La solidarietà per fare la storia. A Roma incontro e Giubileo dei Movimenti Popolari
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
«La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia». In questo che sembra un aforisma è racchiuso il mondo - ovvero l’essenza stessa, la lotta e le iniziative - dei Movimenti Popolari, realtà di matrice latinoamericana attualmente diffusa a livello mondiale, che il 21-24 ottobre prossimi celebrano il quinto loro incontro internazionale a Roma. Una “tradizione” iniziata con Papa Francesco nel 2014 e dal suo «sogno» di vedere la Chiesa accompagnare i Movimenti e le loro istanze. Nell’occasione i membri di tali organismi radicati nei cinque continenti saranno ricevuti dal Leone XIV e parteciperanno a un pellegrinaggio giubilare.
A presentare la serie di eventi oggi, 15 ottobre, nella Sala Stampa della Santa Sede, il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, l’organismo curiale che ha ereditato dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace la missione di dare sostegno a tali realtà, e don Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea e coordinatore di EMMP (Encuentro Mundial de Movimientos Populares), piattaforma nata dai quattro incontri romani dei Movimenti Popolari che riunisce 6 Paesi e si pone «al servizio delle relazioni dei Movimenti» tra loro, con la Chiesa e i diversi attori sociali. Al banco dei relatori anche Micheline Mwendike Kamate, membro dell’Africa, che ha condiviso la sua testimonianza da uno dei luoghi maggiormente piagati della terra: Goma, al nord della Repubblica Democratica del Congo.
Evento allo Spin Time
L’udienza con Papa Leone, il 23 ottobre, alle 16, in Aula Paolo VI, poi dialoghi con la città e i cittadini, il festival a Piazza Vittorio, organizzato con il supporto del Comune di Roma, il pellegrinaggio a San Pietro e la Messa del Giubileo delle équipe sinodali («Una coincidenza significativa»), scandiranno il programma dell’incontro mondiale e del Giubileo. A dare il via, un evento pomeridiano nello Spin Time, il palazzo nel quartiere romano dell’Esquilino occupato a scopo abitativo e sociale da circa 400 persone in emergenza, “casa” di molti Movimenti popolari a Roma. «Non una scelta di provocazione ma di valore per la vita della comunità», ha spiegato don Mattia Ferrari, in risposta a chi osservava che una celebrazione giubilare in un edificio occupato poteva sembrare «un incoraggiamento ad infrangere la giustizia civile». «Quando parliamo di Spin Time – ha affermato il sacerdote - non parliamo di un edificio occupato ma di un edificio sul quale il Comune di Roma ha annunciato un percorso di regolarizzazione». Dunque non un centro di abusivi, come una certa narrazione vuole dipingerlo, ma il luogo in cui «la comunità che lo abita è in dialogo con le istituzioni locali e si sta camminando per andare verso la legalizzazione».
La spinta della Dilexi te
«Il fondamento è sempre la Dottrina Sociale della Chiesa», ha chiarito Ferrari. E da una settimana lo è pure la Dilexi te, l’esortazione di Papa Leone sull’amore verso i poveri con il suo invito ad agire perché tutti i popoli possano «condurre una vita più dignitosa». Un nobile ideale contro il quale si infrange la realtà di un «78-85% della popolazione mondiale che vive con meno di 20 dollari al giorno», come ha riferito in sala il cardinale Czerny, evidenziando il fatto che se molti sforzi di sviluppo sono finora «falliti» è perché sono stati realizzati «senza il coinvolgimento diretto dei poveri». Il porporato gesuita ha citato Giovanni Paolo II che rifiutava quel «certo paternalismo che si limita a soddisfare solo i bisogni immediati dei poveri», come pure il Documento di Aparecida che «insiste sulla necessità di considerare le comunità emarginate come soggetti... piuttosto che come oggetti della carità altrui». Poi Papa Francesco, il quale, già dai tempi del suo ministero a Buenos Aires, aveva ascoltato, appoggiato e incoraggiato i poveri e chi combatte al loro fianco inseguendo l’obiettivo delle «tre T»: tierra, techo, trabajo (terra, casa, lavoro). I Movimenti Popolari, appunto, e i loro leader talvolta «perseguitati».
L'impulso di Papa Francesco
L’incontro di ottobre «non è un evento ma una tappa di un processo iniziato in tante parti del mondo, dove i Movimenti popolari camminano con le Chiese particolari, con i movimenti sociali formati dagli esclusi che si organizzano per lottare per l’abitare, il lavoro, la terra, il cibo e per costruire relazioni sociali nuove, rendendo la solidarietà un modo di fare la storia», ha fatto eco don Mattia Ferrari. Tra i posti in cui questo processo è cominciato c’è la città di Buenos Aires, ma nei prossimi giorni a Roma arriveranno persone da Brasile, Stati Uniti, Italia, Spagna, Senegal, Filippine, quale segno della diramazione degli ultimi anni. Anni in cui istituzioni, società e la stessa Chiesa non hanno riconosciuto i Movimenti Popolari «come soggetti, protagonisti della storia insieme agli altri attori sociali». È stato Papa Francesco, ha ricordato don Mattia, a portare tale processo nella Chiesa universale, nella forma di un percorso «sinodale» per aiutare Chiesa e Movimenti a «camminare insieme». «Papa Francesco ci ha affidato un sogno», ha detto Ferrari. E questo sogno andrà a concretizzarsi quando a fine ottobre arriveranno a Roma i delegati dei diversi Movimenti popolari insieme ai vescovi delle diocesi di appartenenza oppure ai preti, suore o laici inviati dagli stessi pastori. «Papa Francesco desiderava che fosse la Chiesa ad accompagnare i Movimenti Popolari. Siamo contenti ora di essere ricevuti da Papa Leone».
Camminare insieme
Un riconoscimento fondamentale, un segno di sinodalità e, al contempo, la spinta ad andare avanti: «Si tratta ancora di più di camminare insieme, irrobustire relazioni tra noi e con la Chiesa e altri attori sociali», ha chiosato il sacerdote. Certo, non è facile in un «momento storico difficilissimo» in cui «aumentano le ingiustizie, si intensificano le violenze e i respingimenti dei migranti, si aggrava la dittatura di un’economia che uccide, si investe nell’economia di guerra, la crisi ecologica non accenna a fermarsi». Ecco, contro tutto questo lottano i Movimenti popolari: «Costituiscono la speranza di un altro mondo possibile, fondato non sull’individualismo ma sulla giustizia, sulla solidarietà e la fraternità».
Protagonisti numero 1
Di speranza ha parlato pure Micheline: «Papa Leone nella Dilexi te ci ricorda che l’amore della Chiesa verso i poveri continua a risplendere come un faro di speranza in questo mondo che brucia». «Ci uniremo non per lamentarci ma per darci forza speranza che siamo noi i protagonisti numero 1», ha assicurato la ragazza. Parole non scontate per una giovane proveniente da un Paese che vive la massima contraddizione di esportare minerali essenziali per la transizione energetica mondiale e produrre materie prime per prodotti di lusso, ma in cui migliaia di abitanti soffrono di insicurezza alimentare, povertà e persecuzioni indicibili. Una «ingiustizia» frutto di violenze strutturali accumulate nei secoli: colonizzazione, neocolonialismo, economia che uccide. Micheline ha iniziato a far parte dei Movimenti popolari perché, come ha detto, «ho sentito che dovevo fare la mia parte». Che è quella di lottare per la giustizia e testimoniare che è possibile praticare «la solidarietà come forma di vita». «Io dico che avere già un gruppo di persone che resistono è speranza. Noi siamo la speranza, perché noi lottiamo per sopravvivere e tutti i giorni...», ha affermato Micheline. «In questa lotta siamo impegnati a organizzare manifestazioni, a cercare fondi, a partecipare a conferenze. La speranza è in quei piccoli attimi che prendi il cellulare e vai nel gruppo WhatsApp, vai sui social, uno ti risponde, mette mi piace, commenta, anche male ma fa vedere che ci siamo, esistiamo, che non siamo nell’inferno, siamo sulla terra e in questa terra noi ci siamo. E il futuro sarà migliore perché ci siamo».
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