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Migranti, la maggior parte dei quali haitiani, davanti a un centro di assistenza a Tapachula Migranti, la maggior parte dei quali haitiani, davanti a un centro di assistenza a Tapachula 

Messico, padre Solalinde: i migranti meritano giustizia e attenzione integrale

A Ixtepec, nello stato meridionale di Oaxaca, dove imperversano narcos e trafficanti, c'è uno dei 122 centri di accoglienza per i migranti che risalgono il territorio messicano verso gli Stati Uniti. "Parliamo con i migranti e consigliamo loro di fermarsi in Messico", afferma ai media vaticani il fondatore di "Hermanos en el Camino"

Valerio Palombaro - Città del Vaticano

Il Messico, nonostante i problemi della violenza e dei traffici illegali, vive oggi una situazione migliore rispetto al passato ed è in grado di offrire un’attenzione integrale ai migranti. Ne è convinto padre Alejandro Solalinde, una vita spesa per i migranti, che nel sud del Paese gestisce la casa di accoglienza “Hermanos en el Camino”. Si tratta di una delle 122 case di accoglienza disseminate in tutto il Messico. Solalinde ha avuto il coraggio di aprire questo centro a Ixtepec, sulle coste dell'Oceano Pacifico nello stato di Oaxaca, nelle terre dove imperversano narcos e trafficanti, a ridosso dei binari del famigerato treno-merci la “Bestia”, che negli ultimi anni ha trasportato centinaia di migliaia di migranti verso il confine settentrionale con gli Usa.

Il calo dei flussi verso il nord America

Oggi i flussi migratori che risalgono il territorio messicano verso il “sogno a stelle strisce" sono nettamente diminuiti. Si parla del 70-80 per cento in meno rispetto ai picchi degli anni passati. E gli attraversamenti lungo il confine meridionale degli Stati Uniti hanno raggiunto nel 2025 il livello più basso dall’inizio degli anni Settanta, almeno stando alle statistiche del Dipartimento per la sicurezza interna di Washington. «Noi parliamo con i migranti e consigliamo loro di fermarsi in Messico», racconta Solalinde ai media vaticani, spiegando che questo Paese «offre pace e diritti umani per tutti, nonché una protezione sociale molto maggiore rispetto agli Stati Uniti dove l’assistenza dipende solo dai privati». «Il Messico è uno dei pochi Paesi che riconosce i migranti come lavoratori internazionali sin dal 1941», prosegue il religioso, notando però che, soprattutto i giovani, «vogliono andare ossessivamente negli Stati Uniti». Mentre in Messico, in base alla Costituzione e alla legge migratoria del 2011, possono avere «scuole, assistenza medica gratuita, borse di studio e lavoro». Decine di migliaia di migranti, in questi mesi che hanno segnato l’inizio della seconda presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti, hanno deciso di fermarsi in Messico scoraggiati dalle politiche restrittive di Washington.

L'impegno di padre Solalinde per i migranti in Messico
L'impegno di padre Solalinde per i migranti in Messico

Un futuro senza povertà e violenza

“Hermanos en el Camino” punta a garantire ai bambini e ai migranti un futuro lontano da povertà e violenza. «Al momento – spiega - ospitiamo circa 200 migranti, mentre nel corso di oltre 20 anni abbiamo aiutato centinaia di migliaia di persone da tutte le parti del mondo, tranne Oceania e Europa». Solalinde elogia quindi il lavoro fatto dalla presidente messicana Claudia Sheinbaum, eletta nel 2024, mentre apprezza molto la cooperazione sul tema migratorio con la Conferenza episcopale degli Stati Uniti. «La presidente Sheinbaum sta subendo molte pressioni da parte di Trump», ammette il religioso. Proprio nelle scorse ore la presidente messicana è tornata ad escludere lo scenario di un’operazione militare degli Stati Uniti contro i cartelli della droga in Messico sulla scia delle tensioni crescenti nella regione. «Non abbiamo nessuna informazione a riguardo e inoltre non siamo d'accordo», ha ribadito Sheinbaum nel commentare la decisione di Washington di designare diversi cartelli messicani come organizzazioni “terroristiche” e l’ipotesi avanzata lo scorso aprile da Trump di inviare truppe statunitensi in Messico per combattere il narcotraffico. 

Rischiare la vita per i migranti

Per anni padre Solalinde ha vissuto sotto scorta, ma non è sceso a compromessi e ha continuato a rischiare la vita per i migranti: «Perché li amo profondamente: per me sono il volto di Gesù». Ad accompagnare padre Alejandro a Roma, dove la scorsa settimana ha partecipato alla conferenza internazionale “Osare la pace” organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, ci sono oggi due avvocati messicani naturalizzati statunitensi, Luis Vega e Wendy Belmonte. Il loro lavoro al fianco dei migranti è pieno di sfide: dai pericoli che affrontano quando lasciano i loro Paesi d'origine, agli abusi legati alla tratta di esseri umani o persino al traffico di organi. «I rischi esistono da entrambe le parti del confine», spiegano. Per questo è ancora più importante favorire la loro integrazione nella società e nel mondo del lavoro. Molti settori dell’economia già dipendono dalla forza lavoro dei migranti, soprattutto nei lavori manuali. «Negare loro i diritti non colpisce solo le famiglie migranti, ma anche l’economia nazionale», sottolineano.

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05 novembre 2025, 11:15