Sant’Egidio: "Osare la pace" in un mondo che parla solo di guerra
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Dall’accordo raggiunto per Gaza arriva il messaggio che la pace è ancora possibile, anche quando i tempi sono duri, anche quando si sente ripetere che è ingenuo crederci la pace va cercata. Questo è il messaggio che viene portato avanti dal 1986, dal pellegrinaggio voluto da San Giovanni Paolo II con l’incontro interreligioso organizzato ad Assisi. Marco Impagliazzo presenta così la 39.ma edizione dell’Incontro internazionale religioni e culture in dialogo con lo sguardo rivolto a Sharm el-Sheik e a quell’intesa lì raggiunta che la Comunità di Sant’Egidio considera “fragile ma decisiva, perché si smette di morire e perché speriamo davvero che un giorno si smetta di odiare”. L’evento 2025, quest’anno a Roma tra il 26 e il 28 ottobre, dal titolo “Osare la pace”, diviso tra Auditorium Parco della Musica e luoghi adiacenti e con la cerimonia finale al Colosseo, alla presenza di Papa Leone XIV, sarà il momento per allargare “quella breccia” apertasi con l’accordo tra Hamas e Israele, per far sì che i leader religiosi e gli uomini di cultura che si incontreranno possano mettere le loro voci al servizio di una “pace nascente eppure forte da voler vivere perché spinta da milioni di voci”. In questi mesi, aggiunge Impagliazzo, si sono visti “tanti giovani manifestare per la pace ed è bello che si torni a pensare la pace, che si gridi il desiderio di pace, anche al di là delle ovvie strumentalizzazioni politiche. Esiste una domanda di pace nel mondo, spesso inascoltata".
La presenza del Papa
“Siamo molto felici – indica Impagliazzo poi ai media vaticani – che Papa Leone abbia confermato che sarà con i leader religiosi e con noi. La sua parola di pace è stata chiara e netta fin dal primo momento, fin dal primo messaggio sulla pace disarmata e disarmante, e poi dopo con i tanti messaggi che ha rivolto in questi mesi di pontificato. Confidiamo molto nella sua presenza e crediamo che darà una spinta ad osare la pace in questo mondo, la pace disarmata”. Negli anni, prosegue, “abbiamo ascoltato un altro messaggio, quello che la guerra è la triste ma inevitabile compagnia della storia umana. Non crediamo a una retorica della vittoria, come dimostrano le guerre di questi decenni, crediamo alla preghiera della pace, alla forza dei legami che si creano tra uomini e donne che cercano di vivere insieme anche se diversi. Non esiste guerra santa, così come non esiste una guerra giusta, come ci insegna la Chiesa, perché la sola vera giustizia risiede nella pace, e solo la pace è santa, e le macerie di Gaza stanno lì a testimoniarlo, come quelle dell’Ucraina”.
Lo svolgimento
L’evento si aprirà il 26 ottobre, con la cerimonia inaugurale alla quale prenderanno parte il presidente italiano Mattarella e, tra gli altri, la regina di Belgio Matilde, il presidente della Conferenza dei Rabbini europei, Goldschmidt, il Grande Imam di al-Azhar al-Tayyib, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Zuppi, lo storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Riccardi. Fino al 28 ottobre, si susseguiranno 22 forum con la partecipazione di 165 relatori e di 296 rappresentanti delle religioni e delle culture provenienti da 35 Paesi. La conclusione sarà affidata alla preghiera per la pace in luoghi diversi secondo le tradizioni religiose, nei pressi del Colosseo che, appunto, ospiterà la cerimonia finale.
La voce della Chiesa per la pace
Una pace disarmata e disarmante sarà il panel che inaugurerà l’incontro. “Certamente le parole di Papa Leone – spiega ancora Impagliazzo – sono state una grande indicazione per noi. E l’idea è stata di cominciare i nostri panel proprio riflettendo su questo, con grandi personalità della Chiesa, come il cardinale Zuppi, che lavora sull’Ucraina; il patriarca Pizzaballa per il Medio Oriente; il cardinale Ambongo che lavora tanto per la pace nella Repubblica Democratica del Congo. Sono questi alcuni scenari di guerra in cui la voce della Chiesa e l'opera della Chiesa si fa sentire ed è molto fattiva”.
La profetica intuizione di San Giovanni Paolo II
I forum che si susseguiranno, sia al mattino che al pomeriggio, saranno dedicati a tematiche politiche, sociali, culturali e spirituali. Tra i tanti argomenti: il pericolo delle armi nucleari, il futuro dei bambini; l’Europa di domani; l’Africa emergente; il popolo dei profughi; il dialogo interreligioso e l’unità dei cristiani. Vi saranno poi due eventi per i 60 anni della dichiarazione Nostra Aetate, e uno dedicato al ricordo di Papa Francesco. “Il messaggio del convegno davanti al riarmo – precisa Impagliazzo – al commercio delle armi e alla risposta bellica è che c’è sempre un altro modo, un modo diverso per risolvere contese e crisi, un modo che non sia la guerra, un modo umano e non violento”. La Comunità di Sant’Egidio crede molto, è la conclusione, “che la preghiera sia la radice della pace. Quella di San Giovanni Paolo II di convocare i leader religiosi mondiali per pregare la pace, è stata un'intuizione profetica che ha dato finora tanti frutti. Bisogna osare la pace in un mondo in cui si parla continuamente di guerre e non si vede altra soluzione ai conflitti che è quella della guerra. La pace non scoppia da un giorno all'altro senza un lavoro quotidiano. E noi crediamo una preghiera quotidiana per la pace”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui