Madagascar, il cardinale Tsarahazana: "Amore e dialogo uniche vie per la pace"
Federico Piana- Città del Vaticano
Adesso in Madagascar davvero tutto è compiuto. Prima le proteste contro il governo e la corruzione, i moti di piazza e le violenze della polizia, l’esercito che si unisce alla folla e che destituisce il presidente, Andry Rajoelina, fuggito all’estero prima che potesse essere giustiziato. Poi la festa popolare in Place du 13 May con canti e balli fino a notte inoltrata, ancora l’esercito che dichiara di aver preso il controllo della nazione africana, che scioglie il Senato e l’Alta corte e che sospende la Costituzione a data da destinarsi.
Epilogo scontato
Questa mattina, tra spade scintillanti sguainate verso il cielo, trombe squillanti ed applausi, l’epilogo quasi scontato ad Antananarivo, capitale scossa per oltre tre settimane dalle manifestazioni organizzate dai giovani del movimento “Generazione Z” : il colonnello Michael Randrianirina ha prestato giuramento come nuovo presidente. Che durerà in carica per almeno due anni, necessari per gestire la transizione democratica. Almeno così dicono i vertici militari.
Nuovo presidente
Davanti alla sede di mattoni rossi dell’Alta corte che non c’è più, il capo del famigerato contingente Copsat, protagonista anche del golpe del 2009 che portò al potere proprio Rajoelina, ha dichiarato che prenderà sul serio il suo nuovo incarico dedicando «tutte le forze alla difesa e al rafforzamento dell'unità nazionale e dei diritti umani». Parole che non devono aver convinto più di tanto Onu ed Unione Africana che non hanno esitato a condannare fermamente quello che ora viene definito a tutti gli effetti un vero e proprio colpo di Stato.
Scontro evitato
Forse quelle parole non hanno convinto fino in fondo anche il cardinale Désiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina, che però intravede nell’orizzonte confuso un briciolo di speranza: «La situazione sta degenerando in una guerra civile? Era la nostra più grande preoccupazione. Ma il peggio di uno scontro tra militari sembra essere passato».
Incertezza pericolosa
Ma non basta. Perchè ai media vaticani, Tsarahazana rivela che tutto rimane pericolosamente incerto, che i giovani sono stanchi di corruzione, diffuso malgoverno e che vorrebbero abbandonare il Paese per cercare fortuna altrove: «Di fronte a questo non osiamo parlare. Il denaro è diventato padrone della situazione, il denaro è diventato la verità, la giustizia. Qui tutti tremano davanti ai potenti: non osiamo nemmeno pronunciare i loro nomi per non subire repressioni, per non essere incarcerati, per non essere vittime di false accuse che distruggono una vita intera»
Vie per la pace
Il dialogo, l’amore per la nazione e la collaborazione tra politica e società civile sono le strade per le quali il cardinale spera che il nuovo Madagascar si possa incamminare. «Anche la Chiesa deve essere voce di chi non ha voce. Ma la Chiesa quando parla deve essere ascoltata». E la Chiesa locale non esita a chiedere alla comunità internazionale di evitare di comminare sanzioni che «sarebbero illogiche ed immorali. Sostenere i giovani che chiedono un miglioramento della loro vita e poi ucciderli con le sanzioni non avrebbe alcun senso».
Cambiare visione
Cruccio di Tsarahazana è anche la modifica dell’attuale Costituzione, ora sospesa dall’esercito, che dovrebbe essere migliorata per impedire ai politici malintenzionati di prendere il potere: «Queste persone sono esperte nel parlare, nel suscitare l'entusiasmo della folla. Hanno soldi e raggiungono il loro obiettivo. E le crisi si ripetono». Come i golpe che, dall’indipendenza dalla Francia in poi, hanno riempito le pagine di storia nazionale.
Ingiustizia al potere
Il cardinale si scusa, «ma è il mio cuore che parla», quando indica, come emblema della corruzione e dell’ingiustizia del potere malgascio, proprio la sua città di Toamasina, sede arcivescovile. È la capitale economica del Madagascar con il suo grande porto, la sua produzione sconfinata di latte, chiodi di garofano, vaniglia e cannella. «Ma è anche la città più brutta in assoluto. Basta che piova per due ore e le strade principali si trasformano in piscine». E a imbruttirla è stato proprio il malaffare dei governanti contro i quali si è scagliata la “Generazione Z”. «Una volta alcuni imprenditori locali sono venuti da me piangendo perché gli veniva negata l'autorizzazione all'esportazione. Eppure sono specialisti, è il loro mestiere, sono in regola. Al contrario, persone che non conoscono nemmeno questo mestiere hanno ottenuto facilmente tutti i permessi. È un'ingiustizia che va combattuta».
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui