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Venezia, un momento della celebrazione nella chiesa di San Zaccaria Venezia, un momento della celebrazione nella chiesa di San Zaccaria

Ecumenismo, a Venezia celebrata la fine delle scomuniche del 1054

Nella città lagunare si è commemorato il 60mo anniversario della cancellazione delle reciproche scomuniche tra cattolici e ortodossi, alla presenza del cardinale Zuppi, del metropolita d’Italia ed esarca dell’Europa Meridionale, Polykarpos, e del patriarca di Venezia Moraglia. Zuppi: il 23 e 24 gennaio si terrà a Bari il primo simposio delle chiese cristiane d’Italia come via al dialogo e alla riconciliazione. “Prima che dagli sforzi umani l’unità viene da Dio"

Alvise Sperandio – Venezia

“La memoria dei 60 anni da quel 1965 quando, nel Concilio Vaticano II, il Papa Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora condivisero l’abolizione delle reciproche scomuniche tra cattolici e ortodossi, del 1054, ci riporta ai giorni nostri: il viaggio di Papa Leone XIV e l’incontro con il patriarca Bartolomeo I, le parole della Dichiarazione comune che ci hanno consegnato, confermano questo nostro incontro. Non è un caso che Papa Leone abbia scelto di compiere il suo primo viaggio apostolico nella terra che è legata inscindibilmente alle origini del cristianesimo e oggi richiama i figli di Abramo e l’umanità intera a una fraternità che riconosca e apprezzi le differenze”. Sono le parole che il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha pronunciato oggi a Venezia alla celebrazione ecumenica dell’importante anniversario, presenti il metropolita d’Italia ed esarca dell’Europa Meridionale, Polykarpos, e il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, vescovi sacerdoti, autorità e fedeli. L’incontro si è svolto dapprima nella chiesa di San Zaccaria, che custodisce il corpo di sant’Atanasio di Alessandria che contribuì alla formulazione del simbolo di Nicea, e poi si è conclusa nella vicina chiesa di San Giorgio dei Greci che fa di riferimento per la locale comunità ortodossa e che ha, tra le sue opere d’arte, un’antica e preziosa icona del Cristo Pantocratore del XIV secolo, trasportata a Venezia da Costantinopoli prima della caduta dell’impero bizantino. Significativo che l’anniversario sia stato ricordato a Venezia, città dei ponti e città ponte tra Oriente e Occidente.

Moraglia: “Venezia città simbolo dell’incontro”

Il patriarca di Venezia, monsignor Moraglia, ha definito quella del 1965 “una pietra miliare nel cammino ecumenico e un invito permanente a rinnovare, con fede e coraggio, la ricerca dell’unità tra le nostre Chiese sorelle. Venezia è una città che dell’ideale ecumenico fa una sua peculiare vocazione. Il nome stesso di Venezia in latino è Venetiae, al plurale: un plurale nel quale riconosciamo, insieme alle molte isole che la compongono, anche la sua specifica natura d’incontro tra le molte culture, popoli ed esperienze religiose. Qui le differenze non si sono cancellate ma incontrate. L’incontro è parte della stessa profonda identità di Venezia. E questa vocazione ecumenica, che appartiene alla storia e alla cultura della città, può oggi diventare segno profetico per il nostro tempo in cui l’umanità avverte nuovamente necessità di ponti, di riconciliazione, di pace. Possiamo dire che Venezia oltre ad essere un luogo è un modo d’essere”. Moraglia ha affermato che l’annunciazione del Signore, che si festeggia il 25 marzo, per coincidenza la data convenzionale di fondazione della città, “è il paradigma dell’incontro, l’immagine più alta del dialogo vero: un incontro fatto di ascolto, accoglienza, disponibilità alla volontà di Dio. L’Annunciazione, allora, diventa per noi icona e scuola di dialogo. guardare a Maria significa anche guardare con speranza al futuro dell’ecumenismo: un futuro che non nasce da strategie o da equilibri umani, ma dal sì fiducioso alla Divina Provvidenza”.

Ascolta l'intervista con il patriarca Moraglia

Polykarpos: “La revoca degli anatemi, un segno profetico”

“La portata storica e spirituale dell’evento del 1965, non si limitava al piano strettamente ecclesiastico: esso rappresentò un modello di dialogo in un mondo ancora segnato dalle contrapposizioni della Guerra fredda”, ha spiegato il metropolita ed esarca Polykarpos citando Giovanni XXX quando dichiarò: “Ciò che ci unisce è molto più forte di ciò che ci divide”. A partire da quell’incontro, una serie di gesti simbolici consolidò la nuova fraternità. Questo progressivo riavvicinamento non fu un atto di mera cortesia diplomatica, ma l’espressione di un mutamento profondo nella teologia del dialogo: Roma e Costantinopoli cominciarono a concepirsi non più come rivali, ma come Chiese sorelle di comuni radici, chiamate a testimoniare insieme la fede cristiana nel mondo moderno”. Polykarpos ha sottolineato che “la dimensione mediterranea dell’Ecumenismo, resa evidente dall’abbraccio tra Roma e Costantinopoli, favorì la riscoperta della comune radice greco-latina della civiltà europea. In tal senso, la revoca degli anatemi del 1965 può essere considerata non solo un evento religioso, ma anche un atto fondativo dell’Europa spirituale contemporanea. Oggi, nel contesto di una società frammentata e secolarizzata, l’unità dei cristiani assume un valore simbolico ancora più alto: è testimonianza di cooperazione nella diversità e di impegno comune per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”. Secondo Polykarpos “l’evento del 1965 ha avuto un valore paradigmatico: ha mostrato che la Chiesa, aprendosi e accogliendo l’”altro”, poteva aprirsi anche alla modernità, senza rinunciare alla propria identità. Ha contribuito a formare una generazione di teologi, intellettuali e operatori pastorali convinti che la comunione non è uniformità, ma incontro nella diversità. Come affermò Paolo VI nel discorso conclusivo del Concilio Vaticano II: “Non c’è vera pace senza dialogo, e non c’è dialogo senza carità”. A distanza di sessant’anni, l’abbraccio di Gerusalemme e la revoca degli anatemi restano un segno profetico di ciò che l’umanità intera continua a cercare: un linguaggio di riconciliazione che, pur nella pluralità delle tradizioni, possa testimoniare la forza unificante del Vangelo.

Ascolta l'intervista con Polykarpos

Zuppi: “Ripristiniamo la comunione tra le nostre chiese sorelle”

Il cardinale Matteo Maria Zuppi ha ricordato lo storico incontro di Paolo VI e il patriarca Atenagora del 1965, così come quello di questi giorni tra Leone XIV e Bartolomeo I. Ha citato Atenagora: “La revoca degli anatemi ha costituito l’atto esemplare di un nuovo approccio all’unione. In primo luogo, esso risulta da un dialogo costantemente condotto “su un piano di eguaglianza” ed esprime già l’esperienza della fraternità”; e Bartolomeo: “L’unità cristiana non è un lusso, ma l’ultima preghiera di nostro Signore Gesù Cristo e la condizione essenziale della missione della Chiesa”. Quindi ha fatto riferimento ai viaggi dei pontefici Giovanni Paolo II nel 1979, Benedetto XVI nel 2006 e Francesco nel 2014 in Turchia, cui si è aggiunto quello di Leone: “La Santa Sede non solo mantiene buone relazioni con la Repubblica di Turchia, ma desidera cooperare per costruire un mondo migliore con l’apporto di questo Paese, che costituisce un ponte tra Est e Ovest, tra Asia ed Europa, e un crocevia di culture e religioni”. L’auspicio di Zuppi è che “Illuminati dalle recenti parole di papa Leone XIV e del patriarca Bartolomeo, possiamo metterci in ascolto della volontà di nostro Signore Gesù Cristo, e continuiamo a camminare con ferma determinazione sulla via del dialogo, nell’amore e nella verità, verso l’auspicato ripristino della piena comunione tra le nostre Chiese sorelle. Consapevoli che l’unità dei cristiani non è semplicemente risultato di sforzi umani, ma un dono che viene dall’alto, invitiamo tutti i membri delle nostre Chiese – clero, monaci, persone consacrate e fedeli laici – a cercare con fervore il compimento della preghiera che Gesù Cristo ha rivolto al Padre: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda”. Infine, l’annuncio: “Il 23 e 24 gennaio si terrà a Bari il primo simposio delle chiese cristiane d’Italia come via al dialogo e alla riconciliazione”.

Ascolta l'intervista con il cardinale Zuppi

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02 dicembre 2025, 16:14