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Progetti a sostegno di bambini con disabilità in Siria Progetti a sostegno di bambini con disabilità in Siria  ( COOPI - Cooperazione Internazionale)

Guerre dimenticate, una vittima ogni due minuti. L’impegno di Coopi

L’organizzazione umanitaria, che oggi opera in 33 Paesi, richiama la stima dell’Uppsala conflict data program, secondo cui nell'ultimo anno sono stati registrati 61 conflitti: almeno 233.000 i morti. Il presidente Ceravolo: rimaniamo al fianco delle persone per fornire supporto alimentare, protezione, tende, coperte in Sudan come in Siria

Giada Aquilino – Città del Vaticano

Almeno 61 conflitti attivi, 233.000 persone uccise in episodi di violenza armata - vale a dire una media di 638 vittime al giorno, una ogni due minuti - e più di 123 milioni costrette a fuggire: è un quadro drammatico quello richiamato da Coopi - Cooperazione Internazionale che, riprendendo la stima sul 2024 dell’Uppsala conflict data program, il programma di monitoraggio sui conflitti dell’università della città svedese, constata come nell’ultimo anno il mondo abbia assistito a un drammatico aumento di crisi armate che ha determinato una altrettanto drastica crescita del bisogno umanitario.

L’organizzazione umanitaria, che opera in 33 Paesi, tra cui Sudan, Siria, Libano, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Ciad e Niger, evidenzia come siano oltre 300 milioni le persone che, in tutto il mondo, risultano in condizioni di necessità di assistenza umanitaria e protezione. Eppure «spesso restano inascoltate, se non del tutto dimenticate», fa notare Claudio Ceravolo, presidente di Coopi - Cooperazione Internazionale, in una conversazione con i media vaticani.

Ascolta l'intervista con Claudio Ceravolo

Sabato scorso a Milano l’organizzazione ha celebrato il sessantesimo anniversario della fondazione, avvenuta nel 1965 ad opera del gesuita padre Vincenzo Barbieri, dando voce all’esperienza di chi è impegnato «quotidianamente al fianco di persone singole, che vivono queste tragedie», in particolare in Africa e Medio Oriente. «I nostri responsabili e operatori locali ci hanno parlato per esempio della zona di El Fasher, in Sudan, dove in questo momento c’è uno dei più grandi campi rifugiati del Paese sconvolto dalla guerra e si opera in condizioni di estrema difficoltà e pericolosità». In un conflitto che prosegue dall’aprile 2023, proprio a El Fasher i paramilitari delle Forze di supporto rapido hanno recentemente intensificato gli attacchi in un momento in cui l’esercito sudanese e i gruppi armati ad esso alleati cercano di mantenere il controllo della loro ultima roccaforte nella regione occidentale del Darfur. Ci sono «famiglie fuggite dal campo di El Fasher, all’estremità occidentale del Paese, che hanno viaggiato a piedi per due giorni nel deserto per poi trovare passaggi di fortuna in pullman e arrivare a Port Sudan, dove in teoria dovrebbe esserci una maggiore sicurezza. Però anche Port Sudan ultimamente viene bombardata, tenendo presente che nei conflitti si sta diffondendo sempre di più l’uso dei droni, che si rivelano estremamente letali».

Distribuzione di acqua in Sudan
Distribuzione di acqua in Sudan   (COOPI - Cooperazione Internazionale)

In Sudan, Coopi porta avanti interventi legati tra l’altro alla sicurezza alimentare, al miglioramento delle condizioni igieniche, all’approvvigionamento dell’acqua. Nel Paese africano, ricorda il presidente, «siamo presenti ormai da 13 anni: abbiamo iniziato a lavorare quando ancora c’erano le rivolte contro Omar al-Bashir - uscito poi dalla scena politica nel 2019 dopo trent’anni al potere, ndr - e da allora non abbiamo mai abbandonato le popolazioni. Quando è scoppiata la guerra, abbiamo dovuto tralasciare i numerosi progetti di sviluppo agricolo avviati per portare l’acqua nelle comunità rurali, assieme a quelli di educazione e di contrasto alla violenza, per dedicarci al 100% all’emergenza, quindi supporto alimentare, protezione, fornitura di tende, lampade solari, coperte. E continuiamo a farlo sia nelle zone colpite dai combattimenti, sia in altre in cui man mano si ripristinano lentamente alcune condizioni di base, come a Khartoum: lì stiamo iniziando a fare i primi interventi per permettere alla popolazione di reinsediarsi, in una realtà in cui al momento non ci sono né acqua né elettricità».

Violenze, atrocità, sfollamenti di massa caratterizzano al contempo anche lo scenario di guerra nell’est della Repubblica Democratica del Congo. «L’emergenza è quotidiana», riferisce Ceravolo, in un contesto che vede consumarsi non soltanto gli scontri tra ribelli M23 ed esercito di Kinshasa ma anche le azioni sanguinose di «altri gruppi di ribelli, formazioni locali, che non sono assolutamente controllabili»: il riferimento è a «vessazioni e violenze nei riguardi dei civili, comprese violenze sessuali». Nella città di Goma, presa a fine gennaio dai ribelli M23, si assiste «quasi quotidianamente - riporta - a rapine e atti di banditismo. Proprio in quelle zone dell’est del Paese, dove appunto l'insicurezza regna sovrana, c’è bisogno di dare un primissimo appoggio alle popolazioni, con opere di protezione, shelter, sostegno alimentare e alla maternità». Solo successivamente si potrà pensare «a iniziative più di sviluppo o di ripresa delle attività di sussistenza, anche economiche, nonché di educazione», perché - va ricordato - «in tutte queste aree i bambini perdono anni e anni di scuola» a causa dell’instabilità: e in Repubblica Democratica del Congo si protrae purtroppo da oltre tre decenni.

Sostegno alla maternità in Repubblica Democratica del Congo
Sostegno alla maternità in Repubblica Democratica del Congo   (COOPI - Cooperazione Internazionale)

Una emergenza, quella educativa, che si vive pure in Siria, dove la guerra, il terremoto del 2023, la crisi economica e l’aumento dei prezzi hanno aggravato la povertà e ridotto l’accesso a beni e servizi essenziali. «Lì c'è una generazione privata dell'infanzia, bambini che hanno perso 4 o 5 anni di scuola. A Damasco, Hama, Aleppo siamo operativi nella formazione degli insegnanti, nella riabilitazione delle scuole, nel sostenere minori con disabilità e famiglie vulnerabili con attrezzature scolastiche, quaderni, libri, e cercando al contempo di dare un minimo di sicurezza». La guerra, fa peraltro notare il presidente di COOPI, «porta sempre come strascico doloroso una serie di difficoltà che poi si trascinano anni e anni. Per esempio in Angola, dove il conflitto ormai è finito da decenni, se ne vedono ancora gli effetti disastrosi, soprattutto nei numerosissimi bambini mutilati dalle mine antiuomo».

Attività nelle scuole siriane
Attività nelle scuole siriane   (COOPI - Cooperazione Internazionale)

In tali contesti e in un momento di tagli globali ai finanziamenti per gli aiuti allo sviluppo, un processo di “localizzazione” delle attività, che implica un maggiore protagonismo di ong e operatori locali, appare ancora più determinante, evidenzia Ceravolo. «Fin dalla fondazione, lo scopo di COOPI è stato quello di preparare le popolazioni locali a reagire da sole alle crisi: attualmente per la nostra realtà significa accompagnare gruppi organizzati delle società locali che dimostrano la volontà e la capacità di prendersi carico dei problemi: li assistiamo nelle fasi iniziali, cercando di renderli quanto più possibile indipendenti, appoggiandoli e facendoli crescere, in modo che possano essere protagonisti del loro futuro».

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22 settembre 2025, 14:44