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Il cardinale Pizzaballa a Gaza Il cardinale Pizzaballa a Gaza

Gaza, Pizzaballa: le bombe non hanno distrutto il desiderio di rinascita

Al termine della sua visita di tre giorni nella Striscia di Gaza, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, racconta ai media vaticani la situazione di una popolazione stremata da anni di guerra. "I problemi sono ancora tutti sul tappeto. Bisogna ricostruire case, scuole, ospedali. La popolazione vive in una povertà estrema, in mezzo alle fognature, in mezzo alle immondizie, però, allo stesso tempo, ha il desiderio di ricostruire la propria vita".

Jean-Charles Putzolu - Città del Vaticano

«Nonostante tutto, a Gaza ci sono segni di speranza». Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, racconta la sua visita nella Striscia — iniziata lo scorso 19 dicembre e durata tre giorni — quando i suoi occhi hanno incrociato quelli degli abitanti, stremati da più di due anni di guerra. E quando le sue orecchie, e il suo cuore, hanno ascoltato la voce di uomini, donne e bambini a cui manca tutto. Eppure  il cardinale, in un’intervista ai media vaticani, rivela di aver toccato con mano la voglia della gente di tornare alla vita ordinaria: «I problemi sono ancora tutti sul tappeto. Bisogna ricostruire case, scuole, ospedali. La popolazione vive in una povertà estrema, in mezzo alle fognature, in mezzo alle immondizie, però, allo stesso tempo, ha il desiderio di ricostruire la propria vita». Una serenità profonda che Pizzaballa ha ritrovato anche nello sguardo dei bambini quando hanno dato vita al presepe vivente. È stato un momento, ricorda, che ha commosso di tenerezza tutti i presenti. «Qui il Natale si celebra senza grandi festeggiamenti, a parte la liturgia. Però c’è  davvero tanta gioia».

Non abbandonati

Ciò che il patriarca percepisce con netta chiarezza è stato anche il fatto che a Gaza la gente non si sente affatto abbandonata dal mondo. «E poi dobbiamo distinguere: un conto è la comunità politica un altro è la società civile. Per questa  popolazione il mondo è stato presente». Riflettendo su cosa sia davvero la pace per Gaza, il cardinale mette in evidenza che essa «rappresenta una parola molto impegnativa. Parlare di pace in un contesto che non la conosce può sembrare uno slogan. Ma non mi si fraintenda: noi vogliamo la pace ma, prima di tutto, dobbiamo creare le condizioni perché essa si possa affermare in modo reale, solido e stabile. Su questo ora si deve lavorare, in modo tale che i cuori siano davvero pronti alla pace».

Non fuggire

Pizzaballa sarà a Betlemme per celebrare la notte di Natale e ha già in mente il messaggio che rivolgerà a tutti i cristiani: «Dirò loro che Gesù è entrato nella storia quando la storia era imperfetta come oggi. E anche noi non dobbiamo fuggire dalla nostra storia, dalla nostra realtà: dobbiamo entrarci dentro e come Gesù essere quelli che la cambiano». In una conferenza stampa svoltasi a Gerusalemme il giorno dopo la sua visita nella Striscia, il cardinale ha voluto spiegare al mondo intero che, nonostante la carestia sia ormai quasi superata, sono ancora pochi gli abitanti che possono permettersi di acquistare cibo: «La situazione economica è catastrofica. Quello che mi ha colpito è l’alto numero di bambini che vivono in strada. Siamo preoccupati per il loro futuro».

Massimo impegno

Il Patriarcato di Gerusalemme dei Latini si sta impegnando senza sosta non solo per fare riaprire le scuole ma anche per rispondere a tutti gli altri bisogni materiali e spirituali della popolazione. «Come Chiesa —  ha detto Pizzaballa — faremo tutto il possibile per ripristinare la stabilità a Gaza. Dobbiamo essere la voce di tutti i poveri e di tutti coloro che soffrono a causa della guerra. Certo, non possiamo ignorare quanto accaduto né credere che la pace arriverà domani, ma dobbiamo passare da una situazione di opposizione a una situazione costruttiva».

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23 dicembre 2025, 13:18