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Immagine dell'incendio a Roma Immagine dell'incendio a Roma  

Rogo a Roma, parroci: siamo esasperati per l'inerzia di anni

Ai nostri microfoni don Stefano Cascio e don Maurizio Mirilli che rinnovano l'appello affinché le istituzioni si facciano carico della cura della città. L'invocazione comune è a soluzioni che vadano al di là di interventi tampone. Non è una questione di partito - affermano - bisogna darsi da fare, e bisogna che vengano fuori le responsabilità

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Dopo una notte di lavoro delle squadre dei vigili del fuoco è generalmente sotto controllo l'incendio che si è sviluppato ieri pomeriggio a Roma nelle attività di autodemolizione e nella vegetazione tra via Togliatti, via Casilina, via dei Romanisti, via Fadda, nella zona di Centocelle. Sono 50 i vigili del fuoco che stanno ancora operando, 20 gli automezzi impiegati, anche il mezzo speciale Dragon fatto arrivare dall'aeroporto di Fiumicino. Continua l'opera di smassamento, bonifica e raffreddamento dei materiali stoccati nelle attività di autodemolizioni, anche con l'impiego di escavatori. Abbiamo sentito un paio di parroci di zona.

"Sembra strano dirlo, da parroco, ma il sentimento che ho è la rabbia", confessa don Stefano Cascio, della parrocchia San Bonaventura da Bagnoregio, vicina al luogo dove è divampato il rogo.

Ascolta l'intervista con don Stefano Cascio

Parla a chiare lettere della rabbia che in tanti sentono nel quartiere a fronte di una rete territoriale con associazioni e comitati impegnati da anni per cercare di migliorare le cose. "Un anno e mezzo fa abbiamo anche raccolto delle firme per chiedere che ci si muova sul problema degli autodemolitori in quello che è un parco archeologico. Stiamo lottando perché nel parco dove vogliono costruire rimanga qualcosa di verde. Ma c’è la rabbia davanti all’inerzia della politica", denuncia.

Il risultato di anni di inerzia della politica

E aggiunge: "Tutti si rimandano la palla e nessuno prende le proprie responsabilità e questo è molto grave. Spero che adesso la politica si renda conto che questo è ciò che succede quando non si fa niente". Avverte: "Qualcuno ha delle responsabilità e deve uscire fuori. Non solo chi ha appiccato il fuoco ma tutti coloro che hanno reso possibile un contesto esplosivo. Questa non è un’area idonea ad avere degli autodemolitori", ripete. "Come parroco mi sento responsabile di una comunità che vive su un territorio. Vediamo un blocco che non è un problema di destra o di sinistra. Sono anni di inerzia e a volte verrebbe da dire che Roma avrebbe bisogno di dieci anni di commissariamento perché non sappiamo più come uscirne".

Intervenire in maniera strutturale

Di situazione di "degrado evidente ormai da tantissimi anni" parla don Maurizio Mirilli, parroco al Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi, zona di confine con quella interessata dal rogo. Da tempo registra un diffuso "malcontento, una insoddisfazione che cresce sempre di più da parte della gente". Usa la parola esasperazione: "E’ molto facile che possa scoppiare un incendio quando il verde non è curato e in momenti di siccità".

Ascolta l'intervista con don Maurizio Mirilli

"Bisogna assolutamente intervenire in maniera strutturale per quanto riguarda la manutenzione ordinaria prima che straordinaria", lamenta don Mirilli. "Se pensiamo, per esempio, al verde attorno alla mia parrocchia, ci sono alberi che non sono potati da quasi dieci anni e che ovviamente con questo caldo facilmente è intuibile, in condizioni di siccità, che possano incendiarsi. Il degrado è sotto gli occhi di tutti e anche come comunità cristiana da tempo chiediamo un intervento da parte delle istituzioni perché si facciano carico di questi problemi. Non è lo straordinario che ci interessa - scandisce - qui è l’ordinario che va curato come si deve".

Manca un autentico intervento delle istituzioni sul degrado

Mentre si indaga sulla natura dell'incendio, don Mirilli prosegue: "Doloso o meno è facile che l’incendio si inneschi" in queste condizioni. Il parroco invoca che si intervenga con urgenza perché è tanta "la rabbia della gente nei confronti delle istituzioni". E precisa: "Non verso questa amministrazione. Io qualche volta quando parlo con quelli che sono al Municipio in questo momento, dico sempre: non è questione di partito, io mi rivolgo alle istituzioni che devono rispondere. Non mi interessa che le responsabilità siano di adesso o del passato". Poi l'affondo: "Vediamo che ancora non c’è nessun vero, autentico intervento, se non di natura straordinaria. Bisogna lavorare su questo. Non ci sono fondi? Benissimo, allora bisogna battere i pugni nei confronti del governo per chiedere fondi. Non ci sono mezzi? Non ci sono persone? Allora bisogna chiedere che vengano assunte delle persone. Bisogna muoversi. Serve una amministrazione straordinaria? Non lo so quello che serve però sta di fatto che bisogna darsi da fare".

Quattro roghi in un mese nella capitale

Per la quarta volta nel giro di nemmeno un mese Roma è stata colpita da un grosso incendio. Una sequenza di eventi su cui continua ad aleggiare l'ombra del dolo, evocata dal sindaco già in occasione del rogo al Parco del Pineto a inizio luglio. Ad alimentare il rogo il forte vento che ha soffiato sulla città e che ha ostacolato il lavoro dei vigili del fuoco. Mentre la procura attende l'informativa delle forze dell'ordine intervenuti per l'apertura di un fascicolo, la politica si interroga sulla catena di roghi cominciati il 15 giugno nell'ex megadiscarica di Malagrotta, che ha aggravato la già drammatica emergenza rifiuti nella capitale.

Ultimo aggiornamento ore 11.40

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10 luglio 2022, 10:09