Pizzaballa: ogni gesto di riconciliazione è un seme di pace per la Terra Santa
Iva Mihailova - Sofia
"La Pace, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi". Questo il titolo che ieri sera, 12 novembre, ha accompagnato a Sofia la lectio magistralis del cardinale patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa all'Accademia bulgara delle scienze, in occasione del 100.mo anniversario dall'arrivo in Bulgaria di monsignor Angelo Roncall, il futuro Giovanni XXIII. All'evento era presente il metropolita ortodosso per l'Europa occidentale Antonii, il nunzio apostolico monsignor Luciano Suriani, i presuli del Paese, oltre a rappresentanti delle autorità locali e del corpo diplomatico. Il cardinale Pizzaballa è arrivato in Bulgaria su invito del membro corrispondente del Comitato Pontificio di Scienze Storiche, Kiril Kartalov, docente di Filosofia nell’ateneo di Sofia.
“La pace sulla terra è un profondo anelito degli esseri umani di ogni tempo“ è l’incipit di uno dei testi fondamentali dell’epoca moderna dedicato alla pace - l’enciclica Pacem in terris, firmata più di sessant’anni fa - ha ricordato nel suo saluto il professor Kartalov. L’incontro all’Accademia bulgara, ha proseguito, “mira a essere un momento di riflessione sul suo impatto, a riaffermarne l’attualità e, attraverso la diplomazia scientifica, a mobilitare gli sforzi per promuovere la pace, la giustizia e i diritti e doveri dell’uomo nel mondo contemporaneo”.
La pace non è un'utopia
Nell'aula gremita il cardinale Pizzaballa ha tracciato un profilo di Giovanni XXIII, bergamasco come lui, e del prezioso contributo della Pacem in terris nel descrivere la pace come bene universale. "Secondo il Pontefice - ha osservato - la pace non è un'utopia astratta ma realtà che esige giustizia tra le nazioni, rispetto dei diritti umani, dialogo tra le religioni, responsabilità istituzionale e coscienze libere".
Nella seconda parte della sua lectio magistralis il porporato ha parlato della pace nel mondo contemporaneo e in Terra Santa, affermando che "non è abbastanza fermare le armi, è necessaria una visione per il futuro che finora è stata negata dalla cecità dei leader e delle ali estremiste da ambedue i lati". E ha proseguito che "la comunità internazionale dovrebbe isolare le forze che sostengono la guerra - economiche, politiche e ideologiche". "La Terra Santa - ha chiosato - non è solo un hub strategico per il Medio Oriente ma un cuore simbolico del mondo, quando tutto intorno è in fiamme".
Le speranze nelle nuove generazioni
A suo avviso, "sono necessari anche nuovi leader - sia politici che religiosi", perché "le ferite sono profonde e il cammino sarà lungo". La speranza del patriarca latino di Gerusalemme è che "la nuova generazione segnerà una nuova fase che metterà fine all'incubo", poiché nonostante la diversità di opinioni e prospettive, israeliani e palestinesi oggi condividono un profondo desiderio di ritorno alla vita, non come prima, ma in un modo nuovo libero dalla logica della violenza.
Interessante è stata la posizione del cardinale Pizzaballa riguardo il ruolo della Chiesa nei conflitti mondiali. "Essa - ha detto - non può rimanere neutrale, i leader religiosi ci devono essere promuovendo la logica del Vangelo e cercando di portare riconciliazione". Il porporato ammette che in questi casi "anche se compiere errori è inevitabile, è importante esserci". Il porporato ha poi descritto la difficile situazione della West Bank e l'economia che vive in sofferenza. "Una speranza in questo contesto - è stato il suo auspicio - è il ritorno dei pellegrini che ridesta speranza e normalità nella popolazione locale. "Ci vuole tanto tempo per tornare alla normalità".
Il dialogo tra le Chiese
Nel processo della costruzione della pace, secondo il cardinale Pizzaballa, è fondamentale il dialogo tra le diverse Chiese "che non può essere ridotto a un ecumenismo superficiale ma deve essere incarnato in gesti concreti di comunione". La convinzione è che la guerra abbia segnato “un punto di svolta nel dialogo interreligioso dove tra cristiani, musulmani e giudei non si può continuare come prima". "Gli ebrei hanno percepito una mancanza di supporto dai cristiani, i cristiani sono apparsi divisi e insicuri, mentre i musulmani si sono sentiti attaccati e accusati di collaborare con la violenza”, ha spiegato il patriarca latino. Questo, a suo avviso, corrisponde con l’"unica vocazione della Chiesa madre di Gerusalemme di testimoniare che è possibile costruire relazioni di pace anche dove conflitto, tensione e divisione prevalgono e dove parlare di speranza sembra futile".
Semi per preparare la pace
Il porporato ha affermato che "gli accordi politici che finora sono falliti hanno dimostrato che una pace imposta dall'alto senza considerare le ferite, il dolore e il contesto culturale e religioso sono destinati a fallire", sottolineando anche i tre pilastri necessari per la pace - perdono, verità e giustizia. "Affrontando la complessità del mondo, le potenze globali e strategie potremmo sembrare smarriti e importanti”, ha concluso il cardinale Pizzaballa. Ed ha aggiunto: "Però c'è ancora molto da fare. Ogni gesto di riconciliazione, ogni parola di verità, ogni atto di fede nel futuro è seme per la pace che prepara la strada per la riparazione e la redenzione del mondo.
Prima della lectio magistralis, durante una cerimonia, l’Accademia Bulgara delle Scienze ha conferito al Patriarca latino di Gerusalemme il “Distintivo d’onore del Presidente”. La presidente dell’Accademia, Evelina Slavcheva, ha consegnato il riconoscimento “per il suo contributo e i suoi sforzi volti a promuovere la pace e la giustizia e a costruire una cultura della pace”.
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