Crociata: l'Europa ritrovi la capacità di coltivare la pace
Giovanni Zavatta - Città del Vaticano
Il valore di essere "parte attiva, anzi determinante, nella nascita del cammino comune di diversi Paesi che ha portato all’Unione europea di oggi" va riscoperto e rafforzato, convinti della sua capacità di affermarsi efficacemente "anche su un presente così fosco e angosciante come l’attuale". È "il primo passo" da fare, il contributo principale che i cristiani possono dare oggi nel Vecchio Continente dove i principi originari "sembrano ormai inesorabilmente" relegati nel passato. È un’Europa “stanca”, “inadeguata”, che sembra vivere un pericoloso "processo di dissoluzione" quella descritta da monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea (Comece), che ha aperto ieri, 1° ottobre, l’assemblea d’autunno a Bruxelles. "È venuto meno il senso della necessità di coltivare la pace, di vigilare sui motivi che potevano far ritornare la guerra", ha detto senza mezzi termini Crociata parlando della crisi attuale.
Due pericolosi segnali
Nel suo rapporto ha parlato di due pericolosi segnali. Il primo è "la rimozione della memoria", che sta portando a ripetere tragici errori del passato, con la crescita di consensi a favore di forze politiche che alimentano chiusure nazionalistiche e populistiche; il secondo è la mancanza di "una percezione condivisa della serietà dei rischi interni ed esterni che l’Unione sta correndo" con la conseguenza che "risulta confusa e contraddittoria la valutazione delle misure necessarie da prendere". Un passaggio è dedicato alla questione della difesa "da eventuali aggressioni dopo il cambiamento dell’equilibrio intervenuto nella Nato". Una scelta, quella del Rearm Europe, che "risente dell’urgenza e della necessità imposte dal moment"» ma che porta con sé - ha osservato monsignor Crociata - "il fatto stesso di investire in armi quel che dovrebbe, almeno in parte, servire ad altro".
Il contributo dei cristiani
È in questa fase di grave crisi che i cristiani possono di nuovo offrire il loro contributo di esperienza, opportunità e valori, "la capacità di incidere sul lungo periodo attraverso il rafforzamento dei processi di educazione e formazione", così come "nei processi culturali, nel dibattito pubblico, nella diffusione di opinioni e visioni condivise ispirate al senso del bene comune europeo". Il presidente della Comece ha esortato l’UE a non perdere di vista tale orizzonte contrastando "quel senso di autosufficienza e di autoreferenzialità che rende le burocrazie e i poteri consolidati insensibili alle attese e ai bisogni della gente".
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