Don Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea e coordinatore di EMMP Don Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea e coordinatore di EMMP

Don Mattia Ferrari: "Senza i Movimenti popolari, la democrazia si atrofizza"

Alla vigilia del V incontro dei Movimenti Popolari, che si terrà a Roma da 21 al 24 ottobre, e del pellegrinaggio giubilare previsto il 25 e 26 ottobre, il cappellano della ong Mediterranea e coordinatore di EMMP (Encuentro Mundial de Movimientos Populares), spiega com'è nato questo "spazio fraterno". Chiediamo alla società di oggi, sottolinea, di assumere "la sfida della complessità e la cultura dell’incontro"

Francesco De Remigis - Città del Vaticano

È uno spazio fraterno, presente nei cinque continenti, la piattaforma EMMP (Encuentro Mundial de Movimientos Populares) di cui don Mattia Ferrari è coordinatore. Ai media vaticani, don Ferrari racconta che questa esperienza è nata dai quattro incontri romani dei Movimenti Popolari, e oggi è una rete che riunisce 6 Paesi e si pone al servizio delle relazioni dei movimenti con la Chiesa e i diversi attori sociali. Un processo iniziato in varie località, tra cui Buenos Aires, proseguito in tante parti del mondo dove i movimenti popolari camminano con le Chiese particolari, con i movimenti sociali formati dagli esclusi che si organizzano per lottare per la casa, il lavoro, la terra, il cibo e per costruire relazioni sociali nuove, rendendo la solidarietà un modo di fare la storia.

Dai "Campesinos" ai migranti

“Stiamo per celebrare il quinto incontro - spiega don Ferrari - ed è il primo incontro del Pontificato di Papa Leone, e poi ci sarà il pellegrinaggio giubilare dei Movimenti Popolari. E' una grazia di Dio poter celebrare questo incontro”. Chiediamo a don Ferrari come si sviluppa l'attività di questa ondata di partecipazione che viene dal basso: “I movimenti popolari sono formati dagli esclusi dal sistema, dagli scartati, riciclatori, campesinos, migranti, tutte quelle che in vario modo sono oppresse dal sistema socio-economico, che anziché rassegnarsi si organizzano per cambiare le cose, per costruire solidarietà, attraverso le relazioni sociali, per lottare contro le ingiustizie e per praticare e costruire una nuova società e una nuova economia. Questa grande galassia di realtà in giro per il mondo può essere racchiusa nell’espressione Movimenti popolari".

I poveri si organizzano e camminano con la Chiesa

“Questo percorso - continua don Ferrari - nasce parallelamente in tante parti del mondo, tante città, tante campagne, dove i Movimenti Popolari, che non sono necessariamente di per sé una realtà cattolica ma raccolgono persone cattoliche, che professano altre religioni o nessuna religione, in tante città, hanno iniziato a camminare anche con la Chiesa, a sperimentare la sua presenza materna, che li accompagna". Questo, ricorda, è successo anche a Buenos Aires, "quando era arcivescovo il cardinale Jorge Mario Bergoglio, e quindi è nato questo accompagnamento pastorale, con il quale la Chiesa ha iniziato a prenderli per mano, per i motivi che ha spiegato Papa Leone nella Dilexi te, perché la Chiesa vive questo amore verso i poveri e di conseguenza verso i Movimenti popolari, dove i poveri si organizzano e costruiscono solidarietà".

Un "cammino sinodale" iniziato nel 2014

Quando l'arcivescovo Bergoglio è diventato Papa Francesco, spiega don Mattia Ferrari, "avendo vissuto questo accompagnamento in prima persona, e vedendo che in tante parti del mondo c’era questa esperienza pastorale, insieme ai Movimenti ha pensato che fosse giunto il momento di costruire un processo, che raccogliendo le esperienze locali fosse al servizio a livello universale e locale di queste relazioni".  Un percorso avviato nel 2014, al servizio delle relazioni dei movimenti popolari tra di loro e con la Chiesa, per riuscire assieme a organizzare la speranza, ché per essere concreta ha bisogno di essere organizzata. Soprattutto, sostiene don Ferrari, "è un cammino sinodale, Francesco lo disse già nel primo incontro".

La continuità tra Francesco e Leone

Da quel primo incontro del 2014, racconta don Mattia, ciò che è venuto dopo "è stata una grazia di Dio resa possibile grazie al lavoro di tanti, grazie alla Chiesa, grazie a tutti coloro che hanno partecipato. E' un processo grande, siamo grati e sorpresi per questa grande partecipazione, non è inspiegabile ma è una sorpresa". Tra l’altro, annuncia , nell’udienza con Papa Leone, in questi giorni, i movimenti saranno accompagnati dalle Chiese locali, da Panama, Filippine, Senegal, Stati Uniti. La grande sfida che i Movimenti popolari lanciano in tutto il mondo, sottolinea il coordinatore di EMMP, è quella "di assumere in questa società la sfida della complessità e la cultura dell’incontro. Vediamo invece che si preferisce molto spesso rifuggire l’incontro e andare allo scontro". Invece i Movimenti popolari con la loro umiltà, per don Ferrari, ci dicono: "Se vogliamo veramente assumere le sfide che la storia ci mette davanti dobbiamo assumrre la sfida dell’incontro, umiltà e perseveranza, come detto da Papa Leone nel suo primo discorso. Camminare insieme anche con chi la pensa diversamente da noi".

Da Francesco alla Dilexi te

Secondo don Ferrari, “è fondamentale ricordarci che senza i Movimenti Popolari la democrazia si atrofizza, come dice Francesco e ribadisce Leone nella sua Esortazione apostolica. Rischia di diventare una democrazia formale. Invece è vera se è sostanziale, se i popoli partecipano attivamente, il nostro percorso ha anche questo scopo, la cosa più importante della vita sono le relazioni, dobbiamo fare in modo che tutti gli attori sociali abbiano relazioni vive”.

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20 ottobre 2025, 15:41