In difesa del Papa, le armature pontificie esposte a Castel Gandolfo

Un’occasione unica per ammirare le armature pontificie solitamente conservate nei depositi dei Musei Vaticani. La mostra “In difesa del Papa” è allestita fino al prossimo mese di febbraio nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo dove è esposto anche l’arazzo di Raffaello con la Conversione di Saulo

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Un racconto avvincente di quando, tra XVI e XVII secolo, la Chiesa non poteva permettersi di evangelizzare senza proteggersi.

Dai depositi dei Musei Vaticani

La mostra In difesa del Papa allestita nel Palazzo Papale di Castel Gandolfo presenta per la prima volta al grande pubblico le armature pontificie custodite nei depositi delle collezioni storiche dei Musei Vaticani. Si tratta di cimeli che per l’occasione sono stati oggetti di restauro e studio, come alcuni rari elmi originali: morioni, zuccotti, elmetti da cavallo, borgognotte, taschetti, appartenuti a una molteplicità eterogenea di uomini d’arme. La difesa della Sede Apostolica infatti non era affidata ad un vero esercito regolare pontificio. Mercenari, archibugieri, cavalieri e anche cittadini arruolati temporaneamente con onore, dedizione e devozione, mettevano le loro vite al servizio della difesa dell’integrità della fede cattolica e della sua guida suprema.

Alcuni elmi esposti in mostra
Alcuni elmi esposti in mostra

Al servizio della missione del Papa

Tra le figure più emblematiche che composero questo variegato esercito, si distinguono i Cavalleggeri, cadetti delle famiglie nobili che, fondati nel 1485 da Innocenzo VIII, come ricordato durante la presentazione, sabato scorso, dal co-curatore della mostra Marco Iuffrida, accompagnarono Marcantonio Colonna nella vittoria della Battaglia di Lepanto. Nella Galleria dei Candelabri dei Musei Vaticani, il generale è stato immortalato nell’affresco di Ludovico Seitz che lo ha raffigurato con una lucente borgognotta sul capo. Un esemplare simile riluce in una vetrina dell'esposizione che, come spiega il curatore della mostra e del Reparto Collezioni storiche pontificie Sandro Barbagallo, vuole ridare voce ai tanti soldati rimasti anonimi, ma che diedero la vita perché la missione del Successore di Pietro potesse essere portata avanti in piena libertà.

Ascolta l'intervista a Sandro Barbagallo

Ridare voce a soldati senza nome

“Questa mostra non è soltanto un’esposizione di antichi cimeli, ma fornisce l’occasione per ascoltare le voci mute di quei soldati senza nome, i cui volti si nascondevano sotto questi elmi. Ogni pezzo racconta una storia di fedeltà, sacrificio, disciplina e arte, offrendo al visitatore anche una riflessione profonda sul significato della difesa, della missione e dell’onore”.

Alcune armature esposte in mostra
Alcune armature esposte in mostra

Dai Cavalleggeri alle Lance Spezzate, fino alle Guardie Svizzere

È il caso anche dei Cavalieri della Guardia di Nostro Signore, le celebri “Lance Spezzate”, corpo d’élite nato nel 1555 per proteggere il Papa. Il loro nome evocava il valore sul campo, la vittoria e la gloria.  L’unico presidio militare rinascimentale ancora attivo nella difesa personale del Pontefice è quello della Guardia Svizzera. Il Corpo scelto di soldati elvetici è anche l’unico al mondo che continua ad indossare un elmo cinquecentesco: il morione crestato, simbolo sopravvissuto nei secoli ed emblema visivo e ideologico di una continuità tra passato e presente.

Italia settentrionale, Borgognotta aguzza da Guardia Papale, ultimo terzo del XVI secolo. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Collezioni Storiche
Italia settentrionale, Borgognotta aguzza da Guardia Papale, ultimo terzo del XVI secolo. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Collezioni Storiche

Pagine di storia

I cimeli in mostra narrano l’evoluzione delle armature tra leggerezza, praticità e decorazione raffinata: le incisioni che ornano alcuni esemplari esposti evocano virtù morali e guerriere coniugando estetica e fede. “Le vicende di questi manufatti – prosegue Sandro Barbagallo - collimano con eventi drammatici come il Sacco di Roma del 1527 – quando i lanzichenecchi di Carlo V devastarono la città – e con lo sforzo bellico senza precedenti sostenuto durante la seconda Guerra di Castro, che vide il papato mobilitare un esercito di 20.000 uomini. Il periodo tra il Sacco di Roma e la Pace di Vestfalia del 1648 fu per la Santa Sede un crocevia tra l’idealismo della missione cristiana e la necessità della difesa politica. Proprio in questi anni, l’elmo raggiunse la sua massima espressione tecnica e simbolica”.

Il ritratto di Francesco II Colonna di Girolamo Siciolante (1561)
Il ritratto di Francesco II Colonna di Girolamo Siciolante (1561)

Pittura e ceramiche

Oltre alle armature l’esposizione presenta un quadro proveniente dal Palazzo Barberini di Castel Gandolfo: è il ritratto di Francesco II Colonna, figlio di Stefano IV Colonna, che si era distinto nella difesa di Clemente VII durante il sacco di Roma del 1527, di cui fra due anni si celebrerà il cinquecentenario. Nella stessa sala i visitatori potranno ammirare, direttamente dai Musei Vaticani, alcuni piatti della Collezione Carpegna decorati con scene di battaglia. Si tratta di un ritorno nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo dove ne è storicamente attestata la presenza nel 1743.

Le ceramiche esposte in mostra
Le ceramiche esposte in mostra

L’arazzo di Raffaello

Un richiamo al tema della mostra è offerto anche da un grande capolavoro allestito in questo periodo nella Sala dei Papi del Palazzo Papale. Si tratta di uno dei dieci celebri arazzi disegnati da Raffaello, dedicati agli Atti degli Apostoli ed eseguiti dalla bottega fiamminga di Pieter Van Aelst per la parte inferiore delle pareti della Cappella Sistina: La conversione di Saulo.

L'arazzo di Raffaello con la Conversione di Saulo
L'arazzo di Raffaello con la Conversione di Saulo

“Abbiamo cercato di trovare un legame tra il tema della mostra e l'arazzo di Raffaello. Quando cade folgorato sulla via di Damasco, Saulo ha un elmo”, spiega il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, sottolineando anche la crescita dei visitatori a Castel Gandolfo, “favorita sicuramente dall’apprezzamento del nostro amato Leone XIV per questo luogo”.

Ascolta l'intervista a Barbara Jatta

Verso un’esposizione permanente di armature ai Musei Vaticani

Il Direttore delle collezioni pontificie anticipa a Vatican News anche un progetto al quale si sta lavorando nei Musei del Papa: l’apertura nella Sala dei Chiaroscuri di un’esposizione permanente dedicata alle armature e ai cimeli delle collezioni storiche. “Queste opere”, specifica Sandro Barbagallo, “erano già state sistemate nel 1639 in un'armeria da Papa Urbano VIII Barberini, poi nuovamente ricollocate, sempre all'interno del Palazzo Apostolico Vaticano, da Ludovico Seitz, sotto Papa Leone XIII, nella Sala dei Pontefici dell'Appartamento Borgia. Successivamente, quando negli ambienti dell’Appartamento Borgia fu allestita la Collezione d’arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani, questi cimeli finirono nei depositi e non sono più stati esposti”.

Le armature esposte in mostra
Le armature esposte in mostra

“Sono oggetti che raccontano una storia legata più alla difesa che all’attacco”, precisa Barbara Jatta: “La speranza è che la difesa e non l'attacco siano la cifra del mondo di oggi”.

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20 ottobre 2025, 13:02