A Cracovia la Messa per l'apertura della plenaria della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, 30 settembre 2025 (© Christian Alvarez) A Cracovia la Messa per l'apertura della plenaria della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, 30 settembre 2025 (© Christian Alvarez) 

Verny: nella lotta contro gli abusi la Chiesa deve camminare con le vittime

I membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori impegnati nella assemblea plenaria dal 30 settembre al 3 ottobre a Cracovia, in Polonia. Ai media vaticani, il presidente riflette sulle sfide e i lavori in corso: “La Chiesa non è separata dalla società, ma cammina con la società”. Va respinta, secondo lui, l'idea che i Paesi del Sud siano in ritardo rispetto alle nazioni occidentali in termini di prevenzione degli abusi: "Dobbiamo imparare gli uni dagli altri"

Dorota Abdelmoula-Viet – Città del Vaticano

Riflette sui risultati e sulle sfide della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, monsignor Thibault Verny, arcivescovo di Chambéry (Francia), mentre l'organismo di cui è presidente dal luglio scorso è impegnato nella assemblea plenaria autunnale fino al prossimo 3 ottobre. Plenaria che per la prima volta si tiene fuori Roma, esattamente a Cracovia, in Polonia. Questa prima delocalizzazione della sessione - spiega ai media vaticani Verny - risponde alla volontà della Commissione di “dialogare con le Conferenze Episcopali locali e di camminare con le Diocesi e con tutte le realtà della Chiesa locale”. La Polonia, a cui seguiranno poi altre destinazioni per le prossime assemblee, è stata scelta perché la Conferenza Episcopale del Paese “ha ricevuto e studiato le linee-guida di salvaguardia che saranno pubblicate e che hanno permesso di far progredire il nostro lavoro”, sottolinea l'arcivescovo. La sfida è anche di sostenere le Chiese locali “nel lavoro di accompagnamento delle vittime” di abusi.

I Rapporti annuali 

La Commissione pubblicherà presto il suo secondo Rapporto annuale, in risposta a una richiesta di Papa Francesco che istituì la Pontificia Commissione nel 2014, confermata poi da Leone XIV. “Stiamo già preparando il terzo Rapporto che sarà presentato il prossimo anno”, spiega il presule. Ognuno di questi Rapporti esamina diversi Paesi, con l'obiettivo di arrivare progressivamente al quadro più esaustivo possibile. Basandosi sull'esperienza dei gruppi regionali legati alla Commissione, monsignor Verny vede in questo “una bellissima occasione per dialogare con i diversi episcopati”. “Abbiamo anche lavorato sulle linee-guida universali di salvaguardia, che richiedono un grande impegno e investimento da parte nostra”, sottolinea ancora il presidente di Tutela Minorum. E precisa che l'assemblea di Cracovia è “l'occasione per fare il punto sul sostegno alle diverse Chiese locali, attraverso il programma Memorare’.

Camminare con le vittime e con la società

“Si tratta di ascoltare, di camminare con umiltà con le vittime ed è attraverso e grazie alle vittime che camminiamo e discerniamo”, assicura l'arcivescovo francese. Vede in questo impegno della Chiesa anche un'opportunità “a beneficio di tutti e a beneficio della società”. “La Chiesa non è separata dalla società. Cammina con la società, è inserita nella società” e “questa cultura della salvaguardia” deve essere vissuta dialogando con la società, per imparare anche da essa “in materia di salvaguardia”.

Il presidente della Commissione per la Tutela dei Minori insiste inoltre sull'importanza di “ascoltarsi reciprocamente, tra Paesi, secondo il principio di sussidiarietà”, al fine di poter “camminare in modo fraterno con le diverse Conferenze Episcopali e anche con le Congregazioni religiose”. È da respingere, secondo lui, l'idea che i Paesi dell'emisfero Sud siano in ritardo rispetto alle nazioni occidentali in termini di prevenzione degli abusi. “Ci sono Paesi del Sud che sono più avanti di noi e dobbiamo imparare gli uni dagli altri, e soprattutto non opporci gli uni agli altri”.

Il rispetto della presunzione di innocenza

Per quanto riguarda l'attenzione da prestare ai sacerdoti vittime di false accuse, monsignor Verny ritiene che “la percentuale di false accuse è molto bassa e dobbiamo riconoscerlo e non essere sistematicamente sulla difensiva. È una realtà. Possono esserci false accuse, ma in proporzioni molto, molto basse”. L'arcivescovo ricorda tuttavia come la presunzione di innocenza è un principio fondamentale sia del Diritto civile che del Diritto canonico, che menziona il rispetto della “reputazione della persona”. “Nel caso in cui si tratti di riabilitare l'onore del sacerdote - assicura il presidente dell'organismo pontificio - ciò è preso in considerazione dal Diritto canonico”.

 

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02 ottobre 2025, 18:00