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La parrocchia di Santa Rosa de Lima, Daanbantayan, Cebu, devastata dal terremoto La parrocchia di Santa Rosa de Lima, Daanbantayan, Cebu, devastata dal terremoto 

Filippine, la Diocesi di Cebu impegnata nei primi soccorsi dopo il terremoto

L'arcivescovo, monsignor Sy Uy, si è recato in varie aree situate all’estremo nord dell’isola, la più devastata dal sisma di magnitudo 6.9: "Continuiamo a pregare il nostro Padre amorevole per la calma e la forza in mezzo a queste prove". Finora si contano 69 morti e 147 feriti

Guglielmo Gallone - Città del Vaticano

«Continuiamo a pregare il nostro Padre amorevole per la calma e la forza in mezzo a queste prove. Affidiamo noi stessi, le nostre famiglie e le nostre comunità alle Sue mani misericordiose. Possa il Signore proteggerci sotto le Sue ali, preservarci da ogni male e guidarci verso sicurezza e pace»: si conclude così il comunicato che l’arcivescovo di Cebu, monsignor Alberto Sy Uy, ha pubblicato dopo il violentissimo terremoto che ieri, alle 21.59 ora locale, si è scagliato con forza sull’intera area delle Filippine centrali. Il sisma, registrato dal Philippine Institute of Volcanology and Seismology con magnitudo 6.9 e ipocentro a dieci chilometri di profondità, ha avuto epicentro in mare, al largo dell’isola di Cebu. L’onda sismica è stata avvertita con intensità 6 a Cebu City e nell’isola di Leyte, fino a San Fernando e alla Northern Samar.

Il nord di Cebu al collasso

La potenza del terremoto e delle scosse di assestamento – una delle quali è stata persino di magnitudo 6 – hanno costretto le autorità a diramare un allarme tsunami di colore arancione, invitando la popolazione delle aree costiere a tenersi lontana dalle spiagge e a non recarsi sulla costa. Le aree più colpite sono quelle settentrionali di Cebu, spesso lontane dal centro e quindi più difficili da raggiungere: a Bogo, città di 90.000 abitanti, si segnalano crolli diffusi e una trentina di vittime; a San Remigio il sindaco ha dichiarato lo stato di calamità, chiedendo l’invio urgente di cibo e acqua per migliaia di sfollati. Secondo il ministero della Sanità, i morti accertati sono già 69, mentre il numero dei feriti continua a crescere (per ora sono 147) ma il timore che questi dati debbano essere aggiornati è concreto. Il presidente delle Filippine, Ferdinando Marcos Jr., ha espresso il proprio cordoglio per le vittime e assicurato alla popolazione un rapido intervento. Tuttavia, gli ospedali sono al collasso e si sta valutando il trasferimento di pazienti verso altre province, anche grazie al fatto che l’aeroporto di Cebu per ora resta operativo.

La vicinanza dell'arcivescovo Sy Uy

I media vaticani hanno raggiunto al telefono Carmelle Estenzo, una giovane filippina che lavora per l’arcidiocesi di Cebu: «Sono evacuata ieri sera perché l’edificio in cui vivo non è sicuro. Sto ancora monitorando la mia famiglia e i miei amici che vivono nel nord perché sono gravemente colpiti. Per favore, continuate a pregare». Carmelle ci informa inoltre che l’arcivescovo sta visitando diverse chiese sempre nel nord del Paese: qui, ci racconta la giovane, «è stato chiesto di astenersi dall’utilizzare le proprie chiese per la celebrazione della Santa Messa finché i tecnici competenti non avranno effettuato le necessarie verifiche e dichiarato le strutture sicure». Nelle ultime ore monsignor Sy Uy si è inoltre recato in varie aree simboliche di Daanbantayan, municipalità situata all’estremo nord dell’isola di Cebu: l’ospedale distrettuale, le parrocchia di Santa Rosa de Lima, la cui facciata risalente a 150 anni fa è collassata, di San Michele, a Tapilon, e di San Isidro Labrador, a Maya. «La presenza dell’arcivescovo ricordi ai fedeli che non sono soli in questa prova, mentre egli assicura loro la sua preghiera e il sostegno di tutta la Chiesa», si legge in un comunicato diffuso dall’arcidiocesi su Facebook.

Parrocchia di San Pietro Apostolo, Bantayan
Parrocchia di San Pietro Apostolo, Bantayan

Uniti nella preghiera al Santo Niño

Carmelle informa che, sempre a nord, anche vari luoghi di pellegrinaggio sono stati colpiti, come la replica della Capelinha di Fatima, costruita nel nord di Cebu come fedele riproduzione della cappellina delle apparizioni in Portogallo e divenuta negli anni una meta mariana molto frequentata dai fedeli locali. «Papa Leone XIV è molto affezionato a Cebu e ai suoi abitanti — ci racconta Carmelle — a settembre mi sono recata a Roma per seguire in presenza il corso Faith Communication in the Digital World organizzato dal Dicastero per la Comunicazione e ho avuto modo di salutare da vicino il pontefice. Quando gli ho detto da dove venivo, ho percepito l’entusiasmo nella sua voce e la gioia sul suo volto. Mi era stato detto che Papa Leone si emoziona quando sente nominare Cebu e a volte chiede perfino: “Come sta il Santo Niño?”, l’immagine del Bambino Gesù. Questo perché aveva visitato Cebu quando era ancora Priore generale degli agostiniani. Quel momento è stato bellissimo: è stato come portare Cebu davanti al mondo intero. E ora sono sicura che Papa Leone ci è vicino col cuore e con la preghiera». 

L’arcivescovo Sy Uy visita l’ospedale di Daanbantayan
L’arcivescovo Sy Uy visita l’ospedale di Daanbantayan

Ed è dunque al Santo Niño de Cebu, la più antica immagine religiosa esistente nelle Filippine — donata nel 1521 da Ferdinando Magellano come regalo di battesimo alla Regina di Cebu e oggi custodita nella Basilica Minore del Santo Niño — che i fedeli filippini colpiti dal terremoto si rivolgono ora con fede e speranza. Quella piccola statua del Bambino Gesù, segnata dall’influenza delle icone fiamminghe del XVI secolo, continua a essere il cuore della devozione filippina. Ogni anno, nella terza domenica di gennaio, una grande processione la porta tra la sua gente, a Cebu e ovunque il Santo Niño sia venerato, segno che anche nelle ore più oscure la luce della fede non viene meno. 

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01 ottobre 2025, 11:45