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Il pianista Maurizio Pollini Il pianista Maurizio Pollini  (ANSA)

La morte di Maurizio Pollini, grandezza d’artista e di intellettuale

A 82 anni si è spento il celebre musicista milanese, che a un talento magistrale al pianoforte ha unito una testimonianza in prima linea nei valori civili

Marcello Filotei - Città del Vaticano

Di pianisti del livello di Maurizio Pollini nel mondo ce ne saranno stati una manciata, di musicisti che rivendicano un ruolo sociale ancora meno. Con lui, che il 5 gennaio aveva compiuto 82 anni, questa mattina è morto un intellettuale che non ha mai vissuto la musica come qualcosa di distaccato dalla vita, che ha sempre espresso pubblicamente le sue idee e il suo impegno civile e politico, come quando negli anni '70 suonava nelle scuole o nelle fabbriche, o quando criticava la guerra in Vietnam o i governi in carica. Per questo suonava Mozart, Chopin, Beethoven, ma anche Schönberg, Berio, per non dire di Luigi Nono del quale è stato forse il massimo interprete.

Il più bravo a 18 anni

I Progetti Pollini erano programmi senza confini tra classico e contemporaneo, non per “educare” ma per coinvolgere il pubblico nella musica del proprio tempo. E quando qualcuno si lamentava ricordava che «quando Beethoven scrisse l'Eroica, tanti dissero “speriamo che torni a comporre una musica più gentile”». Lui lo poteva dire perché avrebbe potuto continuare a suonare solo Mozart e sarebbe comunque stato tra i più grandi del mondo. Basti pensare che quando a 18 anni vinse il prestigioso Concorso Chopin a Varsavia, Arthur Rubinstein, che era tra i giurati, esclamò: «Questo giovane suona tecnicamente già meglio di tutti noi». Si era appena diplomato al Conservatorio di Milano e già sembrava inarrivabile.

Talento e idee

Non si poteva competere con il suo spirito razionale che lo portava ad affrontare un brano distillando ogni particolare e avendo la capacità di far affiorare pian piano il sentimento, la vena malinconica o appassionata. Tutto questo lo abbiamo perduto con lui. Quello che invece possiamo fare è imparare a fare la nostra parte con il talento che abbiamo e coerentemente con le nostre idee. E la cosa riguarda soprattutto gli artisti, che a volte si accontentano di radunare folle plaudenti alle quali raccontano sempre e solo le stesse cose. E più sono bravi più la loro responsabilità è maggiore. A tutti i grandi interpreti che celebreranno certamente Pollini in questi giorni se potessi farei una sola domanda: tu cosa fai per essere come lui?

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23 marzo 2024, 14:44