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Cop30, a Belém per dare un'anima ai colloqui

La presenza di rappresentanti ecclesiali, ong cattoliche e le iniziative con i movimenti di base per dare un valore aggiunto ai lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici apertasi oggi in Brasile

Silvonei José Protz - Belém

"Se volete coltivare la pace, prendetevi cura del Creato. Esiste un chiaro legame tra la costruzione della pace e la custodia del Creato". Dopo queste forti parole di Papa Leone XIV nel suo messaggio ai leader mondiali partecipanti al Vertice sul Clima a Belém, Brasile, questo lunedì, nella capitale mondiale del Clima, ha inizio la 30ª sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP30). "Se da un lato, in questi tempi difficili, l'attenzione e la preoccupazione della comunità internazionale sembrano concentrarsi principalmente sui conflitti tra le nazioni", ha detto il Santo Padre nel suo messaggio, "dall’altro lato cresce anche la consapevolezza che la pace è minacciata anche dal mancato rispetto del Creato, dal saccheggio delle risorse naturali e dal progressivo declino della qualità della vita a causa dei cambiamenti climatici". Nei prossimi giorni, fino al 21 novembre, gli occhi del mondo saranno puntati sulle numerose discussioni, plenarie e dibattiti su come cambiare direzione di fronte alla crisi ambientale che minaccia il pianeta.Le sfide, che dopo 10 anni dall'Accordo di Parigi, come ha affermato il cardinale Parolin, segretario di Stato del Vaticano nel suo discorso ai presenti al Vertice sul Clima, sono oggi più rilevanti di quanto lo fossero dieci anni fa, e il raggiungimento dei suoi obiettivi sembra ancora lontano. "Non possiamo permetterci il lusso di un altro decennio di opportunità perse. Dobbiamo chiederci cosa manca".  Delegazioni provenienti da oltre 150 paesi, tra cui quella della Santa Sede, discuteranno le azioni da intraprendere per affrontare la crisi climatica.

La Chiesa cattolica alla COP30

La Chiesa cattolica darà il suo contributo pastorale e profetico all’incontro con il programma “Chiesa alla COP30”. Questa iniziativa promuove eventi e attività di formazione, riflessione e mobilitazione sociale sulla cura della Casa Comune, in sintonia con il magistero della Chiesa (in particolare l’enciclica Laudato si' e l’esortazione Laudate Deum. A tal fine, l'arcidiocesi di Belém ha lavorato su due fronti: la partecipazione della Santa Sede e la parte pastorale della Chiesa. Nel caso della Santa Sede, il compito dell'arcidiocesi è stato quello di condurre tutte le trattative necessarie per soddisfare le esigenze logistiche e di alloggio della Santa Sede, della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e del Consiglio episcopale latinoamericano e dei Caraibi (Celam), con monsignor Alberto Taveira Corrêa, arcivescovo emerito di Belém, come presidente della Coordinazione arcidiocesana della commissione di preparazione e accompagnamento della COP30. Del Vaticano partecipano 10 membri in rappresentanza diretta della Santa Sede, la cui delegazione nella prima parte (Vertice sul Clima) era guidata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Egli era la massima autorità della Chiesa, in rappresentanza di Papa Leone XIV, che ha inviato un messaggio. Il vice capo della delegazione è il nunzio apostolico in Brasile, monsignor Giambattista Diquattro. Fanno parte della delegazione della Santa Sede anche altri membri, tra cui laici, che operano in diversi settori, come consiglieri, membri del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, della Sala Stampa della Santa Sede, del Dicastero per la Cultura e l'Educazione e della Direzione delle Infrastrutture e dei Servizi. Presente anche il Dicastero per la Comunicazione con la copertura integrale dell'evento. La commissione è completata dai vescovi dell’arcidiocesi di Belém: monsignor Júlio Endi Akamine (arcivescovo metropolita di Belém), monsignor Alberto Taveira Corrêa (arcivescovo emerito di Belém e presidente del coordinamento arcidiocesano della Commissione di preparazione e accompagnamento della COP30) e monsignor  Paolo Andreolli (coordinatore arcidiocesano della Commissione di preparazione e accompagnamento della COP30). Infine, a completamento della delegazione della Chiesa cattolica, sono presenti rappresentanti delle presidenze della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam), delle Conferenze episcopali dell'Asia (Fabc) e delle Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam).

Il programma pastorale

Il programma pastorale si svolgerà dall'11 al 16 novembre, a cura dell'arcidiocesi di Belém, in quattro centri della regione metropolitana (nel centro di Belém, nel distretto di Icoaraci, ad Ananindeua e a Santa Bárbara). L’evento comprenderà tavole rotonde tematiche, stand espositivi, laboratori, celebrazioni liturgiche, presentazioni culturali e azioni di sensibilizzazione. L’obiettivo è quello di offrire spazi di ascolto, condivisione e impegno di fronte alle attuali sfide socio-ambientali, rafforzando la pastorale dell’”Ecologia integrale” e incoraggiando una vera conversione ecologica nelle comunità. Il 12 novembre, nel pomeriggio, l'attività avrà un programma nazionale con una conferenza stampa promossa dalla Cnbb, seguita dalla “Marcia dei Martiri della Casa Comune”, che partirà dal collegio Santa Catarina de Sena in direzione della basilica santuario Nossa Senhora de Nazaré. Il programma è organizzato in quattro poli, ciascuno con un team di coordinamento e un focus di pubblico. Nel “Polo Sociale” movimenti sociali, Ong cattoliche, congregazioni, istituti e nuove comunità; nel “Polo Educazione e Salute” pastorale universitaria, istituti di istruzione superiore, pastorale della salute e ospedali; nel “Polo Gioventù” gioventù, pastorale dell’educazione, dell'infanzia e della famiglia; nel “Polo Sostenibilità” parrocchie, gruppi e comunità della regione episcopale Nossa Senhora do Ó (Benevides, Santa Bárbara, Murinin, Benfica, Mosqueiro).

La chiave è Gesù Cristo

Monsignor Alberto Taveira Corrêa, parlando  con Radio Vaticana-Vatican News, ha raccontato che la preparazione per la presenza della Chiesa cattolica alla COP30 è stata una preparazione fatta con tutto il cuore. "Ho sempre sostenuto che la nostra responsabilità è quella di dare un’anima. Perché la COP non è un evento nostro, è organizzato dall'Onu. Quindi spetta a noi, attraverso la convivenza, le parole, la testimonianza, dire che la chiave di tutto non è il verde, non è l’acqua, non è l’aria ma sono le persone. E più di ogni altra cosa, la chiave è Gesù Cristo. Quindi, ciò che la Chiesa sta promuovendo così tanto e che è rachiusa sotto l’espressione “ecologia integrale”, aiuterà a convincere le persone a lavorare per superare i cambiamenti climatici, a convivere con queste realtà, ad avere un amore più grande per la natura". Parlando dei temi che saranno discussi nei prossimi giorni, il presule ha affermato che ciò che più attira la sua attenzione "è la crescente consapevolezza della responsabilità nei confronti della casa comune. E qui dobbiamo ringraziare una figura che ormai è in cielo, Papa Francesco. L’enciclica che ha compiuto dieci anni, a mio avviso, è proprio alla base di tutto questo. Ciò che mi colpisce di più non sono gli argomenti che saranno discussi. È una nuova consapevolezza. Una nuova consapevolezza che può crescere di fronte alla realtà, alla natura, e cercando, naturalmente, l'espressione che useremo sempre: un’”ecologia integrale”. Questa è la realtà dell’ecologia, guardando anche un po’ alla realtà della nostra città di Belém, la porta d'ingresso a quel mare verde chiamato Amazzonia», ha concluso.

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10 novembre 2025, 15:10