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I problemi della sanità africana in un incontro organizzato da Medici con l'Africa - Cuamm I problemi della sanità africana in un incontro organizzato da Medici con l'Africa - Cuamm

Africa, il ruolo delle congregazioni religiose nella sanità

L’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede ha ospitato questa mattina, 20 marzo, l’evento dedicato al supporto alle comunità cattoliche nella fornitura di servizi sanitari nel continente africano. Un’occasione di incontro e approfondimento organizzato da Medici con l’Africa Cuamm per sensibilizzare sull’importanza di interventi mirati alla crescita dei Paesi a basse e medie risorse

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

Un continente in cui girano più armi che medicinali e in cui non esistono le strutture necessarie alla sopravvivenza della popolazione. In questo contesto operano le tante congregazioni religiose che si impegnano nel sostegno al popolo africano. Una riflessione sullo stato della sanità in Africa è stata il fulcro dell’evento dal titolo "Supporto alle congregazioni religiose nella fornitura di servizi sanitari in Africa", organizzato questa mattina, 20 marzo, dall'organizzazione Medici con l’Africa Cuamm all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Tanti i temi affrontati: dal ruolo delle agenzie di cooperazione per la promozione della salute in Africa, all’impegno delle fondazioni nel supporto alle congregazioni religiose, fino alle difficoltà nel garantire servizi sanitari di qualità in contesti a basse risorse.

Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm
Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm

I problemi della sanità africana

I principali problemi emersi sono tre: la mancanza di personale qualificato, la mancanza di infrastrutture adeguate e lo scarso equipaggiamento. “La Repubblica Centrafricana, per fare un esempio, ha dieci pediatri in tutto il suo territorio; l’Etiopia, un Paese di 120 milioni di abitanti, ha 50 ortopedici in tutto lo Stato. Sono numeri veramente bassi”, spiega don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, secondo cui le difficoltà maggiori riguardano proprio il personale, ma non si fermano lì. “Gran parte delle strutture cattoliche sono quelle che noi definiamo ‘l’ultimo miglio’ del sistema sanitario - continua - sono strutture che deperiscono rapidamente, difficili da mantenere e che, di conseguenza, hanno bisogno di un rinnovamento. La terza grande sfida, poi, riguarda l’equipaggiamento: anche questo è difficile da riparare e deperisce velocemente”.

Ascolta l'intervista con don Dante Carraro

L’importanza delle congregazioni religiose

Un tema decisivo, secondo don Dante, è quello legato alla governance: “Per interagire in maniera attiva con la parte governativa serve una governance molto solida delle congregazioni. Il nostro aiuto è supportare proprio queste strutture sanitarie della Chiesa cattolica”. Le organizzazioni basate sulla fede sono importantissime per la sanità in Africa: “Rappresentano dal 30 al 70 per cento dell’aiuto sanitario che viene dato in Africa alla popolazione povera -  prosegue Carraro - si tratta una fetta importante di un servizio che è in gran parte governativo, gestito dai vari Paesi, ma è integrato e supportato dai servizi sanitari della Chiesa cattolica. Quindi un grande contributo”.

Momento di confronto durante l'evento ‘Supporto alle congregazioni religiose nella fornitura di servizi sanitari in Africa’
Momento di confronto durante l'evento ‘Supporto alle congregazioni religiose nella fornitura di servizi sanitari in Africa’

Sviluppo territoriale

A testimoniare le difficoltà delle congregazioni religiose nella gestione della sanità in Africa è, tra gli altri, suor Adou Adjua Josephine, segretaria dell’Unione dei religiosi per la coesione sociale in Costa d’Avorio. “Lavoriamo tanto con i poveri, ma le risorse sono scarse. Abbiamo pochi finanziamenti, con il Cuamm è partita la richiesta per ottenere un partenariato con lo Stato italiano”. Anche suor Josephine sottolinea il problema legato alla mancanza di professionisti: “Non abbiamo i mezzi per pagare i medici. La gente povera viene da noi perché la consultazione costa meno, ma molti non posseggono denaro. La nostra organizzazione ha la missione di curare queste persone, anche se non hanno soldi”. Fondamentale, dunque, rispondere ai bisogni delle congregazioni sul posto: “Lo sviluppo deve nascere sul territorio - afferma padre Dumisani Vilakati, coordinatore regionale per l’Africa del Dicastero dello Sviluppo umano integrale - Noi lavoriamo proprio per dare voce alle Chiese africane, affinché non vengano dimenticate. È necessario non abbassare l’attenzione sull’Africa e sostenere le realtà locali”.

Ascolta l'intervista con suor Adou Adjua Josephine

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20 marzo 2024, 14:09