”.
Sforzo collettivo per la fine dei conflitti
Sulla guerra in Ucraina, il segretario di Stato vaticano ha invitato alla prudenza ma anche alla speranza: “Non è facile rispondere” su quali passi servano per una tregua: “Se lo sapessi li avremmo già messi in atto. Credo che qualche negoziato sia in corso, forse non pubblico”. Ribadendo l’auspicio che tali colloqui producano frutti, il porporato ha poi sottolineato la necessità di un impegno ampio della comunità internazionale: “Ci vuole il coinvolgimento degli Stati Uniti, sicuramente, e speriamo che l’Europa assuma un ruolo di maggior protagonismo. Anche la Cina ha una parola da dire, infatti il presidente Trump è attualmente in Cina e in Estremo Oriente per toccare questo punto. Serve davvero il contributo di tutti per fare qualche passo verso la pace”.
L’incontro con Orbán
Interpellato infine sull’udienza concessa ieri, 27 ottobre, al premier ungherese Viktor Orbán, il cardinale ha definito il colloquio “un bel incontro”, spiegando che “ciascuno ha potuto manifestare il proprio punto di vista”. E alla domanda se le posizioni siano "distanti", ha ribattuto: "Cerchiamo di avvicinarle sempre di più”.
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