Cerca

Yeshua impegnato nel suo progetto di aiuto ai bambini orfani in Africa Yeshua impegnato nel suo progetto di aiuto ai bambini orfani in Africa
Storie di Speranza

Yeshua, da una Siria senza libertà all'impegno per dare un futuro agli orfani in Africa

Dell'adolescenza a Damasco, dove è nato, ancora sente la poesia e la musica, ricorda i ritiri con il gesuita van der Lugt, ma anche i traumi delle torture subite sotto il regime di Assad. Emigrato in Germania, abbraccia la fede cristiana e fonda una Ong per aiutare chi non ha i mezzi più elementari per vivere. "Il mio sogno è lavorare con i gesuiti per stare accanto agli abbandonati, dalla Cambogia all'Uganda, e creare luoghi sicuri dove possano trovare protezione"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

La storia di Yeshua è una storia di coraggio, liberazione, perdono, servizio. Tanti i suoi salti, da una fede all'altra, da un Paese all'altro. Di origine siriana, è fuggito dal regime per stabilirsi in Germania, dove tuttora si sente un po' estraneo ma è felice per l'amore che dà e riceve, per aver pensato un progetto ambizioso che ha a cuore i più vulnerabili. Ingegnere, ha maturato il desiderio di dare una casa a bambini orfani in Africa. Con la sua ONG, la sua speranza è regalarsi e regalare un futuro di dignità, rispetto, concordia, bellezza. 

La Siria della gioventù, quel respiro delle culture

Nato e cresciuto a Damasco "in una bella famiglia musulmana", frequenta le scuole della Chiesa cattolica armena che si trovavano nella zona di Bab Touma, la Porta di Tommaso: "Non ci vado da oltre quindici anni, ma le immagini sono ancora vive nella mia mente. Vedo ancora le antiche mura immerse nella luce soffusa della città vecchia - racconta -, sento ancora il profumo del pane fresco che si diffondeva nelle stradine, dove il tempo sembrava scorrere più lentamente, quasi in modo sacro. Ricordo i piccoli caffè dove mi ritrovavo con i miei amici, erano dei veri santuari culturali. Lì i poeti riversavano la loro anima sulla carta, i musicisti accordavano i loro strumenti e condividevano i loro sogni, la gente discuteva con passione di politica, i giovani innamorati si scambiavano sguardi timidi e gli anziani assaporavano la compagnia degli amici. Ricordo i volti, l'aroma e la sensazione di pace e appartenenza che riempiva quei momenti. Rimarrà per sempre impressa nella mia memoria la Casa di Sant'Anania, a pochi passi dalla mia scuola, un antico santuario sotterraneo che si ritiene fosse la dimora di Anania di Damasco, dove battezzò Saulo, che divenne l'apostolo Paolo". Siamo vicino alla Porta Orientale, un tempo il decumanus maximus, menzionato negli Atti degli Apostoli. "Percorrevo quelle stesse strade, ignaro di quanto profondamente la storia sussurrasse sotto i miei piedi".

Yeshua e padre Frans van der Lugt
Yeshua e padre Frans van der Lugt   (©Yeshua)

I ritiri col gesuita van der Lugt

A tredici anni, incoraggiato dai genitori, Yeshua partecipa alle escursioni di più giorni conosciute come “Al Maseer”, organizzate da padre Frans van der Lugt, gesuita olandese assassinato dai jihadisti nel 2014 a Homs: la sua gentilezza e il suo spirito, ricorda, hanno toccato la vita di tante persone. Per diversi anni prende parte ai ritiri da lui guidati, "esperienze che mi hanno profondamente plasmato prima di lasciare la Siria. Durante quei viaggi, abbiamo camminato attraverso l'anima della Siria. Ricordo la maestosa catena montuosa costiera, che si estende lungo il Mediterraneo, le antiche rovine di Busra al-Sham e Al-Qanawat, dove i templi romani e le prime basiliche cristiane sussurrano storie di fede e resistenza. Ricordo Palmira (Tadmur), le sue rovine che brillano d'oro sotto il sole del deserto, i campi di grano che ondeggiano all'infinito nell'Alta Mesopotamia e il fiume Eufrate, ampio ed eterno. Ricordo Ugarit, la culla dell'alfabeto, dove antiche scritture un tempo univano popoli e lingue. Stando lì, mi sono sentito connesso alle origini stesse dell'espressione umana. La Siria - rammenta - è per me una terra dove una volta convivevano pace, amore, generosità e storia. Ora, la Siria significa un passato dolceamaro, l'inizio di un viaggio lungo e impegnativo. Significa innumerevoli ricordi, sia gioiosi che strazianti. Significa la terra calda che abbraccia i resti di tanti cari. Significa casa, con tutto il suo dolore e la sua bellezza".

Non lasciarsi consumare da odio, torture, umiliazione

Yeshua accenna ai molti luoghi in Siria marcati dai traumi che ancora gli risuonano dentro: "La guarigione è un lungo viaggio, e io sto ancora percorrendo quella strada. Ho imparato che alcune ferite non scompaiono mai veramente; si impara a conviverci, a respirare attraverso di esse e in qualche modo ad andare avanti. Ci sono stati momenti in cui le persone al potere hanno fatto tutto il possibile per disumanizzarmi, per spezzare il mio spirito, la mia volontà e la mia dignità, tutto perché mi sono rifiutato di apporre la mia impronta digitale insanguinata su una scheda elettorale per votare il nuovo presidente, Bashar al-Assad, figlio del defunto sovrano. Per quel semplice atto di coscienza - denuncia -, sono stato gettato in una cella di isolamento, torturato fisicamente e psicologicamente. Sono stato privato di tutto, tranne che della mia fede". È sopravvissuto non si sa come.

"Li ho perdonati"

"Un'altra volta, durante l'addestramento militare obbligatorio, ci era stato proibito di leggere o portare libri. Ma non potevo vivere senza parole, così ne portai di nascosto alcuni. Furono scoperti. Tra questi ce n'era uno che conteneva una frase di un poeta: 'L'amore è una rivoluzione. Un uomo che sa amare è un rivoluzionario, uno che può cambiare il mondo'. Quella frase divenne il mio crimine. Mi accusarono di sfidare il regime. Ma per me non era politica, era fede. Quelle parole mi ricordavano Gesù, il rivoluzionario dell'amore, che osò opporsi all'ipocrisia e all'ingiustizia, che abbracciò gli emarginati, che sostituì la vendetta con la misericordia e che credeva che l'amore potesse redimere anche il cuore più oscuro. Per questo sono stato punito di nuovo, gettato in un fosso pieno di rifiuti umani per ore. Volevano spezzarmi con l'umiliazione. Ma anche lì, coperto di sporcizia e dolore, ho sentito qualcosa che non avrebbero mai potuto toccare: la forza tranquilla della mia anima e il sussurro di Gesù che mi diceva: 'Non sei solo'".

La chiesa di Hanania dove fu battezzato San Paolo
La chiesa di Hanania dove fu battezzato San Paolo

E ancora il ricordo di un altro giorno, su un ponte a Damasco: "Avevo solo diciassette anni e ridevo con un amico su un autobus. Alla radio, qualcuno lodava il partito al potere. Due agenti dei servizi segreti ci hanno sentito ridere e ci hanno accusato di deridere il regime. Mi hanno picchiato e umiliato proprio lì, per strada. Ero solo un ragazzo. Anche allora, pieno di rabbia, dolore e incredulità, ho scelto di non lasciarmi consumare dall'odio. Attraverso Gesù - scandisce - ho imparato a perdonare chi mi aveva trattato con tanta crudeltà. Mi ha insegnato a vedere il male, non l'uomo. E così, nel mio cuore, li ho perdonati, non perché meritassero il perdono, ma perché mi rifiutavo di lasciare che il loro odio mi definisse. Provavo pietà per loro e pregavo per loro, perché in verità «non sapevano quello che facevano»".

La forza attrattiva del cristianesimo

Yeshua confida il percorso che lo ha portato al cristianesimo, l'attrazione per una fede ha trasformato la tua vita. Il primo contatto è avvenuto attraverso la nonna, una donna armena sopravvissuta al genocidio del 1915 e arrivata in Siria come rifugiata. Era una giovane cristiana quando raggiunse Damasco, ma la famiglia che la accolse la convertì all'Islam. "Non l'ho mai conosciuta, ma la sua Bibbia è rimasta nella nostra casa, testimone silenziosa della sua fede, sacra reliquia di amore e sofferenza. La tenevo spesso tra le mani, e in quelle pagine percepivo il suo dolore e la sua speranza ancora vivi". E ricorda ancora che da ragazzo si univa spesso agli amici cristiani in chiesa, cantando inni con loro. Erano benèfici. Così come quando, sebbene ancora non battezzato, accompagnò gli amici alla loro Prima Comunione. "Me ne stavo in silenzio in mezzo agli altri bambini, nessuno sembrava notarmi, eppure quel giorno mi è successo qualcosa di profondo. Non riesco a descrivere l'intensità di quel momento, la sensazione di ricevere una grazia indescrivibile. Dico spesso che da quel giorno ho ricevuto un amore che non mi ha mai abbandonato".

Il dolore può generare compassione

La recita mattutina del Padre Nostro gli fa percepire un Dio vicino, personale e pieno d'amore. "Attraverso l'esperienza degli anni trascorsi vicino a padre Frans van der Lugt e, più tardi, con padre Paul, un sacerdote lazzarista che prestava servizio a Damasco, ho capito cosa significa veramente seguire Gesù, vivere una vita di amore incrollabile, umiltà e devozione, fino alla morte. Diventare cristiano mi ha cambiato completamente - prosegue Yeshua -, la mia fede ha dato un senso sia rispetto alle sofferenze che alle benedizioni. Mi ha insegnato che il dolore può portare alla compassione e che ciò che una volta sembrava una perdita era spesso il modo in cui Dio mi preparava a qualcosa di più grande". Ma la consapevolezza di aver trovato una strada aderente ai desideri più profondi tuttavia non lo rende immune dalle difficoltà. Certo è che una libertà interiore straordinaria lo investe anche nel suo rapporto con la famiglia di origine, con cui cerca una via di rispetto e gentilezza quando si tratta di questioni di fede. "Rispondo alle loro domande quando vogliono davvero capire e resto in silenzio quando percepisco rabbia o dolore".

Il sogno di Yeshua
Il sogno di Yeshua   (©Yeshua)

La solitudine della diaspora

Andare in Germania significa trovare uno spazio di crescita ma anche tanta solitudine. "Il silenzio delle barriere linguistiche e la silenziosa distanza delle differenze religiose mi pesavano. Ho dovuto lasciarmi alle spalle tutto e tutti quelli che amavo. Nel profondo, sapevo che non sarei mai tornato, non perché non volessi, ma perché le realtà politiche e religiose avevano già chiuso quella porta. Lasciare casa mia è stato come strappare le mie radici dalla terra con le mie stesse mani, solo per piantarle in un terreno straniero, dove sarei sempre rimasto un estraneo. Sono arrivato a vivere in una sorta di limbo - sottolinea Yeshua -, senza appartenere completamente a nessun luogo. È come se esistessi in un silenzioso vuoto tra due mondi. Ma ciò che mi dà pace è sapere che appartengo a Gesù". E cita il versetto di Luca «Nessuno che abbia messo mano all'aratro e poi si volti indietro è adatto per il regno di Dio» che gli ricorda il valore della strada da percorrere, per quanto solitaria o incerta.

Dare protezione agli orfani

La vocazione al servizio in Yeshua nasce quando ancora vive in Siria, alimentata dalla "misericordia dei genitori" e dei padri spirituali che lo guidano. Non dimenticare i piccoli diventa "la bussola" della sua vita. Inizia a cercare Lui in ogni persona bisognosa, in ogni bambino orfano, in ogni straniero che incrocia. Quando ottiene la cittadinanza tedesca, sperimenta l'eccitazione di un mondo che gli si apre senza barriere. Si sente investito di una missione dagli ampi orizzonti che lo porta a fondare una ONG. L'obiettivo: stare accanto a coloro che non hanno i mezzi più elementari per vivere, indipendentemente dal colore della pelle o dalla religione, e costruire soluzioni durature che diano forza alle comunità vulnerabili. Siamo alla fare iniziale, tutto il progetto è stilato in ogni dettaglio, bisogna cercare di avere il terreno. "Miriamo a migliorare l'accesso al cibo, all'istruzione e all'assistenza sanitaria e ad aiutare le persone a rafforzare il loro posto all'interno delle loro società. Pensiamo all'Ucraina, la Cambogia, il Kenya e l'Uganda, dove il nostro impatto continua a crescere. Il mio sogno e la mia preghiera continua - spiega - sono quelli di lavorare a stretto contatto con i gesuiti e altri ordini cattolici per creare villaggi per orfani in tutto il mondo, luoghi sicuri e accoglienti dove i bambini senza genitori e abbandonati possano trovare protezione, amore e un senso di appartenenza". 

Progettare insieme
Progettare insieme   (©Yeshua)

La speranza riposa nelle promesse di Dio

È un modo, quello di Yeshua, per superare i conflitti. "Quando parliamo di pace politica, mi rendo conto che la vera pace può esistere solo quando i bisogni, i diritti e la dignità di ogni parte sono reciprocamente rispettati. In guerra tutti perdono. Nella pace, tutti prosperano insieme, riconoscendosi prima di tutto come esseri umani". Guardare alla Siria oggi è come guardare una persona che cerca di mantenere l'equilibrio su un fragile pezzo di legno alla deriva in acque incerte, constata amaramente Yeshua. "La Siria non è un atleta allenato per una simile impresa e la tavola sotto i suoi piedi è ben lontana dall'imbarcazione robusta che un tempo sognava. Eppure continua a lottare per rimanere in piedi, tremando, scivolando, ma rifiutandosi di arrendersi. C'è un pubblico che osserva: alcuni rimangono passivi, altri si sporgono in avanti, mossi dalla compassione, tendendo la mano per stabilizzarla. Credo sinceramente che questa regione, un tempo culla di civiltà, conservi ancora un profondo potenziale di rinnovamento e abbondanza", osserva. Yeshua torna alla sua storia personale e parla di quanto la speranza riposa nelle promesse di Dio, per esempio in una moglie conosciuta per grazia. "Essere cristiano con un background islamico e straniero ha reso tutto ancora più difficile, le mie possibilità di costruire una famiglia sembravano svanire un po' di più ogni anno che passava. Ad un certo punto, ho quasi rinunciato. Ma guardatemi ora, Dio mi ha benedetto ben oltre le mie aspettative. Stiamo aspettando un bambino, cosa che un tempo ritenevo impossibile a causa dei farmaci che dovevo assumere, che avrebbero potuto compromettere la mia capacità di avere figli", racconta.

Scegliere l'amore

"Ogni giorno mi viene ricordato che nulla è impossibile a Dio. Per me la speranza ha molti volti. Risplende nei sorrisi dei bambini siriani, ucraini e ugandesi che ho avuto la fortuna di incontrare. E più vicino a casa, la vedo negli occhi luminosi della figlia piccola dei nostri cari amici che scopre il mondo per la prima volta con uno stupore così puro che sembra un assaggio del paradiso stesso. Trovo speranza nel dolce canto degli uccelli che mi salutano ogni mattina nel piccolo giardino dietro casa nostra, attenuando il peso delle buie albe invernali tedesche. La vedo nelle preghiere sussurrate dai credenti la cui fede resiste a ogni prova. La speranza è ovunque, nella resilienza del creato, nella gentilezza che ancora batte nei cuori umani e nella verità incrollabile che anche dalla rottura Dio può ricostruire qualcosa di integro". È con un appello accorato che Yeshua chiosa la sua testimonianza: "Costruite la pace non con le armi, ma con la giustizia e la misericordia. Viviamo una sola volta, e la vita stessa è grazia, un dono fragile e prezioso nato dal Suo amore. Apprezzatela. Rispettate ogni vita umana. Imparate ad abbracciarvi e a perdonarvi gli uni gli altri, anche nelle vostre differenze. Scegliete l'amore invece della paura".

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

Photogallery

Alcune immagini di Yeshua
19 ottobre 2025, 14:10