William T. Vollmann, tra gli scarti del mondo a “colloquio” con la “Dilexi te"
di William T. Vollmann
«I discepoli di Gesù criticarono la donna che aveva versato sul suo capo un olio profumato molto prezioso (...). Quella donna aveva [però] compreso che Gesù era il Messia umile e sofferente su cui riversare il suo amore: che consolazione quell’unguento sul capo che da lì a qualche giorno sarebbe stato tormentato dalle spine! (...) Nessun gesto di affetto, neanche il più piccolo, sarà dimenticato, specialmente se rivolto a chi è nel dolore, nella solitudine, nel bisogno, com’era il Signore in quell’ora» (Dilexi te, n. 4; Mt 26, 8-9, 11).
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Immaginare la crocefissione veramente, in modo verosimile, significa essere non solo ferito dal dolore, ma anche oppresso dalla repulsione. Lo scherno di coloro per i quali questa atrocità era un intrattenimento, le mosche che si posano sul volto di Cristo e strisciano nella ferita sul suo costato, il fetore del Golgota e i teschi sotto i piedi rendono l’idea. E dal momento che la povertà può essere una sorta di crocefissione, e poiché racconterò, da uomo ricco, nella maniera più accurata possibile ciò che ho visto di tutto questo, quanto seguirà conterrà orribili dettagli, per i quali chiedo comprensione. Quando qualcuno viene torturato con una corona di spine, come potrei servire il bene sorvolando sul fatto che sanguina?
Possiedo un edificio in un grande parcheggio, in un quartiere povero di Sacramento, in California. La mia città, con la sua meravigliosa compassione, ha reso illegale per noi dormire nei nostri cortili per più di una notte (1). Lo scopo evidente è di impedire ai senzatetto di stabilirsi da qualche parte. Anche se le loro difficoltà non possono essere paragonate a quelle, per esempio, degli ucraini che schivano droni assassini, essere buttati fuori dalla propria tenda sotto la pioggia può essere letale, specialmente quando il proprio sacco a pelo e tutto il resto viene confiscato. Nel 2022, l’anno più recente per il quale sono riuscito a trovare dati, nella zona di Sacramento sono morti 203 senzatetto. Più della metà è deceduta all’aperto (2). Nessuno sa dire quanti sono morti in modo specifico per assideramento. Citando le parole di un amico esperto, «ci sono cinque gradi; quando una persona muore per strada e il medico legale le trova dell’alcol nel sangue, chi può decidere che cosa dovrebbe essere scritto sul certificato di morte?» (3). Quello che i certificati di morte dicono, è che nella prima metà del 2022 (4) il 48,7 per cento delle volte ad alimentare il cimitero sono state le overdose di stupefacenti. Molti miei vicini hanno espresso lieve soddisfazione per essersi liberati di quei bipedi implumi. Hanno fatto tutto da sé, vedete, o se la sono cercati, come una donna alla quale viene data la colpa di essere stata stuprata perché indossava una minigonna; scommetto che i soldati romani dispiegati sul Golgota abbiano espresso opinioni simili su un certo «Re dei Giudei», che avrebbe potuto benissimo starsene buono. Quanto al 51,3 per cento assassinato o morto per ipotermia o malattie cardiovascolari, attira più simpatie post-mortem (che fortuna!), ma non troppe, dato che è sconveniente includere i senzatetto nella nostra famiglia umana.
Li disprezziamo perché mendicano, puzzano o abbandonano rifiuti, escrementi, mobili, documenti legali sparsi. Chiedono l’elemosina perché hanno fame o perché la moglie malata potrebbe stare meglio nella stanza di un motel, o perché sono dipendenti dalla “medicina di strada”, che rende meno spaventoso sdraiarsi dietro a un bidone dell’immondizia, magari per essere cacciati via o aggrediti nel sonno. Hanno un cattivo odore perché a quelli come loro le docce non vengono mai garantite e perché, quando gli si offre la rara occasione di lavarsi, hanno paura di depositare i loro beni dove non possono vederli. Producono montagne di immondizia perché non dispongono del servizio di raccolta dei rifiuti che le persone più ricche comprano, perché vivono di cibo spazzatura, che arriva avvolto nella plastica e viene portato via in buste di plastica, e perché i gabinetti sono disponibili quanto le docce. Il mio amico William (del quale non ho più notizie dal 2022, e che, dato che eravamo molto uniti e soffriva di cirrosi, presumo sia morto) una volta mi ha raccontato di quando all’inizio, appena diventato un senzatetto, gli era venuta la dissenteria. Alla fine, troppo tardi e senza un paio di pantaloni di riserva, ha trovato una struttura con bagni aperti e si è seduto in uno mentre i membri di una gang lo sbeffeggiavano. Naturalmente, una persona che puzza e che si trascina dietro ovunque un grosso zaino di beni di prima necessità puzzolenti riceve poche offerte di lavoro, ed è proprio per questa sua supposta pigrizia che le persone abbienti la guardano dall’alto in basso. Quando giro svogliatamente nel mio parcheggio, coprendo i graffiti con la pittura o rimuovendo sacchi di escrementi infestati da parassiti, spesso qualcuno mi chiede: «Per favore, signore; posso fare qualcosa». Quando posso, do loro cinque dollari o anche venti per strappare le erbacce dal marciapiedi, di modo che la città non mi multi. In autunno raccogliamo insieme le foglie, uno con lo spazzolone, l’altro con il rastrello; non distolgo lo sguardo dal rastrello troppo a lungo, perché se me lo rubano devo fare una lunga camminata fino al ferramenta. In realtà la maggior parte di questi uomini fa un lavoro onesto e accurato. Sperano che li assuma di nuovo... (clicca qui per leggere il testo integrale)
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