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2025.09.23 Bambini giocano nell'oratorio di Kyiv

Ucraina, a Kyiv un oratorio che combatte la guerra con preghiere, giochi e fantasia

Alle porte della capitale Ucraina, gli orionini gestiscono una struttura con la quale aiutano mamme e bambini a recuperare la speranza del futuro con giochi, amore, vicinanza. Don Moreno Cattelan: "È un oratorio che rappresenta un luogo di contrasto al male che ci circonda, alla paura che ci attanaglia. I droni russi non smettono di volteggiare sulle nostre teste e vengono a colpire non solo le strutture strategiche ma anche le singole abitazioni"

Federico Piana- Città del Vaticano

Il comune di Chabany si trova alle porte di Kyiv, inizia subito dopo essersi lasciati alle spalle il cartello che dà il benvenuto nella capitale dell’Ucraina. Qui, su un terreno di un ettaro, sorge un centro di resistenza alla guerra che non ha fili spinati, torri di guardia, mitragliatrici. 

Occhi dolci e spauriti

I “soldati” che lo frequentano sono giovani creature dagli occhi dolci e spauriti che ogni giorno imbracciano palloni, agguantano palline da ping-pong e da biliardino, saltano sui tappeti elastici, si siedono intorno ad un tavolo per una partita ai più emozionanti giochi di società. Tutte “armi” più potenti di bazooka e kalashnikov. Le “casematte” che lo occupano non sono altro che due container lunghi nove metri e larghi sei: uno ospita diverse sale ludiche e di ricreazione, l’altro una piccola cappellina nella quale si celebra la Divina Liturgia, la liturgia eucaristica del rito bizantino utilizzata anche dalla Chiesa greco-cattolica ucraina.

Educare alla nonviolenza

Il “generale” di questo “esercito” senza cannoni non si scompone nemmeno per un attimo quando mostra la fotografia dei suoi “carri armati” parcheggiati sotto le verdi foglie degli  alberi appena piantati. Sono dei passeggini che le mamme della zona hanno lasciato lì mentre con i loro piccoli si cimentano in fantasiose attività di svago, che possono durare anche ore, ma lui li definisce uno degli armamenti migliori per combattere la paura dei bombardamenti russi, della morte, della insensatezza di un conflitto che ha ipotecato il presente: «Quei passeggini e quelle mamme rappresentano il futuro prossimo dell’Ucraina, che è un futuro estremamente giovane. Quando scoppierà la pace, la nazione risorgerà proprio grazie a questo esercito di bambini educati alla nonviolenza e al dialogo».

Ascolta l'intervista a don moreno Cattelan

Molto lavoro da fare

Di lavoro, don Moreno Cattelan, sa che il suo oratorio ne dovrà fare molto. «Il terreno dove sorge la struttura è incastonato tra palazzi alti 25 piani» racconta il missionario della Congregazione di san Luigi Orione incaricato delle opere sociali nella città di Kyiv. Ciò vuol dire che ogni alveare di quelle proporzioni può contenere più di mille appartamenti. «E noi siamo qui, in questo spazio aperto dalla mattina alla sera dove i bambini possono venire a giocare, a divertirsi». Ma anche a cercare di dimenticare il suono lancinante degli allarmi antiaerei che nelle ultime settimane sono diventati sempre più ossessivamente ripetitivi. Chissà se l’odore del barbecue, che le famiglie accendono nel campo soprattutto il fine settimana, riesce a spazzare via il tanfo acre e pungente dei rifugi ricavati nel ventre di quei palazzi che ad ogni sibilo di bomba rischiano di trasformarsi in bare di cemento.

Luogo di contrasto al male

Quando le sirene suonano, e ora lo fanno sempre più spesso anche di giorno, “l’esercito” di don Moreno rompe le righe, lascia i giochi, mette da parte la fantasia, e torna a rifugiarsi con il desiderio di potersi unire di nuovo quando il peggio sarà passato. «È un oratorio che rappresenta un luogo di contrasto al male che ci circonda, alla paura che ci attanaglia. I droni russi non smettono di volteggiare sulle nostre teste e vengono a colpire non solo le strutture strategiche ma anche le singole abitazioni».

In aiuto degli sfollati

Gli orionini di Kyiv, come quelli di Chabany, sono anni che ormai si dedicano anche agli sfollati che in migliaia hanno abbandonato le zone più devastate dal conflitto e si sono riversate nei sobborghi della capitale. A loro, assicura don Moreno, «non facciamo mancare i beni di prima necessità: cibo, medicine, vestiti. Ai ragazzi continuiamo a garantire vicinanza ed animazione. Ad esempio, da Leopoli abbiamo fatto arrivare degli animatori che ci hanno aiutato ad organizzare i Grest, i gruppi estivi». 

Aumento della spiritualità

Uno dei tanti paradossi che le guerre producono è che più cadono i missili, più cresce l’attenzione verso la preghiera. Questo conflitto non fa eccezione. «Una recente ricerca della Chiesa greco-cattolica ucraina» svela il sacerdote «mette in evidenza che si sta verificando un ritorno alla spiritualità, la voglia di affidarsi a Dio per uscire da questa situazione. In fondo, è solo Lui che salva, che redime, che dà speranza».

Tenacia e coraggio

Il racconto di don Moreno, però, non si ferma a Chabany. Punta dritto ad una città strategica dell’Oblast di Donetsk, teatro di un’offensiva russa senza precedenti: Pokrovs'k, snodo cruciale per le infrastrutture. «È qui che un nostro confratello, don Sergey, aveva aperto un oratorio che poi ha dovuto chiudere a causa dei combattimenti. Allora si è spostato in una cittadina a circa trenta chilometri di distanza fondando un altro oratorio ma anche qui i russi lo hanno costretto a rinunciare. Infine, si è armato di pazienza e ne ha aperto un altro in una zona più sicura. Questa insistenza si chiama davvero resistenza perché, per noi, le attività con i giovani sono davvero una priorità alla quale non possiamo rinunciare».

Odio strisciante

Il religioso, quando con i suoi occhi incrocia quelli delle mamme e dei bambini che incontra ogni giorno, non può non accorgersi dell’odio strisciante che cerca di occupare il loro cuore. «Se ci fermassimo solo alle considerazioni terrene non ci rimarrebbe che accettare la vendetta, l’occhio per occhio, il dente per dente. Ma noi il sabato e la domenica, con la celebrazione della Divina Liturgia, cerchiamo di ricomporre questa terribile frantumazione provocata dall’odio verso il nemico».

Lo scoglio del perdono

Lo scoglio più insuperabile rimane il perdono. Ma ora è difficile visto tutto quello che sta accadendo: «E come si fa quando sulla propria pelle si vivono continui bombardamenti e le famiglie piangono molti cari persi al fronte? ».

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23 settembre 2025, 13:55