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Casa Lumière, un segno di accoglienza delle donne sole e vittima di abusi Casa Lumière, un segno di accoglienza delle donne sole e vittima di abusi

Casa Lumière, la risposta dei vincenziani alle donne emarginate

Si inaugura oggi 8 marzo, a Catania, la struttura dei missionari che accoglierà donne sole, vittime di ogni tipo di violenza. Al piano inferiore della Locanda del Samaritano, che ospita persone senza fissa dimora, è un ulteriore segno di prossimità ai vulnerabili. Padre Sirica, il direttore: le povertà sono in aumento. Le donne denuncino situazioni di non amore. L'operatrice: il patriarcato mi fa paura, noi accompagniamo a 360 gradi le persone in difficoltà. Esiste un'unica umanità da curare

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Ritrovare una dignità troppe volte calpestata a causa di violenza subita, di emarginazione, sopraffazione. È l'obiettivo della Casa Femminile “Lumière”, che si inaugura oggi 8 marzo a Catania, destinata alle donne sole, vittime di ogni tipo di abuso. Situata al piano inferiore della Locanda del Samaritano, struttura di accoglienza per persone senza fissa dimora, che ad ottobre scorso si era ampliata con la caffetteria solidale “pane quotidiano”, la Casa è la risposta dei Padri missionari vincenziani alle tante richieste di aiuto da parte di donne vulnerabili.

Un aiuto ai vulnerabili, sempre più in aumento

La struttura ha tre stanze, ciascuna con quattro letti. Dotata di riscaldamento e climatizzazione e di ogni confort che possa rendere la vita di queste donne una luce ritrovata. Ne parla in questi termini il direttore padre Mario Sirica, mentre ancora sistema gli ultimi preparativi. Di proprietà delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, la casa è in comodato d’uso e grazie al finanziamento di una fondazione e all'aiuto di privati cittadini è stata ristrutturata. "La Locanda del Samaritano, insieme alla Casa Lumière, al Dormitorio S. Vincenzo de’ Paoli, al Gruppo Appartamento, è una struttura messa a disposizioni dei senzatetto - spiega il religioso - ambito dove ormai rientrano le donne vittime di violenza domestica o altra, i padri separati monoreddito che, dando il mantenimento alla propria famiglia, faticano ad andare avanti, uomini che hanno perduto il lavoro a un’età in cui è difficile trovarne un altro, giovani che per l’orientamento sessuale hanno avuto una vita difficile in famiglia senza accoglienza e cura, giovani dipendenti da droga o alcol in attesa di trovare un posto in comunità".  Padre Mario precisa che "con l’eliminazione del reddito di cittadinanza c'è stato un aumento delle povertà. L’altro giorno è venuta una coppia di sessantenni - racconta - che mi parlava delle loro difficoltà a pagare la rata del mutuo a causa dei tassi di interessi troppo alti".

Ascolta l'intervista a padre Mario Sirica

Padre Sirica: denunciare un "amore" oppressivo

La condizione delle donne costituisce l'attuale preoccupazione dei missionari vincenziani i quali, tuttavia, non perdono di vista quella che riguarda i giovani, a prescindere dal genere: "Possiamo incontrare anche giovani adottati, per esempio, che hanno fatto fatica a inserirsi nella famiglia adottiva e ancora di più giovani per i quali, alla morte dei genitori la cui pensione permetteva loro di andare avanti, diventa più complicato sbarcare il lunario", osserva ancora padre Sirica. " E poi ci sono i tanti migranti che, finiti i progetti dello Stato, si trovano per strada". Riflettendo sull'enormità dei casi di violenza di cui le donne sono vittima, padre Mario insiste che c’è patologia e che "queste persone vanno condannate ed allontanate. La violenza esercitata dall’uomo crea una sudditanza psicologica. Bisogna denunciare un amore oppressivo che non è amore. Mi è capitato di vedere donne che hanno lasciato la struttura - aggiunge - perché divorate dai sensi di colpa". 

L'affaccio della Casa Lumière, a Catania
L'affaccio della Casa Lumière, a Catania

Accompagnare le solitudini

Di necessità di accompagnamento parla Serena Anastasi, che lavora come operatrice alla Locanda del Samaritano da quattro anni. Racconta di come cerca, assieme agli altri operatori e volontari, di ascoltare "a 360 gradi" i bisogni di chi si rivolge a loro per un aiuto.

Ascolta l'intervista a Serena Anastasi

"Le storie che abbiamo ascoltato sono tante. Mi sono rimaste impresse due di queste. Una ragazza venuta da noi per problemi presunti con la religione, poi abbiamo scoperto che il problema era la relazione con il fidanzato", dice. Si pensava che la donna si potesse riscattare da un rapporto tossico ma non è stato così. Grazie al supporto dei vincenziani era riuscita a trovare una occupazione. Un giorno la videro piena di lividi. Il datore di lavoro se n’è accorto. "Lei così decise di tornare da noi e cominciò un percorso legale ma il fidanzato si fece di nuovo presente e lei lo seguì tornando tra le grinfie di quest’uomo. Una storia che purtroppo racconta la storia di tante altre donne", lamenta. Un giorno arrivarono una madre e una figlia in stato di completo abbandono, racconta ancora Serena. Il suo, in quella circostanza, fu prendere letteralmente tra le proprie braccia il corpo di queste donne e pulirlo. "Un gesto concreto di solidarietà, di cura, che ancora mi commuove". Serena chiosa con una parola sul patriarcato: "Mi fa molta paura. Non esiste un potere assoluto dell’uomo sulla donna. Non esiste un livello più alto o più basso. Esiste semplicemente l’amore verso il prossimo. Dobbiamo rispettarci l’un l’altro in quanto esseri umani". 

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08 marzo 2024, 14:30