Uganda, l'esperta Morelli: terroristi colpiscono le scuole per sradicare interi popoli
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Un attacco "codardo", i responsabili "saranno consegnati alla giustizia". Il presidente ugandese Yoweri Kaguta Museveni ha parlato così dell'attentato terroristico che ha causato 41 morti, numerosi feriti e un numero imprecisato di studenti rapiti a Mpondwe, città dell’Uganda vicina al confine con la Repubblica Democratica del Congo. Ad essere assaltata venerdì 16 giugno è stata una scuola, il cui dormitorio è stato dato alle fiamme. Ieri, domenica 18 giugno, Papa Francesco ha pregato per le vittime di quello che ha definito "un attacco brutale".
Un attentato terroristico
La polizia locale ha attribuito l’attacco alle Forze democratiche alleate (Adf), un gruppo terrorista islamista nato alla fine dello scorso secolo nella Repubblica Democratica del Congo, che conta centinaia di miliziani attivi anche in Uganda. Negli ultimi anni il gruppo ha compiuto diversi attacchi contro civili soprattutto nel Congo orientale, uccidendo centinaia di persone. Era da molti anni che non attaccava una scuola in Uganda, dove un drammatico precedente si verificò nel 1998, quando 80 studenti vennero uccisi con un incendio appiccato nel dormitorio in cui si trovavano.
La cultura nel mirino
"Quanto accade in Uganda purtroppo si osserva in molte parti dell'Africa: un'espansione dello jihadismo che vuole colpire degli obiettivi sempre più specifici e simbolici, come gli studenti". Lo afferma - intervenendo a Radio Vaticana con Voi - Alessandra Morelli, delegata dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) dal 1992 al 2021. "Reti islamiste che dialogano tra loro per espandersi sul territorio e diffondere la loro ideologia, ed è esattamente quanto sta succedendo in Uganda", sottolinea.
"L'Africa spesso non fa notizia, perché quanto avviene in quel continente sembra non destabilizzare la quotidianità degli altri continenti e questo - spiega - non è il primo attacco in una scuola, ma se ne parla poco. Non dimentichiamo che Boko Haram ha come obiettivo quello di colpire la cultura, chi vuole rendere attraverso lo studio i Paesi più consapevoli e più liberi. Lo jihadismo nel Sahel vuole cancellare qualsiasi punto di riferimento".
Gli sfollati interni
"L'Africa è soffocata da conflitti interni e l'espansione dello jihadismo africano sta impattando sui movimenti forzati. L'Unhcr - ricorda l'ex funzionaria dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati - ha rivelato che sono 108 milioni le persone sradicate dal loro territorio e la maggior parte di esse sono sfollati interni. Persone che rimangono nel loro Paese, che non attraversano la frontiera internazionale. Lo sfollamento interno è legato almeno nella metà dei casi al terrorismo". Da qui l'appello alla comunità internazionale: "Qualsiasi strategia di gestione delle politiche migratorie deve tenere conto del tipo di violenza che si registra al di là del Mediterraneo". Morelli conclude ponendo l'attenzione sulla soluzione a questo tipo di crisi, ovvero "il mettere al centro la solidarietà, che ci dà la direzione giusta su come gestire questi conflitti preservando sempre i diritti della persona. Dietro le cifre, anche le più drammatiche, ci sono persone. Tutto avviene rapidamente, l'aumento degli sfollati, delle povertà, delle barbarie".
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