2025.09.24 Veglia di preghiera a Gorizia

Da Gorizia un appello alla pace delle Chiese di Italia, Slovenia e Croazia

L'omelia del cardinale Zuppi alla veglia di preghiera durante la seconda giornata del Consiglio permanente della Cei. Tantissimi giovani presenti in piazza Transalpina per dire no alla guerra

Francesco Ricupero - Città del Vaticano

Le Chiese in Italia, Slovenia e Croazia hanno lanciato, martedì sera, un accorato appello per la pace durante la veglia di preghiera al termine della seconda giornata del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei), a Gorizia. In un documento, firmato dal cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, da monsignor Andrej Saje, vescovo di Novo Mesto e presidente della Conferenza episcopale slovena, e da monsignor Dražen Kutleša, arcivescovo metropolita di Zagabria e presidente della Conferenza episcopale croata, le tre Chiese ribadiscono il desiderio che “ogni comunità cristiana sia protagonista di speranza, vigile e attiva nel promuovere e sostenere cammini di riconciliazione. La nostra preghiera – prosegue l’appello congiunto - parte da questo territorio, si estende a tutti i Balcani e si allarga fino ad unire, in un unico abbraccio, Terra Santa, Ucraina e tutte le altre zone insanguinate dalla guerra. Non possiamo restare in silenzio di fronte alla drammatica escalation di violenza, al moltiplicarsi di atti di disumanità, all’annientamento di città e di popoli. Il grido che sale da molte parti del Pianeta è straziante e non può restare inascoltato”.

Disarmarsi dal seme dell'odio

Anche il cardinale Zuppi, durante l’omelia pronunciata nella chiesa di Maria Santissima Regina in Montesanto ha ricordato come “da Gorizia, con le sue ferite ma anche con la sua storia e l’esperienza che ha reso le frontiere delle cerniere, i muri dei ponti, invochiamo la pace. Sentiamo questa sera  la voce dei morti caduti nelle tremende guerre passate sognando la concordia e la pace del mondo, sentiamo le vittime il cui sangue oggi viene sparso dalla follia delle inutili stragi. Sentiamo l’invocazione di chi è colpito dalla violenza cieca e sempre fratricida della guerra, il grido delle sofferenze terribili che questa provoca e che durano per sempre nei cuori e nel corpo delle persone colpite”. Il porporato, nel sottolineare la necessità di una pace che “è la condizione e la sintesi dell’umana convivenza”, ha spiegato quanto sia inutile il ricorso alle armi e il prevalere sugli altri. “Disarmarsi significa semplicemente amare e non possedere, liberarsi dal seme dell’odio e della vendetta, che rende arido il cuore e finisce per giustificare la violenza, fosse pure solo nelle parole, nella freddezza, nell’imbarazzo, nel pregiudizio. Disarmarsi – ha proseguito Zuppi - significa gentilezza, esercizio di tanta pazienza e della capacità di dare fiducia, non essere indifferenti o aggressivi, immedesimarsi nel dolore dell’altro, capirne le domande e le paure, non fare mancare il nostro aiuto, altrimenti si finisce inevitabilmente per armarsi, per andare in giro armati, per portarsi i confini appresso, con le dogane, le repulsioni, le paure”.

Una piazza simbolo di dialogo e unità

Al termine della celebrazione, i partecipanti si sono recati a piedi a piazza Transalpina: in questo luogo simbolo della riconciliazione tra popoli, gremito da tantissimi giovani dei rispettivi Paesi delle tre Chiese, l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, ha ricordato che proprio quella piazza, “divisa da un confine, fino a non molto tempo fa di separazione e di divisione”, è ora luogo “di fraternità e di pace. Una piazza che è il simbolo di due città, insieme capitale europea della cultura 2025, che vogliono essere con molta umiltà, ma anche con grande determinazione esempio per i tanti conflitti, le tante divisioni, le tante tensioni che tuttora contrappongono e dividono popoli, famiglie e persone”. Un grazie ai numerosi ragazzi e ragazze presenti è giunto da monsignor Peter Štumpf, vescovo di Koper il quale ha sottolineato quanto fosse significativa la presenza dei giovani. “Il futuro è vostro. Grazie a voi, che Dio ascolti la nostra preghiera per la pace qui, in questa piazza, in Europa e nel mondo. La preghiera spezza l’odio, distrugge i muri e costruisce case sicure”. Di qui, l'abbraccio delle tre Chiese che riaffermano "la nonviolenza, il dialogo, l’ascolto e l’incontro come metodo e stile di fraternità, coinvolgendo tutti, a partire dai responsabili dei popoli e delle nazioni, perché favoriscano soluzioni capaci di garantire sicurezza e dignità per tutti. Per questo - conclude l'appello - offriamo la nostra testimonianza e la nostra azione".

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24 settembre 2025, 10:21