Ritratto di padre Pino Puglisi raccontato dalla famiglia
Fabio Colagrande e Claudia Valenti – Città del Vaticano
Il libro viene pubblicato dalle Edizioni San Paolo e ha una prefazione di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo metropolita di Palermo, e una postfazione di Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro Ets. Parte dei proventi della vendita del libro verrà devoluta per la costruzione di un asilo nido a Brancaccio, ultimo sogno del Beato Giuseppe Puglisi.
La figura di padre Puglisi
Padre Puglisi era una figura eclettica, molto sfaccettata, che aveva ricevuto degli incarichi importanti poiché era un uomo colto e davvero preparato. “Non era però un sacerdote famoso” sottolinea a Vatican News Fulvio Scaglione, giornalista e autore del libro su Puglisi, “non ha mai cercato la ribalta neanche a livello di chiesa locale. Lui diceva che si occupava di insegnare ai ragazzi a chiedere per favore: voleva mostrare loro che esisteva un altro modo di vivere rispetto a quello in cui erano immersi in quel momento”.
Un racconto familiare
Tante cose sono state scritte su Puglisi, ma nessuno lo ha mai raccontato con gli occhi dei suoi familiari. “La famiglia Puglisi – racconta Scaglione - si è sempre tenuta con enorme discrezione ai margini del fenomeno mediatico che seguì l’assassinio di padre Pino. Io invece ho creduto che la loro voce fosse importante, perché è vero che i santi ricevono una vocazione, ma hanno comunque una famiglia, una formazione e un ambiente in cui crescono e con cui interagiscono”. Per la prima volta, quindi, in questo libro, i familiari di Puglisi ne tracciano un ritratto sorprendente, che parte dalla giovinezza, dalla vocazione, dall’impegno con i ragazzi e passa a descrivere la partecipazione alle cause sociali, il rapporto dialettico con le istituzioni, la fondazione del Centro di Accoglienza Padre Nostro e la fine violenta.
Puglisi: martire della mafia
Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56esimo compleanno, Puglisi venne ucciso dalla mafia in Piazzale Anita Garibaldi, a Palermo. “Lui non faceva il prete antimafia – sottolinea Scaglione – era naturalmente antimafia perché faceva il sacerdote seguendo esclusivamente il dettato del Vangelo, quindi era evidentemente contrario alla mafia. Ma non in una maniera politicizzata, bensì antropologica ed esistenziale”.
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