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50 anni di AIDO, Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule 50 anni di AIDO, Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule 

50 anni di AIDO: il dono di organi, espressione di condivisione e fraternità sociale

Donare una parte del proprio corpo dopo la morte è un a scelta di grande utilità, è un gesto che fa bene a chi accetta consapevolmente questa possibilità, a chi riceve il dono e all'intera società. I volontari dell' Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule concludono oggi le celebrazioni dell'anniversario leggendolo come un'occasione di impegno rinnovato. La presidente nazionale Flavia Petrin: "Prendetevi un momento per dire di sì"

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Con una conferenza presso il Ministero della Salute, l’Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule (AIDO) ha chiuso questa mattina le celebrazioni per i suoi cinquant'anni di attività. Ottomila i volontari attivi in tutta Italia per sensibilizzare la popolazione al tema e promuovere un consenso informato. AIDO nasce il 26 febbraio 1973 come sviluppo nazionale della precedente DOB, Donatori Organi Bergamo, nata un anno e mezzo prima per iniziativa di Giorgio Brumat, informatore farmaceutico che per primo ha avuto l’intuizione dell’importanza delle donazioni per trapianto costatando di persona quante persone dovevano ricorrere, tra mille disagi e sofferenze, alla dialisi.

Nel 2023 il record delle donazioni e dei trapianti in Italia 

Il 2023, in coincidenza con le celebrazioni per il mezzo secolo di attività, è stato l'anno record sia per le donazioni (circa 2 mila in Italia) che per i trapianti (circa 4 mila): un ottimo risultato, ma ancora non sufficiente sottolinea l'AIDO, che con un comunicato ricorda nell'occasione di oggi le modalità con cui è possibile esprimere la propria volontà di essere donatori: iscriversi all'associazione, lasciar scritta la propria decisione come si fa per il testamento, rivolgersi alla propria ASL o al Comune nel momento del rinnovo della Carta d'identità. Modalità a cui si è aggiunta di recente un'app apposita, la "DigitalAIDO", con cui è possibile manifestare il consenso alla donazione in pochi secondi.

Papa Francesco all'AIDO

"Accolgo l’Associazione Italiana Donatori di Organi, che celebra il 50° di fondazione: vi ringrazio per il vostro impegno di solidarietà sociale e vi esorto a continuare a promuovere la vita attraverso la donazione degli organi", aveva detto Papa Francesco all'Angelus del 26 febbraio 2023. E ricevendo in Vaticano il 13 aprile 2019 i membri dell'associazione aveva sottolineato i valori della gratuità e della condivisione testimoniati e diffusi dall'AIDO, "espressione della fraternità universale che lega tra loro tutti gli uomini e le donne". "Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che la donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio", affermava ancora il Papa, incoraggiando "a proseguire nei vostri sforzi di difendere e promuovere la vita, attraverso i mezzi meravigliosi della donazione degli organi".

Flavia Petrin: ognuno di noi è responsabile della vita degli altri

Donare un organo è un gesto che fa bene a chi ne ha bisogno, ma anche all’intera società, afferma Flavia Petrin, presidente nazionale AIDO. Nell'intervista con Vatican News - Radio Vaticana racconta il percorso compiuto in questi anni:

Ascolta l'intervista a Flavia Petrin

Flavia Petrin, cinquant'anni di AIDO, un cammino lungo in cui sono cambiate tante cose rispetto agli inizi. Quali sono stati i passi in avanti che hanno portato al record di donazioni del 2023?

L'AIDO in questi cinquant'anni è cambiato radicalmente. Siamo partiti in modo un po' pionieristico e con tanta buona volontà, ma nel tempo noi volontari abbiamo dovuto prepararci affinché il nostro messaggio potesse passare. Sicuramente è cambiato il nostro modo di comunicare quello che è il percorso del sì. Perché non c'è trapianto senza donazione ma non c'è donazione senza il sì, e noi siamo proprio concentrati in questo primo anello della catena, però vogliamo anche far capire che quel sì fa parte di un percorso che porta sicuramente al miglioramento della vita e anche alla rinascita, in alcuni casi, di quelle persone che prima erano in lista d'attesa. È cambiata la nostra modalità di raccolta delle singole volontà: abbiamo cominciato con un modulo scritto a mano, poi con un modulo precompilato, oggi la nostra è una modalità digitale tramite il sito o tramite l'App "DigitalAIDO" per cui è possibile dire di sì veramente in maniera molto semplice. Questo grazie all'incontro con due giovani: ero su un treno per Roma e davanti a me c'erano due ragazzi. Ricevo una telefonata e rispondo: "Sè, sono la presidente nazionale". Quando finisco la telefonata quei ragazzi mi chiedono di che cosa ero presidente. Abbiamo iniziato a parlare e alla fine mi dicono: "Ci hai convinti", e uno dei due aggiunge: "Sì, lo voglio fare ora". Io non avevo i moduli di iscrizione, ma avevo il computer e ho spiegato come scaricare il modulo, compilarlo, spedirlo, ecc... E questo ragazzo mi dice: "No, io voglio farlo qui, adesso, perché queste cose si devono fare nel momento in cui si sentono". Da lì è partita l'idea dell'adesione in modalità digitale e oggi oltre il 50% dei nostri nuovi soci sono giovani under 35. Abbiamo anche gli ultra settantenni però, a cui vorrei dare un messaggio: a fine 2022 una nonnina di 101 anni e dieci mesi ha donato un fegato. Dunque: non preoccupatevi dell'età. Se voi siete favorevoli alla donazione dite di sì, saranno i medici poi a decidere se sarete ancora idonei alla donazione, per cui non privatevi di questa possibilità.

Flavia Petrin, presidente nazionale AIDO, nell'udienza con Papa Francesco il 13 aprile 2019
Flavia Petrin, presidente nazionale AIDO, nell'udienza con Papa Francesco il 13 aprile 2019

Abbiamo parlato di novità per quanto riguarda il consenso, ma sono cambiati anche i criteri secondo cui è possibile donare un organo? Perché ciò che frena la decisione favorevole spesso è la paura, paura di non essere proprio morti, paura che le procedure mediche non vengano del tutto rispettate....

Partirei dal fatto di non essere sicuri di essere morti: oggi la legge italiana è la legge più garantista che abbiamo in Europa e quindi l'unica cosa di cui non ci dobbiamo preoccupare è proprio questa. Ci sono delle procedure che vengono fatte, viene fatto un accertamento che dura per un periodo di 6 ore e questo accertamento si effettua a tutte le persone che muoiono in rianimazione. Poi se la persona in vita ha espresso un sì favorevole alla donazione o i parenti non si oppongono, e la persona naturalmente è idonea, allora si procede. Naturalmente la morte deve avvenire in una struttura sanitaria, e oggi se ci sono grossi problemi di ordine neurologico, la morte avviene in rianimazione, per cui queste sono le donazioni che avvengono dopo l'utilizzo di criteri neurologici. Da qualche anno si è partiti anche con il prelievo fatto a seguito di morte accertata con criteri cardiologici. Ci si può trovare cioè anche in altre situazioni, ma comunque sempre all'interno dell'ambiente sanitario, perché comunque ci sono dei tempi molto molto stretti da rispettare.

Quali organi si possono donare e cosa si intende quando si parla di tessuti e di cellule?

La donazione più importante, quella che in molte situazioni salva la vita, è la donazione di organi: un cuore, due polmoni, due reni, un fegato che vale per due organi, il pancreas o comunque una parte di pancreas, per cui una persona "ideale" può aiutare ben otto persone a vivere. Riguardo al fegato, vale per due, perché è formato da due lobi. Il lobo grande può essere donato a una persona adulta, il lobo piccolo può essere donato a un bambino. E questo fegato con il tempo cresce insieme al bambino. Le persone che vengono trapiantate festeggiano due volte il compleanno, quello naturale e anche il ritorno alla vita, perché per loro il trapianto è veramente una nuova rinascita e apprezzano anche le piccole cose, perché hanno capito che la loro vita poteva finire.

Volontari dell'AIDO
Volontari dell'AIDO

Quanto c'è bisogno in Italia di donare gli organi e quanto sono lunghe le liste di attesa?

Oggi circa 8 mila persone sono ancora in lista d'attesa, nonostante il 2023 sia stato un anno eccezionale. Avremo la chiusura delle liste d'attesa? Probabilmente mai. Quello che io auspico è che si entri in lista d'attesa molto prima di quello che succede oggi, perché più breve è il tempo di attesa - che oggi si attesta sui due anni e mezzo o tre - e meglio la persona affronterà questo tipo di intervento e il suo futuro. Chiedeva di tessuti e cellule: per quanto riguarda la donazione di organi, si diceva che si deve donare in rianimazione, ma ci sono persone che, per esempio, muoiono in strada a seguito di un incidente stradale. Queste persone possono essere ancora d'aiuto. Non potranno diventare donatori di organi, però possono diventare donatori di tessuti. E non è meno importante, perché donare una cornea vuol dire dare la possibilità alle persone di vedere e di tornare autosufficienti. Il trapianto di cute, per esempio, in molti casi di grandi ustioni è un salvavita. Si possono donare le valvole cardiache che sono molto importanti specialmente per le ragazze, ricevere una valvola cardiaca umana invece che meccanica vuol dire, infatti, dare la possibilità ad una ragazza di diventare mamma mentre con la valvola meccanica dovrebbe ricorrere a una terapia anticoagulante che non le permetterà questo. E ancora, il tessuto osseo, i tessuti vascolari...  E poi le cellule: per esempio ci sono le cellule pancreatiche che oggi si utilizzano per la cura del diabete evitando il trapianto di pancreas sicuramente più invasivo. Insomma, gli sviluppi della medicina sono fantastici.

La donazione degli organi risponde a una necessità sociale, ha detto Papa Francesco, ricevendovi il 13 aprile 2019. Ma ha sottolineato anche che il significato della donazione non si esaurisce nella sua utilità, "trattandosi di esperienze profondamente umane, cariche di amore e di altruismo"...

Il dono di un organo sicuramente fa bene alla persona che lo riceve, fa bene alla sua famiglia che ha vissuto sicuramente con dolore il periodo di malattia, però il dono va oltre, perché più del 90% delle persone trapiantate tornano alla vita lavorativa. Le persone in attesa sono un costo sociale molto importante, pensiamo a una persona in dialisi. Ricevere una donazione vuol dire in qualche maniera recuperare delle risorse per altro e questo va a beneficio di tutta la società. E io dico sempre che il nostro messaggio deve ricordarci che ognuno di noi è responsabile della vita di tutti gli altri. E tutti gli altri un domani potremmo essere anche noi. Ognuno può fare la sua parte e noi adulti dobbiamo essere di esempio. Nell'AIDO siamo circa 8 mila volontari in tutta Italia, però non bastano e se qualcuno ha del tempo da dedicare, lo accogliamo a braccia aperte. Un'altra cosa che Papa Francesco ci ha ricordato in quell'udienza è che la donazione deve essere frutto di una scelta. Noi vogliamo che la donazione sia il frutto di un sì e vogliamo che questa scelta sia informata: quindi prendetevi un attimo di tempo incontrando noi volontari, ma anche andando sul nostro sito o attraverso l'App e troverete tutte le informazioni per fare una scelta consapevole.

Una delle manifestazioni promosse nel 50.mo dell'associazione
Una delle manifestazioni promosse nel 50.mo dell'associazione

L'AIDO conclude oggi le celebrazioni per i suoi cinquant'anni di attività. Che iniziative avete avuto per quest'occasione?

In questo anniversario abbiamo amplificato quello che facevamo tutti gli anni e per quanto riguarda le donazioni dei trapianti il 2023 è stato l'anno migliore. E questo ci fa essere orgogliosi per il lavoro fatto ma ci fa anche capire che dobbiamo proseguire. Oggi al Ministero della Salute concludiamo le celebrazioni di questi cinquant'anni perché vogliamo ringraziare prima di tutto i nostri volontari, poi i familiari dei donatori e tutte le famiglie che hanno ricevuto questo dono e portano in cuore i loro donatori che non conoscono. Oltre alla presentazione del libro del 50.mo "Cinquant'anni di AIDO, cinquant'anni di sì" - in cui abbiamo fatto una sintesi delle cose fatte ma abbiamo inserito anche le storie dei trapiantati, dei familiari e dei volontari perché il libro fosse un inno alla vita -, abbiamo lanciato anche un nuovo video che racconta la storia di una famiglia in cui il papà è un donatore, e quella di un'altra famiglia in cui la mamma riceve un dono. Due storie messe a confronto per capire che l'evento morte, che spesso per noi non ha senso, invece un senso ce l'ha. Vasco Rossi ci ha regalato la possibilità di utilizzare la sua canzone Un senso e per noi questo è stato veramente importante perché pensiamo ci aiuterà ad arrivare a tante più persone che altrimenti forse non avremmo raggiunto.

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19 aprile 2024, 14:00