“Conquistare la pace e la speranza”, Zuppi a Torino al pre-Festival della Missione
Francesco De Remigis – Città del Vaticano
Torino si prepara ad aprire le porte a laboratori, mostre, tavole rotonde, e ai numerosi ospiti provenienti dai mondi della missione, della fede, della cultura, dell’economia, del giornalismo. Eventi che si svolgeranno in modo itinerante nel capoluogo piemontese, a San Filippo Neri, alla Facoltà Teologica, in piazza Castello e in altre sedi, pensati per raccontare che cosa vuol dire fare missione, essere vicini, ovvero prossimi a chi vive o proviene da luoghi feriti e martoriati da guerra, fame, violenza o soffre anche per gli effetti prodotti sulla natura dal riscaldamento globale del pianeta.
“IlVoltoProssimo” è il tema del Festival
Il programma del Festival della Missione si snoda in quattro giornate dal 9 al 12 ottobre, con i vari appuntamenti, i partecipanti e le diverse iniziative. Sarà presentato in conferenza stampa martedì 30 settembre alle 11.30, alla Facoltà Teologica di Torino in via XX Settembre, 83. La manifestazione inizierà già oggi, con un “pre Festival” che troverà spazio nella suggestiva cornice del Santuario della Consolata, sempre nel capoluogo torinese. L’inaugurazione è prevista oggi alle 18 presso il Sermig di piazza Borgo Dora 61, con un dialogo tra il cardinale Matteo Zuppi e l'analista geopolitico Dario Fabbri. L’incontro, pubblico, ruoterà attorno ai temi proposti nel titolo "Conquistare la pace e organizzare la speranza". Sarà trasmesso in streaming sul sito www.festivaldellamissione.it e sul canale Youtube del Sermig.
La terza edizione dopo Brescia e Milano
Il direttore generale del Festival della Missione, Agostino Rigon, spiega ai media vaticani come sono arrivati a comunicare la missione in un linguaggio che possa parlare a tutti, credenti e non, attraverso testimonianze e narrazioni provenienti da vari contesti e un simbolo, il gomitolo: "È una scelta di campo che abbiamo fatto ancora cinque anni fa, per la seconda edizione nazionale del Festival che si fece a Milano nel 2022 e quando, insieme con i promotori, che sono la Fondazione Missio, 'organismo pastorale' della CEI, poi la conferenza degli istituti missionari italiani CIMI, ci siamo chiesti come raccontare, come narrare la missione, quella squisitamente, propriamente, Missio ad Gentes, ma che poi dopo si è allargata anche a 360 gradi per tutta la Chiesa, a raccontarla alla gente e attraverso un simbolo. Noi - prosegue Rigon - abbiamo scelto un gomitolo, perché il gomitolo ha questa, diciamo, sagoma rotonda, richiama facilmente il mondo, ma è fatto di fili e il mondo lo si riconosce attraverso i fili colorati di cinque continenti, e abbiamo voluto fare questo per delle ragioni ben precise. La prima perché comunque il mondo reale oggi supera decisamente i confini politici e territoriali e secondo perché il mondo reale è anche essenzialmente interconnesso e questi fili si intrecciano tra loro".
Tavoli tematici, conferenze, dibattiti, testimonianze
Secondo Rigon, il tema scelto per questa edizione, ilVoltoProssimo, è legato "a un'esperienza in cui la percezione della globalità, della cosmicità è diffusa, per cui l'altro sono tutte quelle persone che incontro, che posso incontrare, che ho l'occasione di incontrare e che molte di queste a volte vivono un'esperienza di invisibilità e hanno bisogno di emergere. Per cui il Volto Prossimo ha un ruolo fondamentale, che è quello dello svelamento dal basso ed è un compito cruciale, evangelicamente primario e umanamente vitale". Nel Festival ci saranno diversi panel, sotto forma di "bussole", di sguardi e di alfabeti per riflettere sul concetto di Missione.
Rimettere al centro gli "invisibili"
Un tentativo, spiega ancora il direttore, di aiutare le persone ad avere delle occasioni per trovare nei vari tavoli tematici, spettacoli teatrali, conferenze, dibattiti, concerti e testimonianze qualcosa che nella lettura del mondo ci dia una prospettiva di "sguardo", e tutto questo non può essere fatto se non attraverso l'incontro di persone, tenendo ben presente che le persone che il Festival vuole raccontare sono gli scartati, che vogliamo rimettere al centro, gli invisibili, che vogliamo far risalire dall'oblio".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui