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Afghanistan, Unicef: 2,2 milioni di ragazze escluse da scuola

Da quando hanno riconquistato il potere, i talebani negano il diritto all’istruzione alle adolescenti, che "stanno perdendo molto più delle semplici lezioni scolastiche": è l’allarme dell’agenzia Onu che supporta i più piccoli

Pietro Piga – Città del Vaticano

La scuola resta chiusa per oltre 2,2 milioni di adolescenti afghane. Da quando hanno riconquistato il potere in Afghanistan, nell’agosto 2021, i talebani hanno infatti negato il diritto all’istruzione alle ragazze. Non rientreranno in classe, a differenza di tanti coetanei, per il quarto anno consecutivo. Ma quelle escluse dal percorso scolastico potrebbero essere di più, sottolinea Catherine Russell, Direttrice generale dell’Unicef: "Con oltre 2 milioni di afghani rientrati dai Paesi confinanti quest’anno, il numero delle ragazze che non potranno frequentare la scuola aumenterà ulteriormente".

Il diritto violato

L’acquisizione di un titolo di studio da parte delle adolescenti afghane permetterebbe al Paese dell’Asia meridionale di gestire le emergenze e supportare i più fragili, come le vittime del terremoto che, tra il 31 agosto e il 1° settembre scorsi, ha ucciso oltre 2.200 persone, di cui 1.172 bambini, e ne ha ferite più di 3.000. Nella devastazione provocata dalla catastrofe naturale, che ha spazzato via 15.000 abitazioni, le operatrici sanitarie e sociali, istruite e preparate, avrebbero potuto migliorare l’assistenza ma, da qualche mese, le ragazze non posso iscriversi nemmeno ai corsi di laurea in medicina. Russell fa notare che "queste donne sono essenziali per gli sforzi di risposta umanitaria, in particolare in una società in cui la rigida separazione tra i sessi limita la capacità dei lavoratori maschi di rispondere alle esigenze di donne e famiglie. Se si vuole che queste professioni, e molte altre, possano essere sostenute, le ragazze devono ricevere un’istruzione".

Le altre discriminazioni

Proprio il sisma di qualche settimana fa dà la misura delle violazioni dei diritti nei loro confronti sotto l’Emirato Islamico dell’Afghanistan: seppur intrappolate e sanguinanti sotto le macerie, non hanno potuto usufruire delle cure mediche dei soccorritori perché tra le restrizioni imposte dai talebani c’è il divieto del contatto tra gli uomini e le donne. Solo i parenti maschi stretti (il padre, il fratello, il marito, il figlio), secondo la legge, avrebbero potuto aiutarle. Ma la discriminazione di genere si estende nello spazio pubblico: non possono muoversi liberamente senza essere accompagnate da un mahram, ossia un guardiano maschile, anche nelle cliniche sanitarie; in alcune città come Herāt, nell’Afghanistan occidentale, possono accedere agli spazi comuni solo indossando degli indumenti che coprono completamente il corpo, ha constatato la Missione di Assistenza delle Nazioni Unite nel Paese (Unama).

Il nuovo divieto

Dunque, secondo l’Onu, il 78% delle donne e delle adolescenti afghane non è istruito, né lavora. "Stanno perdendo molto più delle semplici lezioni scolastiche: sono private dei contatti sociali, della crescita personale, della possibilità di plasmare il proprio futuro", prosegue la Direttrice generale dell’Unicef. Da ieri, inoltre, per volere della Guida suprema dei talebani, in cinque province del nord dell’Afghanistan è in vigore il divieto di accesso a internet così da combattere il "vizio" e la "corruzione morale".

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18 settembre 2025, 12:32