Cop30, il Papa: sia speranza in un mondo in fiamme per guerre e riscaldamento globale
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
In un mondo “in fiamme”, per i conflitti che lacerano diverse parti del Pianeta e per il riscaldamento globale, la Cop30 possa essere un “segno di speranza”, oltre che uno stimolo ad abbracciare con "coraggio" una “conversione ecologica” che porti ad una sensibilità diffusa verso la crisi climatica, ad un cambiamento di mentalità e stili di vita, alla salvaguardia della dignità e inviolabilità della vita umana e soprattutto consenta ai Paesi poveri di raggiungere il massimo del proprio potenziale. Sono auspici concreti quelli che esprime Papa Leone XIV ai capi di Stato e di governo riuniti in questi giorni a Belém, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana, per la Cop30. È la 30.ma Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e vi partecipa pure la Santa Sede con una delegazione di dieci membri, guidata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.
LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO DI PAPA LEONE XIV
Il legame tra pace e tutela del creato
Proprio Parolin, giunto nei giorni scorsi a Belém, dà lettura del messaggio del Pontefice in lingua inglese che si apre con l’assioma tante volte ribadito da Papa Francesco e, prima di lui, da Benedetto XVI: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Un principio che rende evidente il “chiaro legame tra la costruzione della pace e la tutela del creato”.
La ricerca della pace da parte delle persone di buona volontà sarà sicuramente facilitata dal comune riconoscimento del rapporto inscindibile tra Dio, gli esseri umani e l'intero creato
La pace minacciata anche dalla mancanza di rispetto per il creato
"Se da un lato, in questi tempi difficili, l’attenzione e la preoccupazione della comunità internazionale sembrano concentrarsi principalmente su conflitti tra nazioni, dall’altro c’è pure una crescente consapevolezza che la pace è minacciata anche dalla mancanza del dovuto rispetto per il creato, dal saccheggio delle risorse naturali e dal progressivo peggioramento della qualità della vita a causa del cambiamento climatico”, afferma Papa Leone.
Cooperazione internazionale e multilateralismo coeso
Denuncia quindi il fatto che queste sfide mettono in pericolo la vita di tutti gli abitanti del pianeta; richiedono pertanto “una cooperazione internazionale” e “un multilateralismo coeso e lungimirante che ponga al centro la sacralità della vita, la dignità donata da Dio a ogni essere umano e il bene comune”. Purtroppo, oggi, al contrario si assiste “ad approcci politici e comportamenti umani che vanno nella direzione opposta, caratterizzati da egoismo collettivo, disprezzo per gli altri e miopia”.
In un mondo in fiamme, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati, questa Conferenza deve diventare un segno di speranza, attraverso il rispetto mostrato alle idee altrui nel tentativo collettivo di cercare un linguaggio comune e un consenso mettendo da parte interessi egoistici, tenendo presente la responsabilità gli uni per gli altri e per le generazioni future
Una nuova architettura finanziaria
Ispirato dalla Laudato si’ e dal suo principio-guida del clima come “bene comune, appartenente a tutti e destinato a tutti”, Papa Leone XIV elenca allora quelle che sono le sue speranze per la Cop30. Anzitutto, che i partecipanti abbraccino con coraggio una “conversione ecologica con il pensiero e con le azioni, tenendo presente il volto umano della crisi climatica”.
Possa questa conversione ecologica ispirare lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria internazionale incentrata sull’uomo che assicuri che tutti i Paesi, specialmente quelli più poveri e quelli più vulnerabili ai disastri climatici, riescano a raggiungere il loro pieno potenziale e vedere rispettata la dignità dei propri cittadini
“Tale architettura dovrebbe tenere conto anche del legame tra debito ecologico e debito estero”, sottolinea inoltre il Papa. Che auspica pure “un’educazione all'ecologia integrale che spieghi perché le decisioni a livello personale, familiare, comunitario e politico plasmano il nostro futuro comune, sensibilizzando al contempo sulla crisi climatica e incoraggiando mentalità e stili di vita che rispettino maggiormente il creato e salvaguardino la dignità della persona e l'inviolabilità della vita umana”.
Cura del creato, espressione di umanità
Nel messaggio di Leone XIV tornano inoltre le parole di un altro Pontefice, San Giovanni Paolo II, che già negli anni ’90 sottolineava il fatto che “la crisi ecologica è una questione morale” e, come tale, “pone in evidenza l'urgente necessità morale di una nuova solidarietà, specialmente nelle relazioni tra i Paesi in via di sviluppo e i Paesi altamente industrializzati”. “Gli Stati devono mostrarsi sempre più solidali e fra loro complementari nel promuovere lo sviluppo di un ambiente naturale e sociale pacifico e salubre”, affermava Wojtyla e Prevost lo ribadisce. Invece, constata, "sono proprio le persone che vivono in condizioni di maggiore vulnerabilità a subire per prime gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, della deforestazione e dell'inquinamento”.
Prendersi cura del creato diventa quindi un'espressione di umanità e solidarietà
Accelerare l'attuazione dell'Accordo di Parigi
Con questo sguardo risulta assolutamente fondamentale “trasformare le parole e le riflessioni in scelte e azioni basate sulla responsabilità, la giustizia e l'equità per raggiungere una pace duratura prendendosi cura del creato e del prossimo”. Inoltre come la crisi climatica riguarda tutti, “le azioni correttive" dovrebbero coinvolgere tutti: governi locali, sindaci e governatori, ricercatori, giovani, imprenditori, organizzazioni religiose e ONG.
Ancora, come il suo predecessore, Papa Leone rileva il fatto che l’Accordo di Parigi - siglato nel 2015 dalla comunità internazionale, sulla necessità di una risposta efficace e progressiva alla minaccia urgente del cambiamento climatico - dopo dieci anni non ha avuto gli effetti sperati. “Il percorso per raggiungere gli obiettivi fissati in tale accordo rimane lungo e complesso”, afferma il Pontefice. Incoraggia perciò gli Stati parti ad “accelerare con coraggio l’attuazione dell'Accordo di Parigi e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”.
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