Restarting the Economy: il diritto della Terra al riposo
di Federica Ammaturo
C’è un giorno per produrre ed uno per riposare. A partire da Genesi 1, il riposo nella Bibbia è spesso declinato come l’apice di un percorso di salvezza e pienezza di vita, un luogo in cui rigenerarsi e trovare pace. Se il riposo è un luogo, potremmo chiederci: dove troviamo riposo su questa terra? Lasciamo alla Terra la possibilità di rigenerarsi e rigenerare?
“Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate” (Levitico 25, 11).
Quella che sembra la richiesta di un sacrificio, rinunciare al raccolto della propria terra, lasciare che sia incolta e abbandonata, in fondo non lo è. Dio cambia radicalmente la nostra prospettiva sul Creato, mostrandoci quanto l’uomo sia parte di esso e per questo abbia una responsabilità nei confronti della Terra e di tutte le sue creature.
Il giubileo ci dà l'occasione di fare un passo indietro rispetto al nostro modo di “gestire la nostra casa”, le nostre risorse, di fare economia. Questo passo, pur confliggendo con le regole economiche e lo stile di vita delle nostre società, si rivela un avanzare verso un’idea di mondo in cui siamo prima di tutto chiamati a riconoscere la nostra casa, la Terra, come luogo generativo, di speranza e di senso, in una dimensione ecologica.
La terra non è risorsa da cui estrarre in maniera incondizionata, né oggetto al nostro servizio, ma un organismo che vive, si nutre, si trasforma insieme a noi.
Come puó cambiare il nostro modo di fare economia alla luce di questa consapevolezza?
Proviamo a declinare il riposo in una dimensione economica ed ecologica, e lasciamo che guidi le nostre azioni individuali e imprese collettive.
Rigenerare i suoli, le acque, l’aria
Pensiamo al riposo come al meccanismo per favorire la rigenerazione cellulare che avviene nel nostro corpo, e lasciamo che anche la terra possa farlo, non solo valorizzando pratiche tradizionali come lasciare i terreni a maggese, la rotazione delle colture o il riposo dei pascoli, ma ripensando in ottica rigenerativa al modo di coltivare e di produrre. Piuttosto che nasconderci dietro certificazioni e slogan, lavoriamo per diversificare le colture, ridurre drasticamente l’uso di sostanze inquinanti, pensare a cicli produttivi virtuosi che coinvolgano le risorse naturali anziché depredarle. Dalle pratiche di agricoltura rigenerativa, alla permeabilizzazione dei suoli urbani, alle reti di trasporti sostenibili: imparare a fare diversamente o a non fare, per permettere alla Terra di rigenerarsi.
Rallentare la produzione e ridurre i consumi
Immaginiamo un paesaggio naturale devastato da cumuli di rifiuti. In questa immagine di accumulo e spreco, di inquinamento e fallimento dell’uomo nel suo dono piú grande, quello di creare, possiamo vedere la chiave per un cambiamento necessario. Riposare è rallentare la produzione e ridurre il consumo di oggetti che sfruttano risorse preziose per farne rifiuto, che a sua volta viola la sacralità e la purezza della Terra inquinandola e rendendola inospitale per tutte le creature. Concepiamo allora deceleratori di impresa e spazi di condivisione dei beni come standard nelle nostre società.
Ricaricare le energie
La Terra dona senza misura, e spesso non siamo capaci di accogliere e far fiorire questa abbondanza. Allo stesso tempo, possiamo misurare diversamente il nostro bisogno di energie che sfruttano le risorse non rinnovabili come quelle fossili, o l’acqua. Mossi dalla sobrietá, possiamo non solo ridurre i consumi non necessari, prestando anche attenzione al modo in cui usiamo le tecnologie ad alto consumo di risorse, ma concepire nuovi modi di ricaricare la Terra immagazzinando e non disperdendo le energie disponibili. Pensiamo a quanta acqua viene dispersa a causa di infrastrutture umane poco efficienti e pensate per un uso indiscriminato, continuo e individualistico di questa risorsa.
Riflettere nelle nostre comunitá e ricomporre le ferite
Un anno giubilare di riposo per la Terra, segna anche una pausa per l’uomo dall’eccesso di lavoro e produttivitá, come anche dall’esasperazione del fare e dell’avere. È un invito a prenderci del tempo per riflettere su come abitiamo il mondo e su come trovare soluzioni comuni, condivise e umane. Tra queste, la Parola ci ispira ad un uso collettivo dei beni comuni, che può essere volano per ricomporre ferite sociali legate alle disuguaglianze nell’accesso alla Terra e al cibo.
“Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo, servirà di nutrimento a te, al tuo servo, alla tua serva, al tuo operaio e al tuo forestiero che stanno da te” (Levitico 25, 6). Quella che riposa non è una Terra sterile e arida, ma un luogo fertile, di rinascita e trasformazione
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