"Luce da Luce", una mostra su Nicea 1700 anni dopo il concilio
Silvia Guidi - Città del Vaticano
Una mostra che è diventata molte cose: una occasione, molto concreta, di dialogo tra mondi diversi, una chiave interpretativa originale per parlare di un tema ostico e apparentemente solo per addetti ai lavori della teologia come il mistero trinitario, un modo per capire che cos’è un concilio e a che cosa serve. Un cantiere educativo permanente in cui talvolta i ruoli di docente e allievo si invertono, e gli studenti insegnano e spiegano ai visitatori i pannelli dell’allestimento. Ma anche un’occasione per scoprire i motivi storici che hanno causato la diffusione delle chiese a pianta basilicale (e non a pianta centrale, come nei primi anni del cristianesimo). Persino un vademecum — il catalogo, edito da Edizioni Ares di Milano (pagine 136, euro 15) — che aiuterà i giornalisti a seguire e capire meglio il viaggio di Papa Leone XIV in Turchia, in programma dal 27 al 30 novembre prossimo. Luce da Luce. Nicea 1700 anni dopo è stata allestita nell’agosto scorso al Meeting per l’amicizia tra i popoli.
Una mostra itinerante
La stessa mostra, visitata a Rimini dal Patriarca di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo, sarà allestita — tradotta in inglese e turco — nel cortile della cattedrale cattolica di Istanbul e visitata dal Papa, in un ideale scambio dal forte valore simbolico. Della genesi e delle tante gemmazioni inaspettate e imprevedibili di questo progetto si è parlato il 6 novembre nella Sala Marconi di Palazzo Pio, durante una conferenza stampa organizzata per annunciare l’arrivo a Roma della mostra itinerante, che sarà esposta dal 7 al 13 novembre presso la Pontificia Università della Santa Croce. Un tuffo in una pagina di storia apparentemente lontanissima ma in realtà percorsa da domande che sono identiche alle nostre, e una risposta chiara e aggiornata da un decennio di studi alle domande "che cos’è l’eresia ariana? E perché è interessante saperlo?".
Il luogo delle domande
"Dopo un anno di lavoro insieme — ha detto Alessandra Vitez, responsabile Mostre Meeting di Rimini, tra i relatori dell’incontro — siamo alla prima uscita di questa mostra itinerante che sta continuando a generare e a fiorire una coscienza di cui abbiamo bisogno prima di tutto noi. Ci è necessario fare esperienza di che cos’è il vero bisogno dell’uomo, di incontrare una paternità che dà gusto e freschezza ad ogni istante della vita. L’allestimento al Meeting, un prototipo di basilica, aveva colpito anche i falegnami che lo stavano realizzando per la sua bellezza. Ma eravamo consapevoli che non è facile spiegare il concilio di Nicea in un mondo in cui i bambini non sanno più il Padre nostro. Lo scopo del Meeting è far emergere le domande. Dopo 250 visite guidate, diecimila presenze, file lunghissime per riuscire a entrare possiamo dire che ci siamo riusciti". Prova che l’uomo, in tutte le epoche, ha profondamente bisogno di qualcosa di vero.
L'università e il mondo
Pensare Dio equivale a pensare l’uomo, scrive Rowan Williams, arcivescovo emerito di Canterbury, nell’ultimo capitolo del catalogo, perché false interpretazioni di Dio producono false interpretazioni dell’umano. Anche l’eresia, comunque, è un mattone che ha contribuito a costruire la storia; tutto è utile perché si può scoprire un pezzo di strada vera, hanno sottolineato i relatori che hanno partecipato all’incontro. Oltre a Fernando Puig, rettore della Pontificia Università della Santa Croce che ha evidenziato l’importanza della terza missione di ogni ateneo (e di una comunicazione osmotica permanente con il mondo esterno) c’erano anche don Giulio Maspero (decano della Facoltà di Teologia — Pontificia Università della Santa Croce) e Ilaria Vigorelli, direttrice del Centro Ror — Centro Ricerche di Ontologia Relazionale, tra i curatori del progetto. "Ai miei studenti vorrei sempre fosse chiaro questo concetto: non siete qui per studiare cose noiose per diventare preti, ma per scoprire che evangelizzare è la cosa più interessante del mondo" ha ribadito Puig. "Questa mostra lavora attivamente ad aumentare questa consapevolezza".
Un Dio che genera
La sfida che i curatori hanno raccolto è quella di mostrare come oggi tutti ci sentiamo sbagliati, inadempienti e insufficienti, anche perché la verità che il Dio di Gesù Cristo è trinitario è in ombra nel nostro contesto culturale. Siamo tutti ostaggio, chi più chi meno, di una “logica della prestazione”, una tensione continua a diventare i primi della classe e a portare a casa il risultato, in cui il ruolo di Gesù è solo funzionale. Ma dalla conversione del buon ladrone dovremmo capire che la salvezza viene dal semplice fatto di riconoscere che Gesù è Dio. Il cuore di quanto il percorso mira a presentare — hanno aggiunto Vigorelli e Maspero — è che a Nicea la Chiesa è riuscita a dire a sé stessa e al mondo che Dio “è” Padre e non solo “fa” il Padre. Ciò significa che sa solo generare e rigenerare, quindi perdonare e accogliere sempre. E questo, dopo l’uccisione simbolica di Dio e del padre, da parte della modernità, è una verità che l’epoca post-moderna ha profondamente bisogno di riascoltare.
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