Casa della Speranza, a Roma uno spazio per le famiglie che portano "pesi grandi"
Giampiero Guadagni - Città del Vaticano
Nella Spes non confundit, la bolla d’indizione del Giubileo, Papa Francesco chiamava “ad essere segni tangibili per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio”. E nella lettera alla Diocesi di Roma sull’emergenza abitativa, chiedeva di “compiere un coraggioso gesto di amore per il prossimo offrendo gli spazi che hanno a disposizione”. Una delle risposte a questi appelli arriva dalla Parrocchia di San Pio X, nel quartiere della Balduina: la “Casa della Speranza”, una struttura costruita all’interno dei locali parrocchiali inaugurata sabato 11 ottobre dal cardinale Vicario di Roma, Baldo Reina.
Un segno di attenzione per le famiglie
Un progetto dedicato in particolare ai genitori e ai fratelli dei bambini ricoverati nei poli oncologici degli ospedali romani. Il cardinale vicario lo ha definito “un bel segno di attenzione a famiglie che portano pesi molto grandi. Famiglie che spesso non trovano un alloggio o non hanno le capacità economiche per sopportarne la spesa. Sono grato ai benefattori e a questa comunità parrocchiale che ha voluto fortemente realizzare questo segno. E speriamo che tanti altri progetti di questo tipo si aprano nel nostra città di Roma”.
Progetto di accoglienza
L'iniziativa lega ancora di più la parrocchia di San Pio X al territorio. Perché, osserva Marco Della Porta, presidente del Municipio XIV, “mette al centro valori fondamentali in cui tutti crediamo: accoglienza, inclusione e appunto speranza” Spiega monsignor Andrea Celli, parroco e ideatore del progetto: “È il segno giubilare della nostra comunità parrocchiale. Una concreta testimonianza di accoglienza dentro le mura di casa. Ho visto con i miei occhi la sofferenza dignitosa ma straziante di tanti genitori. E allora non si tratta semplicemente di mettere a disposizione degli spazi mantenendo il decoro della Casa con lenzuola, asciugamani ed ambienti puliti. Si tratta soprattutto di incontrare vite, di accogliere nella nostra famiglia parrocchiale le persone che vivono drammi esistenziali interiori. Queste sono le vera fondamenta della Casa della Speranza”.
Gli spazi e le strutture
I costi dell’intero progetto sono stati finanziati dalla comunità parrocchiale. L’accoglienza è affidata ad un gruppo di volontari, guidato da Lorenzo Sommella, ex direttore sanitario del Campus Bio-Medico. Un team composto da medici e psicologi esaminerà le storie e i casi segnalati. Nei propri spazi la parrocchia di San Pio X ha ricavato 100 metri quadrati che garantiranno otto posti letto. Utilizzati i materiali migliori, rispettate tutte le priorità tecniche – dall’isolamento termico all’areazione - la "Casa della Speranza" si sviluppa in tre ambienti: una stanza per gli uomini, una per le donne, con relativi bagni ed armadietti, entrambe indipendenti con ingressi autonomi; un ambiente comune con cucina, salottino e televisore, uno sgabuzzino provvisto di lavasciuga ed un armadio per la biancheria.
“L’elemento che caratterizza la struttura è la flessibilità degli spazi: tutti gli arredi sono non fissi ma movibili e trasformabili", spiega l’architetto Alberto Statuti, progettista e direttore dei lavori. "Dal punto di vista tecnico siamo intervenuti sugli impianti di condizionamento che garantisce caldo e freddo in tutti locali; e sulla coibentazione termica ed acustica: tutto per garantire il benessere delle persone ospitate”.
Testimoniare la fede
Ma il completamento della struttura non esaurisce l’opera. L’impegno continuerà nella gestione quotidiana della Casa e nella vicinanza costante ai diversi bisogni materiali e spirituali delle persone ospitate. L’obiettivo ulteriore, sottolinea ancora Celli, “è quello di una Casa della Speranza diffusa nella stanze degli appartamenti del nostro territorio parrocchiale. Per testimoniare con un servizio gratuito, in modo credibile e attraente la fede che portiamo nel cuore”. Ricorda, il parroco, quel che dice San Paolo nella Lettera agli Ebrei: “Non dimenticate l’ospitalità: perché alcuni, praticandola, senza sapere hanno ospitato angeli”.
La persona al centro
La parola chiave che apre questa Casa è “persona”. Perché questa struttura è in qualche modo parte integrante di un percorso iniziato anni fa a San Pio X: il “Progetto Persona”, appunto. Una iniziativa di carattere formativo destinata ai giovani universitari, con l’obiettivo di rimettere al centro la persona umana, con i suoi problemi spirituali e materiali, le disuguaglianze, le fragilità. Tutto nel solco del magistero sociale della Chiesa. Un esercizio di carità culturale che si aggiunge e dà un senso sempre più profondo alle tante attività caritative di questo territorio.
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