Il regista Roberto Andò ©Andrea Ruffin Il regista Roberto Andò ©Andrea Ruffin

Leone XIV con i cineasti, Roberto Andò: "I film raccontano la società"

Il regista, che sarà presente sabato prossimo all'incontro del Pontefice con gli artisti del mondo del Cinema, racconta l'attesa di questo momento di scambio e riflette sul ruolo della settima arte nella nostra epoca

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

La creatività artistica e la missione della Chiesa hanno un legame forte e antico. Papa Leone XIV riprende questo dialogo mai interrotto, declinandolo in un'udienza con il mondo del Cinema, promossa dal Dicastero per la cultura e l'educazione in collaborazione con il Dicastero per la comunicazione e i Musei Vaticani. "Nella Chiesa c'è uno sguardo molto importante e originale che - osserva il regista Roberto Andò,  presente il prossimo 15 novembre - mette in rilievo il compito delegato dalla società all'arte, anche nel gesto dell'artista, nel suo essere scomodo". Il cineasta ha già partecipato, nel 2023, a un incontro con Papa Francesco: "Vado con quella stessa aspettativa di stabilire un dialogo, con franchezza, con uno stesso desiderio spirituale di uscire dai limiti entro i quali spesso si parla di Cinema". 

Ascolta l'intervista a Roberto Andò

Cadere e rinascere 

In una breve nota video, Papa Leone XIV ha menzionato quattro film cui si sente particolarmente legato: La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra, Tutti insieme appassionatamente (1965) di Robert Wise, Gente Comune (1980) di Robert Redford, La vita è bella (1997) di Roberto Benigni. "Se si traccia una linea comune tra queste pellicole - commenta Roberto Andò -, emerge forse l'idea di un Cinema come luogo in cui vivere emotivamente storie che ci parlano di questa continua caduta e rinascita dell'essere umano". 

Un racconto della fragilità   

Nell'esortazione apostolica Dilexi te di Leone XIV emerge l'attenzione della Chiesa per gli ultimi, perché "Dio si mostra sollecito verso le necessità dei poveri". In questo senso possiamo trovare dei punti di contatto con la settima arte.  Per Andò, infatti, anche il Cinema ha sempre avuto la vocazione a farsi parte di un discorso sociale: "Popoli interi rischiano oggi di vivere il senso di perdita della dignità, perché vengono da zone del mondo che rappresentano un dislivello. Credo che il Cinema debba dare un contributo in questo senso e che sia sempre stato legato all'idea di rappresentare chi non ce la fa, chi rischia continuamente di cadere nel gorgo della società".

L'attore Toni Servillo in una scena del film di Roberto Andò "Le confessioni"
L'attore Toni Servillo in una scena del film di Roberto Andò "Le confessioni"

La rappresentazione del sacro

Per il regista il sacro si esprime in vari modi. Un recente spettacolo teatrale da lui diretto, Sarabanda, tratto da un film di Ingmar Bergman, ha al centro la disperazione e l'angoscia umana: "Ma questi sentimenti in fondo cosa sono se non il modo in cui si manifesta qualcosa che abbiamo perduto, cioè il sacro?". E in uno dei film più noti di Roberto Andò, Le confessioni, Toni Servillo interpreta la figura di un monaco certosino, militante della fede più pura, ospite durante una riunione di un G8 economico. Anche in questo caso il sacro ha un ruolo fondamentale: "Accanto a quell'universo dell'economia, all'onnipotenza di un certo mondo politico che sovrasta e sovrintende ai destini del mondo, un monaco silenzioso cerca di agire, con un suo metodo, con un certo scarto dalla vita comune. È una favola, una parabola per suscitare delle idee in un tempo in cui domina un certo tipo di economia dedita quasi esclusivamente al mantenimento della ricchezza, non alla sua condivisione con chi non ha i mezzi". 

Roberto Andò all'udienza di Papa Francesco con gli artisti nel 2023
Roberto Andò all'udienza di Papa Francesco con gli artisti nel 2023

L'orizzonte della pace

"Oggi il Cinema è certamente più marginale rispetto a quando Chaplin realizzò Il grande dittatore", osserva Andò, ricordando un'epoca in cui quest'arte aveva la capacità, spirituale più ancora che tecnica, di irradiarsi nel mondo, di farsi messaggio universale. Tuttavia, anche nella sua impossibilità, la decima musa interpreta lo spirito dei tempi:"Il Cinema vive la stessa impotenza della politica, che non è più in grado di garantire l'orizzonte di pace e ha fatto strage del diritto. È un'epoca di impotenza più che di possibilità, ciò non toglie che alcuni singoli film ci arrivino con la loro forza e ci tocchino individualmente, contribuendo a un'elaborazione, che poi ognuno fa nella propria mente e nella propria coscienza". L'auspicio è che dal dialogo con Papa Leone XIV il mondo del Cinema possa trovare spunti e nuovi percorsi. Chiosa Roberto Andò: "Con i miei dubbi e i miei vuoti, anche drammatici, non ho mai perso la fede. Vado a questo incontro con la massima disponibilità. Sarà un primo modo per conoscere questo nostro nuovo Papa, per sentire la sua voce, sapere cosa ci chieda e cosa veda nel nostro lavoro".

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14 novembre 2025, 10:10