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Un momento delle manifestazioni nel centro di Manila Un momento delle manifestazioni nel centro di Manila

Filippine, la lunga marcia che denuncia la corruzione

Decine di migliaia di persone sono scese nelle strade per il presunto sistema di tangenti legato ai fondi pubblici destinati al controllo delle inondazioni. La protesta ha coinvolto diverse città del Paese e ha portato a scontri e arresti nella capitale Manila

Pietro Piga – Città del Vaticano

Nelle Filippine l’indignazione e la frustrazione hanno la forma di braccia che sventolano la bandiera nazionale e di gambe che marciano in tante città. Prima dell’alba di domenica 22 settembre, tra i 50 mila e i 130 mila filippini hanno partecipato alla mobilitazione “Trillion Peso March”, denunciando da parte del governo l’utilizzo improprio dei fondi destinati alle infrastrutture per il monitoraggio delle inondazioni. Ma, seppur pacifica, la capitale Manila è stata attraversata da atti di vandalismo, scontro sono avvenuti tra alcuni manifestanti e le forze dell’ordine, con lanci di molotov e pietre, che hanno comportato l’arresto di 216 persone, tra loro diversi minorenni, secondo il Dipartimento degli Interni, che ha anche comunicato il ferimento di 95 agenti di polizia.

Le ragioni della manifestazione

È da Manila che è partita la protesta organizzata dal Consiglio dei Leader Religiosi per la Trasformazione Nazionale, collettivo composto da comunità religiose locali, associazioni della società civile e realtà accademiche, tra loro il vescovo di Kidapawan e presidente di Caritas Filippine, Jose Colin Bagaforo, e Padre Abert Delvo, numero uno dell’Associazione delle Scuole Cattoliche delle Filippine. Migliaia di filippini si sono riversati nelle strade per chiedere conto dei casi di presunta corruzione, emersi da varie inchieste giudiziarie, riguardanti, soprattutto, progetti relativi al controllo delle inondazioni in un Paese che ogni anno è colpito, in media, da una ventina di tifoni e che nel 2024 ha affrontato sei tempeste tropicali di fila che hanno ucciso 164 cittadini.

Le conseguenze politiche

La denuncia dell’ipotizzato sistema di tangenti tra legislatori e appaltatori, che avrebbe sottratto alle casse governative quasi due miliardi di sterline, secondo stime governative, oltre 13 miliardi secondo Greepeace, è stata fatta, in luglio, dal Presidente della Repubblica, Ferdinand Marcos Jr. Il quale ha istituito una commissione indipendente per indagare sulla faccenda, e anche il Senato si è mosso in questa direzione. La scoperta dello stato di questi lavori pubblici “fantasma”, perché dichiarati completati ma inesistenti o, se conclusi, di bassa qualità, hanno scosso la politica filippina. Alla Camera dei rappresentati si è dimesso il leader della maggioranza, Martin Romuáldez, e dalla presidenza del Senato, per via dei legami con uno degli appaltatori indagati, è stato rimosso Francis Escudero. 

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22 settembre 2025, 12:50