Roma e Santiago, i Giubilei che animano l’Europa
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un “andare” incessante nel corso degli ultimi 725 anni. Una ricerca di assoluto e riconciliazione caratterizzata da un cammino faticoso per sentieri battuti e consumati dall’incedere di miriadi di pellegrini. Il Giubileo con le sue testimonianze artistiche, tradizioni rituali e itinerari è al centro di un convegno internazionale organizzato nelle sedi della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Sapienza di Roma e dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede il 18 e 19 settembre.
I due grandi giubilei
In occasione dell’Anno Santo studiosi e specialisti del settore si incontrano per confrontarsi su due grandi “giubilei”: quello romano e quello compostelano. “Per tutto il Medioevo i pellegrini percorsero le strade d’Europa prima dirigendosi verso la Terra Santa o il Santuario di San Michele sul Gargano”, ricorda Marina Righetti, professore emerito di Storia dell’Arte Medievale alla Sapienza.
Dalla Terra Santa a Roma e Santiago
Dal 1291 gli eventi storici incidono profondamente sulle tratte del pellegrinaggio: l’assedio di San Giovanni d’Acri e il successivo crollo del regno di Gerusalemme precludono la possibilità di visitare i luoghi in cui visse Gesù di Nazaret. Conseguentemente le destinazioni si spostarono sulle tombe degli Apostoli: Pietro e Paolo a Roma, San Giacomo a Santiago de Compostela. “È un’esperienza ancora oggi viva e partecipe. Questi due centri sono un richiamo fondamentale per le persone di fede”, osserva Righetti, tra i coordinatori del convegno internazionale intitolato “Giubileo e giubilei. Arte, mete e riti tra Roma e Santiago de Compostela”.
Da Bonifacio VIII ad oggi
Come è noto, a regolamentare e istituzionalizzare il Giubileo, originariamente celebrato ogni anno, fu nel 1300 Papa Bonifacio VIII, che stabilì anche le condizioni per ricevere l’indulgenza plenaria: “Questo convegno – prosegue la studiosa – vuole ripercorrere la storia tra il primo Anno Santo e i nostri giorni”. A partire dal Quattrocento e Cinquecento ad esempio i pellegrini non si limitarono a visitare le Basiliche Vaticana ed Ostiense, ma estesero la loro peregrinatio ad altri luoghi della Città Eterna: si pensi alla pratica itinerante delle Sette Chiese, ideata da San Filippo Neri nel XVI secolo e tra le più antiche tradizioni devozionali romane.
Un congresso itinerante nella Roma giacobea
Al tavolo dei relatori esperti di varie istituzioni culturali analizzano convergenze e differenze tra i giubilei di Roma e Santiago: dalle Università di Roma e Trieste alla Biblioteca Hertziana, dalla Pontificia Accademia di Archeologia Sacra ai Musei Vaticani. I lavori non si svolgono solo all’interno delle aule accademiche o dell’Ambasciata di Spagna. Nel pomeriggio di venerdì infatti anche i congressisti diventano “pellegrini” nella città di Roma in un inedito itinerario giacobeo:
“Cammineremo alla ricerca delle testimonianze del culto per San Giacomo nella città, con una serie di chiese, affreschi, monumenti a lui dedicati. Cammineremo alla ricerca delle testimonianze del culto che nella città per San Giacomo, con una serie di chiese, affreschi, monumenti a lui dedicati. Luoghi e opere di grande interesse”. Tra tutte la professoressa Righetti cita “il rarissimo affresco del primo Duecento nella Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio. Sono testimonianze di come l’Apostolo Giacomo fosse venerato anche a Roma”.
Il pellegrinaggio, strumento di confronto
“Sono molto grata agli amici spagnoli, e in particolare ai galiziani, che ci hanno proposto e aiutato notevolmente nel realizzare questo convegno all'ambasciata di Spagna presso la Santa Sede. È il segno del grande interesse reciproco tra due nazioni legate, non solo dalla cultura latina, ma dal tema del pellegrinaggio, un trai d’union all'interno dell'Europa. Camminare infatti significava portare idee, modelli, esperienze dal nord Europa a Roma e da Roma verso il nord o l’Est dell’Europa”.
Le testimonianze materiali dei pellegrini
L’universalità della Chiesa Cattolica e la provenienza dei viandanti da ogni parte del Vecchio Continente è testimoniata ad esempio dal Medagliere della Biblioteca Vaticana: “sono monetine anche di scarso valore economico, ma di grande valore numismatico”, aggiunge Marina Righetti. “Attestano come i pellegrini lasciassero un segno del loro passaggio presso le tombe degli Apostoli per dire: Sono stato qui e quindi lascio il mio segno qui”.
Il modello di San Francesco
Dalla storia all’attualità, il convegno internazionale insiste sulla necessità dello scambio culturale, propria del pellegrinaggio. “È una dimensione che anima la nostra comunità scientifica”, precisa l’esperta di Storia dell’Arte Medievale. “Con i colleghi spagnoli è nata una collaborazione già da alcuni anni. Abbiamo indagato ad esempio il tema del Mediterraneo, un’area che in questo momento vive una situazione travagliata e dura. Molti lo dimenticano, ma il nostro occhio deve sperare in una realtà diversa, come fece San Francesco che, disarmato, andò fino in Terra Santa per incontrare le autorità religiose musulmane”.
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