L'intervento dell'arcivescovo Caccia all'Onu sulle operazioni di peacekeeping L'intervento dell'arcivescovo Caccia all'Onu sulle operazioni di peacekeeping

La Santa Sede all'Onu: mantenere la pace è una responsabilità condivisa

L'osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite interviene sulle operazioni di peacekeeping per ribadire che siano al servizio della protezione dei civili. Preoccupazione per il numero crescente di attacchi contro i peacekeeper dell’Onu: “Ogni vita persa è un ricordo crudele dei rischi che corre chi serve sul campo e dell'obbligo comune di garantirne la sicurezza”

Vatican News

Le operazioni di mantenimento della pace siano in grado di “proteggere i civili” e parte integrante delle strategie politiche, umanitarie e di sviluppo. Mantenere la pace è una responsabilità condivisa e i garanti della sua salvaguardia devono poter contare sulle “risorse necessarie per affrontare le sfide che si presentano”. L’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di New York, ribadisce la posizione del Vaticano in occasione, ieri 11 novembre, della IV Commissione sulle operazioni di peacekeeping.

La preoccupazione della Santa Sede

Il numero crescente di attacchi contro i peacekeeper dell’Onu “è motivo di grande preoccupazione” e “ogni vita persa è un ricordo crudele dei rischi che coloro che servono sul campo corrono e dell'obbligo condiviso di garantire la loro sicurezza”. Di qui quindi il tributo della Santa Sede a tutti gli operatori di pace, “in particolare a coloro che per servirla hanno perso la vita”.

La responsabilità di mantenere la pace

Le operazioni di peacekeeping, sottolinea l’arcivescovo, “continuano a incarnare l'impegno della comunità internazionale a proteggere i più vulnerabili e a sostenere le comunità che escono da un conflitto”. Tali azioni servono a ricordare che “la ricerca della pace è una responsabilità condivisa” e che “il suo impatto positivo sulla stabilizzazione di contesti fragili, sulla protezione dei civili e sulla facilitazione delle transizioni politiche, è innegabile e merita un rinnovato sostegno”.

Monsignor Gabriele Caccia
Monsignor Gabriele Caccia

I rischi per la vita di peacekeeper e civili

Successi e fallimenti hanno caratterizzato nel tempo le azioni legate al mantenimento della pace. Nonostante i progressi compiuti, “le missioni di oggi operano in circostanze di complessità senza precedenti”, è la precisazione di Caccia, per il quale “la diffusione di informazioni errate e di disinformazione, le minacce regionali e transnazionali e la presenza sempre più diffusa di attori non statali armati stanno trasformando gli ambienti in cui operano i peacekeeper”, la cui vita, così come quella dei civili, è messa a rischio anche, “dall’uso crescente di tecnologie emergenti” anche in questo caso “da parte di attori non statali”.

L’appello del Papa

In conclusione, l’arcivescovo ricorda l’appello di Leone XIV alla diplomazia per “silenziare le armi” e alle nazioni per tracciare “i loro futuri con opere di pace, non con violenza e conflitti insanguinati", un potente richiamo che, è la speranza di Caccia, possa ispirare l’umanità a rafforzare il proprio “impegno per la diplomazia e la cooperazione multilaterale, e a proteggere ogni vita umana, affinché la pace possa mettere radici e durare”.

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12 novembre 2025, 12:16