Indonesia, i cappuccini di Sibolga al fianco degli alluvionati
Paolo Affatato - Ciittà del Vaticano
I giovani frati cappuccini indonesiani a Sibolga giocano, cantano e intrattengono i bambini. Fanno sorridere e donano un pizzico di gioia ai piccoli che sono tra gli sfollati accolti in convento, dopo la devastante alluvione che ha colpito la città nel nord dell’isola di Sumatra, nella parte nordoccidentale dell’arcipelago d’Indonesia. Piogge torrenziali, susseguitesi per diversi giorni, hanno creato una marea di acqua fangosa alluvionale che ha travolto interi villaggi e messo in ginocchio la popolazione delle città. Le vittime delle inondazioni a Sumatra hanno superato quota 770, 2.600 sono i feriti e oltre 500 i dispersi, mentre oltre un milione gli sfollati interni in diversi distretti e, nel complesso, secondo dati ufficiali, oltre 3 milioni di persone sono state interessate dall’impatto delle inondazioni.
Le porte dei frati aperte per accogliere
Mentre la protezione civile si è messa in moto, la macchina dei soccorsi è riuscita solo ora, dopo diversi giorni, a raggiungere alcune zone remote e portare i primi aiuti di emergenza, mentre mancano elettricità e acqua potabile, dato che la marea di fango ha travolto ogni infrastruttura — strade, reti elettriche e idriche — nel territorio. Nell’area di Sibolga, in cui su circa 3 milioni di abitanti in maggioranza musulmani, vi sono circa 200.000 cattolici, le comunità dei battezzati locali non hanno fatto mancare il loro apporto di solidarietà. E così i frati cappuccini di Sibolga hanno aperto le porte delle loro strutture e, in men che non si dica, la casa di noviziato, che ospita una quarantina di giovani frati, è divenuta casa per oltre 200 sfollati, tra anziani, famiglie e bambini. Fra Yoseph Norbert Sinaga, padre provinciale della comunità francescana locale, che in tutto conta circa 100 seguaci del carisma del santo di Assisi, vede l’immensa distruzione lasciata dalle acque, ma non perde uno sguardo di speranza: "L'alluvione e le frane hanno spazzato via case, villaggi, raccolti. Tanti senzatetto attendono aiuti e rischiano l’indigenza. Molti sfollati sono in zone ancora isolate, impossibili da raggiungere", racconta a L’Osservatore Romano.
Braccia instancabili per la carità
I religiosi francescani, in questo frangente, hanno rappresentato un tempestivo e provvidenziale «corpo speciale di volontari» che ha messo a disposizione braccia instancabili per la carità: hanno aiutato gli anziani a lasciare le case in pericolo, hanno accompagnato i profughi, hanno offerto cibo e acqua e l’ospitalità nel convento, mentre nella zona la corrente elettrica è ancora a singhiozzo e la carenza più grave è l’acqua potabile, sicché i frati si recano ogni giorno alle sorgenti della vicina foresta per un approvvigionamento di emergenza. "I soccorsi immediati servono a dare un po’ di sollievo alla gente che ha perso tutto", prosegue il frate, che già pensa al futuro: "Domani bisognerà aiutare le famiglie a riprendere una vita normale, iniziando dal ricostruire le case", e allora "chiederemo ancora aiuto alla Provvidenza" che, ricorda, "già ci sta consentendo di nutrire e prenderci cura dei 200 profughi che abbiamo accolto". I francescani hanno lanciato, infatti, un appello di solidarietà a tutte le fraternità dell’Indonesia e la risposta è stata pronta e generosa: "Con l’assistenza materiale — ricorda — non facciamo mancare la vicinanza morale e spirituale: un gesto di affetto e consolazione sono molto importanti per la gente che è triste e sconsolata. E sono il segno dell’amore di Dio", osserva.
Una presenza importante
I religiosi, ha rilevato l’agenzia Fides, sono una presenza importante nel territorio, dove la fraternità francescana è stata avviata oltre 100 anni fa dai missionari cappuccini olandesi, su un’isola in cui l’islam — che in Indonesia ha un volto tradizionalmente dialogico, pacifico e tollerante — assume a volte anche tratti di radicalismo. Dagli anni ‘80 del secolo scorso, la fraternità francescana ha assunto un volto indonesiano e ora le vocazioni alla vita consacrata non mancano: l’esperienza del santo di Assisi continua ad attirare i giovani, che la vivono "in semplicità e letizia", quelle che oggi dispensano a piene mani ai bambini ospiti del convento.
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