Caritas italiana, 41 rifugiati arrivati in Italia con i corridoi umanitari
Francesco Ricupero - Città del Vaticano
Sono quarantuno le persone arrivate in Italia, attraverso la Giordania, provenienti da Yemen, Sudan e Somalia, accolte venerdì 19 settembre, a Trieste, Pescara, Capua, Teggiano, Teano e Cerreto Sannita. Si tratta di una nuova tappa della vita di 11 famiglie e delle comunità che le accolgono grazie ai corridoi umanitari, modo sicuro per dare protezione a chi scappa da guerre e persecuzioni. All’aeroporto di Fiumicino, i rifugiati hanno incontrato gli operatori delle sei Caritas diocesane che ne accompagneranno l’accoglienza nelle diverse comunità. Offrire soccorso a chi si trova in una condizione di pericolo recandosi, se possibile, nei luoghi dai quali fugge, o almeno nei primi Paesi di approdo, evita ai richiedenti asilo situazioni drammatiche e sempre più spesso mortali, come il dover attraversare a piedi il deserto, il dover affrontare traversate in mare a bordo di fragili imbarcazioni o il rischio di finire in qualche carcere libico.
Una via sicura e legale
Per alcuni giorni Caritas Italiana, in collaborazione con Caritas Giordania, ha preparato le partenze e lavorato ai prossimi corridoi umanitari già programmati. Creare canali diretti tra Paesi di partenza e di arrivo è la dimostrazione che può essere un modo efficace di rispondere almeno al grido di aiuto di chi rischia la propria vita. "Abbiamo incontrato donne e uomini rifugiati. Nei loro racconti — spiegano gli operatori — si sono intrecciati guerra e persecuzioni, studi interrotti e famiglie divise, torture e discriminazioni. Ma soprattutto, abbiamo raccolto i sogni per il futuro: desiderio di pace, di lavoro, di normalità, di poter tornare a volare con ali che la violenza aveva spezzato". Nei colloqui si verificano i requisiti per l’accesso ai corridoi umanitari verso l’Italia, "una via sicura e legale, che permetterà a queste persone di ricominciare a vivere con dignità". La sperimentazione condotta da diverse diocesi italiane dimostra che i corridoi umanitari sono anche uno strumento che favorisce l’accoglienza e la convivenza e sono anche un’occasione che permette alle comunità di riflettere su loro stesse. Da diversi anni, la Chiesa italiana attua, attraverso le comunità diocesane coinvolte nell’accoglienza, il progetto dei “corridoi umanitari”, che consentono l’arrivo in Italia di profughi in condizioni di particolare disagio, a causa di malattie, guerre o persecuzioni nei loro Paesi. A questo si aggiunge, da qualche anno, l’impegno per i “corridoi universitari”, realizzato in collaborazione tra Caritas Italiana, le Caritas diocesane e le Università, con l’obiettivo di garantire a giovani studenti rifugiati un percorso di ingresso regolare e sicuro per proseguire gli studi universitari in Italia e inserirsi nella vita accademica e nel tessuto sociale locale.
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