Un libro sul cinema missionario, Viganò: "Continente visivo da esplorare"
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
In Alaska la missione è fatta di resistenza, viaggio, fatica. Un video mostra le slitte che scivolano sulla superificie ghiacciata. In Congo è la foresta equatoriale a dominare la scena e i riti, i balli, ma anche le immagini di sacerdoti in canoa, sacerdoti che insegnano, curano. Sono solo alcuni dei fotogrammi proiettati questo pomeriggio, nella sede romana di Propaganda Fide, durante la presentazione del volume Cinema e missione. Fonti audiovisive e storia delle missioni cattoliche a cura di Gianluca della Maggiore, Sergio Palagiano, Steven Stergar e Dario Edoardo Viganò. L’incontro, moderato dalla giornalista dei media vaticani Cecilia Seppia, è stato aperto dall’intervento dell’arcivescovo Samuele Sangalli, segretario aggiunto del Dicastero per l'Evangelizzazione sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari, che ha osservato: "Il cinema missionario è anche un cinema dell’incarnazione, che mostra il volto di Cristo nei volti dei poveri, degli ultimi, dei popoli in cammino".
Un "apostolic cinema"
Il volume mette in evidenza come questo tipo di cinema, che racconta la missio ad gentes, sia oggi da studiare con strumenti adeguati e non possa essere più considerato come un prodotto marginale e amatoriale. "Abbiamo voluto proporre - spiega monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Mac - una nuova categoria interpretativa: quella di apostolic cinema. Un cinema utile, nel senso più profondo del termine, che non si limita a documentare, ma che forma, educa, trasmette, persuade". Per Viganò questa particolare espressione del cinema si colloca "all’incrocio tra pedagogia, spiritualità, antropologia e politica" e ha saputo modellare l’immaginario cattolico in contesti di frontiera, di alterità, di dialogo e di conflitto.
Un patrimonio immenso
Dai saggi raccolti nel volume emerge la ricchezza e la varietà del patrimonio audiovisivo missionario. Quest’universo visivo comprende moltissimo materiale: pellicole dei saveriani e dei salesiani, cinegiornali della San Paolo Film, fondi fotografici dell’Agenzia Fides, collezioni delle congregazioni femminili, filmati delle missioni in Congo, Guyana, India, Alaska, ma anche esperienze più recenti di digitalizzazione e valorizzazione. “Il cinema missionario - spiega Viganò -, come ogni documento audiovisivo, è fragile, disperso, spesso non catalogato. La sua preservazione non è solo un compito tecnico, ma un atto etico, una forma di cura della memoria ecclesiale”. E ha inoltre ricordato le parole rivolte da Papa Leone XIV al mondo del cinema lo scorso sabato 15 novembre, quando il Pontefice ha parlato della settima arte come di un “laboratorio della speranza”.
Tesori audiovisivi che evangelizzano
Gianluca della Maggiore, docente dell'università telematica internazionale Uninettuno, ha aperto il suo intervento con la proiezione di due servizi degli anni Cinquanta della serie dei cinegiornali Roma nel mondo della San Paolo Film, oggi liberamente fruibili nella Digital Library della Fondazione MAC. Le due testimonianze visive, una sull’Alaska, una sul Congo, provengono della rubrica Quadrante missionario che aveva il compito di aprire una finestra sul mondo delle missioni. “Partire da queste immagini - precisa della Maggiore - significa entrare subito nel cuore delle domande al centro di questo volume: che cosa ci dicono queste immagini sul modo in cui la Chiesa ha pensato la missione nel Novecento? E, più in profondità, che cosa significa ripensare la storia delle missioni attraverso la lente del cinema e degli audiovisivi?”.
Per lo studioso non si tratta di semplici testimonianze d’archivio, ma di “porte d’accesso a un altro modo di pensare il cinema”, di studiarlo come fenomeno culturale. Questo cinema, infatti, non si misura “con i canoni dell’autorialità, della spettacolarità, del mercato”, ma è radicato nell’esperienza missionaria e nelle strategie di evangelizzazione. Della Maggiore chiarisce che queste creazioni filmiche non nascono per essere viste nei festival o a scopi commerciali, ma per essere vissute nelle comunità, nelle parrocchie, negli oratori. Un cinema che “non cerca l’applauso, ma la conversione, la condivisione, la comunione” e che, come ha detto Papa Leone XIV nella già menzionata udienza dello scorso sabato, vuole "mettere in movimento" la speranza.
Accendere un faro
Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale organizzato lo scorso anno presso la Casina Pio IV in Vaticano per accendere un faro sul cinema missionario. Sergio Palagiano, dell’Archivum Romanum Societatis Iesu, ha testimoniato precisamente questa necessità “di segnalare alla comunità scientifica l’esistenza di un patrimonio archivistico in gran parte sconosciuto e inesplorato, prodotto dai missionari nel corso o come uno dei frutti del proprio lavoro in terre spesso geograficamente e culturalmente lontanissime”. Palagiano ha rimarcato anche una coincidenza: il volume esce a cent’anni esatti dall’Esposizione Missionaria Vaticana voluta da Pio XI nel 1925, il primo a emanare un documento magisteriale sul cinema: l’enciclica Vigilanti Cura, del giugno 1936. L’archivista ha inoltre descritto la struttura del volume, diviso in tre sezioni: New Cinema (and Missions) History; Raccordi: fonti e storie per lo studio delle collezioni cinematografiche missionarie; Cronache d’archivio. Case studies e cronache private. L’enorme patrimonio di immagini messo in luce dal testo, ha spiegato Palagiano, pone anche moltissime sfide di gestione, conservazione e valorizzazione. Un percorso difficile che richiede l’impegno delle diverse istituzioni detentrici di patrimoni audiovisivi a fare sistema, creando relazioni e collaborazioni strutturali.
L’Archivio di Propaganda Fide
Nel suo intervento, don Flavio Belluomini, dell'Archivio Storico de Propaganda Fide, si è soffermato su due saggi del libro: quello di Steven Stegar, Un possibile patrocinatore. Il fenomeno “cinema missionario” nell’Archivio Storico di Propaganda Fide, e su quello da lui stesso scritto, Tra animazione missionaria e testimonianza storica: il patrimonio documentario del Fondo fotografico dell’Agenzia Fides. Ne è emerso un quadro dell’eccezionale testimonianza visiva prodotta nel tempo dall’operato della Sacra Congregazione de Propaganda Fide. In particolare sono stati mostrati alcuni scatti dell’Agenzia Fides: “Oggi queste immagini - ha affermato Belluomini - sono una fonte preziosa per la storia del dicastero, per gli studi di missiologia, di storia delle missioni e di storia della Chiesa, ma anche di antropologia, di etnografia e di storia dei popoli”.
In questo senso il volume, come ha sottolineato l'arcivescovo Sangalli, è "un invito a pensare la missione in modo nuovo: non solo come annuncio, ma come narrazione, come testimonianza, come arte del racconto. I missionari che hanno impugnato la cinepresa ci hanno lasciato non solo immagini, ma visioni: visioni di fede, di speranza, di fraternità".
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