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La presentazione del Rapporto Caritas a Roma, mercoledì 8 ottobre La presentazione del Rapporto Caritas a Roma, mercoledì 8 ottobre

Caritas, politiche inclusive per non tagliare fuori i più fragili

Presentato a Roma l’VIII Rapporto sul monitoraggio delle misure contro la povertà. Don Marco Pagniello: "Dialogare con chi ha la possibilità di cambiare qualcosa, per far sì che sempre più ci siano misure eque, giuste per tutti"

Beatrice Guarrera - Roma

La Caritas si trova a fare i conti con una vera e propria "emergenza sociale", secondo quanto riferito dalle sedi sparse sul territorio italiano, viste le misure di contrasto all’indigenza, che stanno progressivamente tagliando fuori alcune categorie di persone fragili. Lo rileva l’VIII Rapporto sul monitoraggio delle politiche contro la povertà, presentato oggi, mercoledì 8 ottobre, presso l’Università Lumsa di Roma. La ricerca ha voluto fornire un primo bilancio sull’Assegno di inclusione (Adi), in vigore da gennaio 2024, che ha sostituito il Reddito di cittadinanza (Rdc), introducendo per l’assegnazione un requisito categoriale e il cambiamento della scala di equivalenza applicata per il calcolo del reddito equivalente della famiglia. Si è passati, rimarca Caritas, "dal principio universalistico dell’aiuto a tutti i poveri a un approccio categoriale, riservato solo ad alcune tipologie familiari". Come effetto si è avuta la drastica riduzione della platea di beneficiari della misura del 40-47%, che non si è tradotta in un miglior indirizzamento delle risorse economiche verso i più fragili fra i fragili. 

Dialogare con le istituzioni 

Il Rapporto evidenzia "esiti non troppo positivi se partiamo dai poveri, da quelli soprattutto in estrema povertà", spiega ai media vaticani don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana. "I vari criteri utilizzati — afferma — ci dicono che purtroppo una gran parte di poveri è stata tagliata fuori da questa misura. Penso ai senza dimora, alle persone in povertà estrema che in questo momento non hanno nessun sostegno". L’intenzione di riservare alle famiglie con responsabilità di cura una protezione particolare, in ragione delle loro specificità, si legge nel Rapporto, è condivisibile ma non può ledere il diritto di ognuno a ricevere un aiuto da parte dello Stato, indipendentemente da caratteristiche anagrafiche, familiari o di altro tipo. "Come sempre — sottolinea don Pagniello — la realtà è superiore all’idea: la realtà del nostro Paese ci dice che ci sono tanti soggetti fragili, anche singoli, che non rispondono ai criteri scelti da questo governo". L’obiettivo per le Caritas rimane dunque quello di "dialogare con gli governo, dialogare con chi in questo ha la possibilità di cambiare qualcosa per far sì che sempre più ci siano misure eque, giuste per tutti". 

Ascolta l'intervista con don Marco Pagniello

Povertà multiforme

In questo momento in Italia, infatti, la povertà è "multiforme", come spiega il direttore di Caritas italiana: "Le persone che si rivolgono a noi non hanno soltanto una povertà economica, ma a volte sono portatori di più fragilità. Penso al tema della casa, al tema del lavoro povero, al tema della salute. L'accesso ai servizi sanitari è sempre più difficile. Penso a quelli che chiamiamo cronici, cioè quei fratelli quelle sorelle che vivono per strada, che non hanno casa e che quindi confermano la loro fragilità completamente". Caritas ha, però, "la grazia e la fortuna di poter contare su una bella presenza continuativa di volontari che, soprattutto nei centri di ascolto, nelle mense, nei luoghi di accoglienza, continuano a stare a fianco ai poveri". Anche nel volontariato qualcosa sta cambiando, visto che "i giovani faticano a dare continuità", ma ci sono anche aspetti incoraggianti: "Oggi i volontari non vogliono semplicemente fare delle cose, ma vogliono condividere la vita, accompagnare le persone. Ed è questa la cosa più bella per noi".

Gli esclusi

Tra gli esclusi dalle nuove misure di contrasto all'indigenza anche molte famiglie in età da lavoro senza figli, lavoratori poveri, stranieri e nuclei residenti nel Centro-Nord. Nel parte settentrionale del Paese si trova oggi, infatti, il 41% delle famiglie povere assolute, ma solo il 15% delle famiglie che ricevono l’Adi. In particolare, le famiglie straniere risultano ulteriormente penalizzate dalla nuova scala di equivalenza, pur con un allentamento del requisito di residenza in Italia, che è passato da 10 a 5 anni. Lo afferma Nunzia De Capite del Servizio advocacy di Caritas e tra le curatrici del Rapporto, che indica, anche delle possibili prospettive per il futuro: "Sicuramente va reintrodotto quello che noi definiamo “il criterio universalistico”, cioè garantire un sostegno economico a tutte le persone in povertà assoluta, indipendentemente da altre forme di disagio familiare che vanno tutelate assolutamente, ma non possiamo farlo a discapito di chi non ha carichi di cura familiari. Poi i nostri operatori e le nostre operatrici, ci hanno dato una serie di indicazioni anche molto pratiche: per esempio curare l'orientamento alle misure che è un tema molto forte; semplificare gli adempimenti burocratici e lavorare in équipe a livello locale, perché le prese in carico delle povertà vanno fatte tenendo conto della molteplicità di aspetti di cui la povertà si compone, come salute, casa, lavoro e disagio psicologico".

Ascolta l'intervista con Nunzia De Capite

Caritas, "paracadute" sociale

In questo contesto, Caritas è tornata a svolgere un ruolo di "paracadute" sociale, registrando un aumento delle richieste di aiuto per beni primari come cibo, affitto e utenze. Un’inversione di tendenza preoccupante che rischia di ridurre lo spazio per l’accompagnamento personalizzato verso l’autonomia.  Per le persone in povertà che non rientrano nelle categorie necessarie per l’Adi, è stato introdotto, invece, il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), un sostegno economico rivolto agli individui, e non all’intero nucleo famigliare e limitato alla durata di percorsi di formazione, qualificazione o tirocinio, per un massimo di 12 mesi. Si tratta di uno strumento che mostra anch’esso "alcuni limiti", secondo Caritas: "Bassa partecipazione, percorsi poco incisivi e scarse opportunità occupazionali stabili. Più che un trampolino verso l’inclusione, rischia di essere percepito come un sostegno temporaneo e inefficace". Caritas Italiana richiama dunque "l’attenzione sulla necessità di politiche inclusive, coordinate e basate sui reali bisogni delle persone, per garantire a tutti, e non solo ad alcuni, il diritto a un’esistenza dignitosa".

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08 ottobre 2025, 13:31