Il voto in Centrafrica. L’appello dei vescovi al dialogo e al rispetto delle istituzioni
Vatican News
Il voto del 28 dicembre nella Repubblica del Centrafrica, quando gli elettori saranno chiamati alle urne per le presidenziali, le legislative e le comunali, sarà un “momento storico” per ricostruire il Paese, mettendolo “sulla via dello sviluppo sociale e della crescita economica”. È in un messaggio del 28 novembre scorso che la Conferenza episcopale del Paese si rivolge a tutte le componenti della società per lanciare un appello in vista delle elezioni. Il richiamo dei vescovi è alla necessità di avviare un dialogo inclusivo, all’insegna della tolleranza; alla responsabilità dei candidati e dei partiti politici; ad un voto consapevole e responsabile; al rispetto e all’indipendenza delle istituzioni; alla libertà e alla neutralità delle forze dell’ordine e dei media; ad evitare la strumentalizzazione della gioventù. La Chiesa, si legge, “non può rimanere in silenzio di fronte a situazioni ed emergenze attuali del nostro Paese”. E l’elenco della criticità non tralascia nulla, le sfide principali riguardano tutti i settori: da quello sanitario a quello della sicurezza, a quello della cultura e dei diritti umani. Senza dimenticare la priorità della “lotta contro l'etnocentrismo esclusivo, il nepotismo, la corruzione, la cattiva gestione finanziaria e l'appropriazione indebita dei fondi pubblici”.
Un Paese "cantiere"
L’imperativo improrogabile che la nuova politica dovrà affrontare, spiegano ancora i presuli, sarà quello costituito dalle urgenze nel campo della promozione della giustizia e della coesione sociale; la buona gestione; la costruzione di alloggi e di infrastrutture; l'urbanizzazione e la riabilitazione stradale all'interno del Paese. La Repubblica Centrafricana è “un vero e proprio cantiere”, scrivono ancora i vescovi che chiedono a tutte le componenti della società di mantenere un clima di pace e serenità durante il periodo elettorale, abbandonando “messaggi di discriminazione e discredito, di violenza e di odio contro persone e gruppi”. Agli elettori l’invito è quello di arrivare alle urne avendo prima rinunciato a “tutte le scelte guidate dall'appartenenza etnica, dal fanatismo e dall'oscurantismo, per lasciarsi guidare solamente dal bene comune, dall'interesse supremo della Nazione”. Nel sollecitare la classe politica a dar vita a programmi di sviluppo diretti ai giovani, ad oggi vittime della precarietà socioeconomica del Paese che “li rende vulnerabili al fascino del denaro facile”, i vescovi si rivolgono anche agli stessi ragazzi chiedendo loro di compiere “scelte che vi aprano nuovi orizzonti e vi offrano prospettive per un domani migliore”.
La speranza di una nazione forte e prosperosa
Il cammino “verso una pace duratura e uno sviluppo sostenibile è lungo, ma non è impossibile”, è la conclusione del messaggio, con l’episcopato che si dice pronto a pregare per “l'avvento di una Nazione forte e prosperosa, che poggi sui pilastri della giustizia sociale, della pace e della riconciliazione nazionale, della promozione dell'unità nazionale e del rispetto inalienabile della dignità umana, della valorizzazione del lavoro e dello sforzo per il progresso e il benessere di tutti, e di un rinnovato senso civico e patriottismo”.
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