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Christus vivit, i ribelli del “provvisorio”

A un anno dal Sinodo sui giovani, ragazzi e ragazze dal mondo si confrontano con la "Christus vivit", l'Esortazione apostolica di Papa Francesco. Lorenzo e Claudia, innamoratisi a una Gmg e oggi sposi e quasi genitori, raccontano: crediamo in un “amore che si costruisce oggi più di ieri e meno di domani”. Loro sono due dei “rivoluzionari” di cui scrive Papa Francesco nella sua lettera. Una coppia che crede in un “per sempre” costruito sulla fede condivisa e il ricominciare insieme

“Christus vivit”

(par. 259-267)

L’amore e la famiglia

259. I giovani sentono fortemente la chiamata all’amore e sognano di incontrare la persona giusta con cui formare una famiglia e costruire una vita insieme. Senza dubbio è una vocazione che Dio stesso propone attraverso i sentimenti, i desideri, i sogni. Su questo tema mi sono soffermato a lungo nell’Esortazione Amoris laetitia e invito tutti i giovani a leggere in particolare i capitoli 4 e 5.

260. Mi piace pensare che «due cristiani che si sposano hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, si può partire sicuri, non si ha paura di nulla, si può affrontare tutto, insieme!».[142]

261. In questo contesto, ricordo che Dio ci ha creati sessuati. Egli stesso «ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature».[143] All’interno della vocazione al matrimonio, dobbiamo riconoscere ed essere grati per il fatto che «la sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà. Ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione, è l’amore appassionato. Il vero amore è appassionato. L’amore fra un uomo e una donna, quando è appassionato, ti porta a dare la vita per sempre. Sempre. E a darla con il corpo e l’anima».[144]

262. Il Sinodo ha sottolineato che «la famiglia continua a rappresentare il principale punto di riferimento per i giovani. I figli apprezzano l’amore e la cura da parte dei genitori, hanno a cuore i legami familiari e sperano di riuscire a formare a loro volta una famiglia. Indubbiamente l’aumento di separazioni, divorzi, seconde unioni e famiglie monoparentali può causare nei giovani grandi sofferenze e crisi d’identità. Talora devono farsi carico di responsabilità che non sono proporzionate alla loro età e li costringono a divenire adulti prima del tempo. I nonni offrono spesso un contributo decisivo nell’affetto e nell’educazione religiosa: con la loro saggezza sono un anello decisivo nel rapporto tra le generazioni».[145]

263. Queste difficoltà incontrate nella famiglia di origine portano certamente molti giovani a chiedersi se vale la pena formare una nuova famiglia, essere fedeli, essere generosi. Voglio dirvi di sì, che vale la pena scommettere sulla famiglia e che in essa troverete gli stimoli migliori per maturare e le gioie più belle da condividere. Non lasciate che vi rubino la possibilità di amare sul serio. Non fatevi ingannare da coloro che propongono una vita di sregolatezza individualistica che finisce per portare all’isolamento e alla peggiore solitudine.

264. Oggi regna una cultura del provvisorio che è un’illusione. Credere che nulla può essere definitivo è un inganno e una menzogna. Molte volte «c’è chi dice che oggi il matrimonio è “fuori moda”. [...] Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive. […] Io, invece, vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente».[146] Io invece ho fiducia in voi, per questo vi incoraggio a scegliere il matrimonio.

265. Al matrimonio bisogna prepararsi, e questo richiede di educare sé stessi, di sviluppare le migliori virtù, specialmente l’amore, la pazienza, la capacità di dialogo e di servizio. Implica anche educare la propria sessualità, in modo che sia sempre meno uno strumento per usare gli altri e sempre più una capacità di donarsi pienamente a una persona in modo esclusivo e generoso.

266. I Vescovi della Colombia ci hanno insegnato che «Cristo sa che gli sposi non sono perfetti e che hanno bisogno di superare la loro debolezza e incostanza perché il loro amore possa crescere e durare nel tempo. Per questo, concede ai coniugi la sua grazia che è, allo stesso tempo, luce e forza che permette loro di realizzare il loro progetto di vita matrimoniale in conformità con il piano di Dio».[147]

267. Per coloro che non sono chiamati al matrimonio o alla vita consacrata, occorre ricordare sempre che la prima e più importante vocazione è la vocazione battesimale. Le persone non sposate, anche non per scelta, possono diventare in modo particolare testimoni di tale vocazione nel loro cammino di crescita personale.

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07 novembre 2019, 12:00