Gli Ulma presto beati, il postulatore: "Una famiglia martire per amore"
Ilaria Sambucci – Città del Vaticano
Per la prima volta nella storia della Chiesa sarà beatificata un’intera famiglia: gli Ulma. Polacchi, conosciuti come “i samaritani di Markowa” perché mossi dal comandamento dell’amore e dall’esempio del buon samaritano, furono massacrati dai nazisti per aver dato rifugio a otto ebrei durante la Seconda Guerra mondiale. Un esempio di coraggio, fede e soprattutto amore verso il prossimo; una carità che non conosce confini, capace di scuotere anche i cuori più duri, dice Don Witold Burda, postulatore della Causa di beatificazione e sacerdote dell'Arcidiocesi di Przemyśl del Latini a Radio Vaticana – Vatican News.
Il battesimo di sangue
Wiktoria durante la trucidazione era incinta, pare fosse addirittura agli ultimi mesi di gravidanza, secondo quanto riferito da un testimone che, deponendo il corpo della donna in una bara, intravide dal suo utero la testa e il seno del bambino. Per il piccolo nel grembo materno ci fu il battesimo di sangue. “La Chiesa è piena di argomenti teologici che ci hanno aiutato, per dimostrare ai teologi del Dicastero delle Cause dei Santi, che, anche quel bimbo non nato, senza battesimo né nome, può essere considerato martire per la fede di Cristo”, afferma don Burda, il quale ricorda anche il martirio dei Santi Innocenti, ovvero i bambini che furono uccisi a Betlemme per volere del Re Erode. Un martirio che prosegue ancora oggi, con tanti bambini soprattutto non nati scartati dall’uomo. Dell’amore per la vita, Wiktoria e Józef Ulma si sono nutriti ed è stato anche nutrimento per i loro figli, ma soprattutto l’amore l’hanno dato al prossimo, accogliendo nella loro casa otto ebrei durante la Seconda Guerra mondiale, pur sapendo che aiutandoli avrebbero messo in pericolo la loro vita.
L’educazione religiosa
In nove anni di matirmonio Józef e Wiktoria ebbero sei figli che “educarono saggiamente in uno spirito di fede e amore”, dichiara il postulatore, “una quotidiana fedeltà ai due più grandi comandamenti: quello dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo”. L’unione della famiglia che ogni domenica partecipava alla Messa e le preghiere in casa che i due coniugi quotidianamente recitavano insieme ai figli ci ricorda l’importanza dell’educazione che riceviamo. ”Tutto inizia in famiglia: si comincia con la vita, si prosegue con l’istruzione”, continua il sacerdote. Negli Ulma, spiega, era forte anche l’amore per la patria e per la terra. Entrambi, infatti, erano originari di Markowa, un villaggio dove all’epoca si prediligeva il lavoro nelle campagne. Questo li ha portati ad avere un grande rispetto per la terra intesa anche come base per la nostra vita.
La devozione in Polonia
“Già le prime ore dopo la fucilazione dei servi di Dio, questa morte era considerata dal popolo come un martirio”. La gente che raccontava questa tragica vicenda ne parlava con “grande stima e rispetto” e sin da subito è partita questa fama spontanea. “Diversi anni fa un amico di Józef si era ammalato e recandosi alla tomba degli Ulma chiese la loro intercessione affinché guarisse”. Una grazia che poi è avvenuta e che l’uomo è convinto di aver ricevuto attraverso l’intercessione del "caro Józef". Da allora la storia e la devozione alla famiglia Ulma continua a crescere non solo in Polonia ma in tutto il mondo. Nel 2016, infatti, a Markowa è stato inaugurato un museo dedicato ai polacchi che salvarono gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. “Questo fu intitolato alla famiglia Ulma e nei primi tre anni è stato visitato da circa 50 mila persone”, inoltre sono tanti pellegrini che ogni anno si fermano ad onorare la loro tomba, questo perché loro rappresentano per tanti fedeli “un modello di coniugi amorevoli che hanno costruito la loro vita insieme su solide basi di fede.” La loro fedeltà quotidiana al comandamento dell'amore verso Dio e il prossimo è ciò che contraddistingue la storia dei Samaritani di Markowa. ”Invito tutte coppie e le famiglie a invocare l’intercessione degli Ulma - conclude il postulatore - perché, come i servi di Dio, possano anch’esse seguire la strada dell’amore, basando il loro cammino sulla fede e sulla reale presenza di Cristo nella loro vita”.
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