Cop30, Parolin: maggiore volontà politica per combattere i cambiamenti climatici
Federico Piana - Città del Vaticano
Il discorso che il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha pronunciato ieri pomeriggio a Belém, durante il vertice sul clima organizzato alla presenza di 70 leader mondiali in vista della Cop30 che si aprirà lunedì in Brasile, contiene una premessa potente. Che può essere considerata un monito per il mondo intero: «Dieci anni fa, la comunità internazionale ha adottato l’accordo di Parigi. Le sfide individuate in esso sono oggi più rilevanti di quanto lo fossero dieci anni fa ma il raggiungimento dei suoi obiettivi sembra ancora lontano. Non possiamo permetterci un altro decennio di opportunità mancate. Dobbiamo chiederci cosa manca».
Accordo importante
L’intervento del segretario di Stato, che ha preso parte ad una tavola rotonda dal titolo, chiaro e sfidante, “10 anni dell'Accordo di Parigi: contributi determinanti a livello nazionale e finanziamenti”, ha acceso i riflettori sull’importanza di quell’accordo che «non ha solo un significato ambientale, economico e politico ma anche una rilevanza sociale ed etica, poiché riguarda principalmente la vita dei più poveri e dei più fragili».Dunque, bisogna approcciarsi ad esso avendo cura di non abbandonare una prospettiva integrale che ne garantisce il processo di attuazione: «Sappiamo che il legame tra etica e istruzione è profondo: l'istruzione è uno dei principali strumenti attraverso cui si forma il nostro senso etico e l'etica, a sua volta, guida gli obiettivi e i metodi dell'istruzione. In questo contesto, la componente educativa dell'attuazione dell'Accordo di Parigi è della massima importanza».
Strategie positive
Parolin, in questo senso, ha voluto ricordare quando Papa Francesco — in occasione dell'High-Level Virtual Climate Ambition Summit 2020 del 12 dicembre 2020 — aveva annunciato l’impegno della Santa Sede ad adottare una strategia di emissioni nette zero entro il 2050: il Papa, ha detto il segretario di Stato, «ha sottolineato l'importanza di raggiungere questo obiettivo, muovendosi su due fronti. Da un lato, lo Stato della Città del Vaticano si impegna a intensificare i propri sforzi di gestione ambientale, già in atto da diversi anni. Questi temi sono presentati in dettaglio nel primo Biennial Transparency Report (Btr) e nella recente Comunicazione nazionale presentata dalla Santa Sede, a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano. D'altra parte, la Santa Sede si impegna a promuovere l'educazione all'ecologia integrale. Le misure politiche e tecniche devono essere combinate con un processo educativo che promuova un modello culturale di sviluppo e sostenibilità basato sulla fraternità e sulla cura del creato».
Nuovo modello culturale
Il modello culturale al quale Parolin fa riferimento dovrà essere in grado di superare la cultura dello scarto sostituendola con la cultura della cura. Ma questo nuovo modello dovrebbe anche tenere conto della giustizia climatica che, ha affermato Parolin citando Leone XIV, «è un'esigenza urgente che va ben oltre la semplice protezione dell'ambiente. Si tratta infatti di una questione di giustizia, sociale, economica e umana». A chiudere il discorso di Parolin al vertice su clima — che ha anticipato la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cop30 che si svolgerà sempre a Belém dal 10 al 21 novembre — un forte appello ad impegnarsi per affrontate, senza indugi, la sfida dei cambiamenti climatici. «Dobbiamo aumentare la nostra volontà politica per intraprendere consapevolmente questo percorso. La Santa Sede è pronta a sostenere questo processo, consapevole che sotto il nostro Padre comune siamo un'unica famiglia umana: non ci sono frontiere o barriere, politiche o sociali, dietro le quali possiamo nasconderci».
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