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All'Istituto superiore di scienze religiose a Bologna, il corso per insegnanti di religione “Rap, trap e spiritualità urbana” All'Istituto superiore di scienze religiose a Bologna, il corso per insegnanti di religione “Rap, trap e spiritualità urbana”

Tra fede e trap: insegnare religione parlando la lingua dei giovani

L’iniziativa è promossa dall’Istituto superiore di scienze religiose a Bologna per conoscere meglio i linguaggi musicali sempre più parlati dalle nuove generazioni, anche tra i banchi di scuola. Il coordinatore del corso Lorenzo Galliani: "Non si deve avere paura di ascoltare cosa cantano i giovani di oggi. Si può rimanere piacevolmente sorpresi"

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Offrire ai docenti di religione della scuola secondaria strumenti teorici e pratici per promuovere un insegnamento della religione cattolica capace di porsi in dialogo con la cultura giovanile. È questa la finalità del corso di aggiornamento “Rap, trap e spiritualità urbana”, proposto dall’Istituto superiore di scienze religiose a Bologna. Il percorso formativo si snoda attraverso due appuntamenti pomeridiani, in programma il 17 e il 24 settembre nella sede della Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna. Tra gli obiettivi, anche quello di comprendere le dinamiche culturali, sociali e spirituali espresse dalla musica rap e trap.

Approfondire fenomeni e linguaggi

Il coordinatore del corso, il docente di religione Lorenzo Galliani, autore per la Casa editrice 'Ancora' del volume “Canzoni in classe. Dal rap all’indie, alla ricerca di un senso”, sottolinea che quando si parla di questi linguaggi musicali “si tende spesso a spaventarsi per via dei riferimenti alla violenza, all’oggettivazione della donna e al denaro”. “Quello che cercheremo di fare non è improvvisarsi in difensori né trasformarci in pubblica accusa di uno o più generi musicali; cercheremo invece di approfondire dei fenomeni che si sono trasformati nel tempo contaminando altri generi musicali. Cercheremo, soprattutto, di vedere se alcuni temi si possono portare in classe avendo come riferimento le indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica”.

Ascolta l’intervista a Lorenzo Galliani

"L'idea - afferma il professore Lorenzo Gallianiè quella di entrare in un metodo e vedere se, e in che modo, una o più canzoni possono arricchire un percorso a scuola con i nostri ragazzi. I temi possono essere tanti, dal senso della vita alle sfide del futuro, all'integrazione, al valore del denaro". Anche la musica rap e quella trap affrontano i temi della spiritualità e della fede. "Verrebbe da dire - aggiunge Galliani - che c'è poca spiritualità nella trap, se viene associata al linguaggio violento, sessista e con un'attenzione sul successo e sul denaro da esibire. Ma i riferimenti a Dio non mancano. Talvolta è percepito come un Dio lontano, disinteressato. 'Ultimamente ho licenziato Dio', canta Sfera Ebbasta in 'Neon'. Nella canzone 'In Bravi Ragazzi nei Brutti Quartieri' c'è un Dio che non è in grado di vedere i ragazzi che vivono nel degrado; quindi questi non pregano più. Segnalo poi un paio di album: quello di Tedua sulla Divina Commedia e Casa Gospel di Mara Sattei e Thasup".

La musica può creare senso, comunità

I linguaggi giovanili offrono diversi spunti per l'insegnamento della religione cattolica. "Credo che non si debba avere paura di ascoltare cosa dicono, cosa cantano i giovani di oggi. Anche perché si può rimanere piacevolmente sorpresi. Solo il titolo dell'ultimo album di Alfa, ‘Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato’ - ricorda Lorenzo Galliani - non può lasciare indifferenti. Nella prima traccia, dove c’è un breve parlato del cantautore Roberto Vecchioni, c'è una potenza creatrice femminile; nella seconda traccia Alfa dice che forse siamo una casualità in mezzo all'universo ma è nella relazione con l'altro che tutto ha un senso. Come se ci fosse un senso ultimo che forse ci sfugge. Ma questo ha a che fare con il quotidiano, con il parlarsi faccia a faccia, con l'amore". Anche in questo nostro tempo digitale la musica può favorire nelle nuove generazioni l'amicizia, l'integrazione, l'incontro. "La musica - spiega Galliani - si condivide, può anche diventare esperienza di gruppo, creare senso di comunità. Io stesso sono grato ad alcuni miei studenti ed ex studenti per avermi dato qualche consiglio d'ascolto. Certamente, un confronto sul contenuto decisamente discutibile di alcuni testi, che non promuovono amicizia e integrazione, lo si può fare. Ma non mancano esempi di questo tipo anche in canzoni pubblicate 20 o 30 anni fa. Può essere un'occasione per riflettere sul fatto che le parole hanno un peso". 

L'arte, un ponte con la fede

Il mondo dell’arte, della musica e quello della fede possono sempre entrare in dialogo. Anche “nelle condizioni di maggior distacco della cultura dalla Chiesa - si legge nella lettera di Papa Giovanni Paolo II agli artisti del 4 aprile 1999 - l'arte continua a costituire una sorta di ponte gettato verso l'esperienza religiosa”. “Persino quando scruta le profondità più oscure dell'anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l'artista si fa in qualche modo voce dell'universale attesa di redenzione”.

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18 settembre 2025, 10:59