"Il senso del Pane", le ostie del riscatto fatte dagli ultimi in tutto il mondo
Pietro Piga – Città del Vaticano
Il progetto Il senso del Pane è nato da una domanda. L’ha posta a Gesù dieci anni fa, in ginocchio davanti a un tabernacolo, Arnoldo Mosca Mondadori, cofondatore – insieme a Marisa Baldoni – e presidente della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti: “Come posso comunicare a tutti la tua infinita dolcezza e il tuo amore che ci porta nel cuore la beatitudine del Cielo?”. Il numero uno della onlus milanese, attiva dal 2012 nel campo delle arti, della cultura e della promozione sociale, ha rintracciato la risposta nella sua anima: avrebbe dovuto recarsi nelle carceri, chiamare a raccolta i detenuti che avessero compiuti degli omicidi, ma che si fossero pentiti, coinvolgendoli nella produzione e distribuzione delle ostie. Quel dialogo interiore si è concretizzato nel 2016, nella Casa di Reclusione di Milano Opera dov’è stato aperto il primo laboratorio eucaristico che ha sfornato le prime cialde di pane. Il tempo non scalfisce i ricordi di Mondadori sui primi passi de Il senso del Pane, che ripercorre ai media vaticani: “Andai a Opera, dove trovai un direttore molto sensibile, Giacinto Siciliano, che diede alla Fondazione una stanza all’interno del carcere per le attività. Ci lavorarono tre detenuti con un regolare contratto di lavoro, che poi scrissero una lettera a Papa Francesco a cui portammo le ostie che consacrò”.
Oltre l’Italia e il carcere
A pochi mesi dal decimo compleanno dell’iniziativa, grazie al sostegno della Fondazione Ennio Doris ETS, della Fondazione Santo Versace, della Fondazione Carlo Acutis e della Confcommercio, i laboratori eucaristici sono saliti a quota 27 e gli aderenti sono più di 15 mila tra diocesi italiane e straniere, congregazioni religiose, parrocchie e monasteri, ai quali sono destinate le ostie. Il senso del Pane si è esteso in diverse regioni: oltreché a Milano – le attività si svolgono anche nei penitenziari di San Vittore e Bollate – la produzione e distribuzione delle cialde di pane avvengono a Catania, Fabriano, Napoli, Pollone, Venezia, Vico Equense e Volpiano. Ma il progetto ha superato i confini nazionali, approdando in Paesi periferici, schiacciati dal peso dei conflitti e delle crisi umanitarie: come Palestina (Striscia di Gaza, Betlemme), Mozambico (Maputo), Sud Sudan, Zambia, Sri Lanka, Argentina (Buenos Aires) e Brasile (Frutal, Governador Valadares, Itaúna, Ituiutaba). I laboratori eucaristici, inoltre, non sono più destinati solo ai carcerati: ci lavorano persone povere, quelle con disabilità fisiche o psichiche, sfollati, ex tossicodipendenti, vedove e ragazze madri. “Ai preti che ci chiedono le ostie”, racconta Mondadori, “le doniamo e li chiediamo di informare i fedeli, durante la messa, che sono state prodotte da detenuti o persone che vivono in estrema povertà. Vogliamo testimoniare l’unione inscindibile tra Cristo e gli ultimi”.
Dentro le Apac brasiliane
Da tre anni Il senso del Pane è sbarcato in Brasile. Nelle Apac, associazioni di protezione, assistenza e recupero dei condannati che promuovono la giustizia riparativa, i laboratori eucaristici sono quattro, sono stati avviati tra 2022 (Itaúna, Frutal) e 2025 (Governador Valadares, Ituiutaba) e ciascuno produce 300 mila ostie. In queste è volontaria e referente per la onlus Simonetta D’Italia Wiener, regista e produttrice, nonché docente del St. Francis College di New York che, afferma ai media vaticani, partecipa al progetto perché “le Apac e Il senso del Pane hanno in comune la centralità della vita come esperienza di misericordia e perdono”. Ogni giorno, dal mattino al pomeriggio, assiste i gruppi di sei-sette “recuperandi”, che ricevono una retribuzione mensile, allo scopo di aiutarli nel percorso di riabilitazione, consapevolezza e riconciliazione col proprio passato, e reinserirli nella società.
Le storie di riscatto
In Brasile il progetto registra l’aumento delle richieste di ostie principalmente dalle diocesi di Divinópolis e Uberaba, che D’Italia Wiener considera “un segno concreto di ciò che la tradizione cristiana chiama ‘spezzare il pane’: il miracolo della moltiplicazione dell’Eucaristia che continua a rinnovarsi”. Ma, prosegue, l’essenza de Il senso del Pane è “la speranza frutto di mani che un tempo hanno conosciuto il male ma che oggi, rinate, si fanno segno vivo e tangibile di una profonda trasformazione”. Della quale è prova l’esperienza di Paulo José, che da sette mesi lavora alla produzione delle ostie, di cui la volontaria e referente legge i passi di una lettera: “Mi hanno tolto le manette e chiesto di alzare la testa. Sono stato invitato a lavorare alla fabbrica e mi sento utile, sapendo che le ostie sono donate gratuitamente a molte chiese povere di Minas Gerais. Così la gente può capire il desiderio di cambiare vita”. Un’altra testimonianza è quella di Lucas, che si occupa della manutenzione delle macchine, fa da chioccia ai nuovi partecipanti ai laboratori eucaristici e ha scritto queste parole: “Nella mia vita precedente ho commesso azioni terribili. Oggi, invece, porto Dio alla gente, e le persone che non credevano nel mio recupero possono vedere che sto realizzando qualcosa di buono. Voglio ringraziare la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti perché mi permette di chiedere perdono e fare del mio presente qualcosa di bello”.
Il futuro del progetto
Nel 2026 Il senso del Pane continuerà ad allargarsi: i laboratori eucaristici diventeranno 35, ma potrebbero essere di più perché, specifica Mondadori, “ogni giorno riceviamo richieste di nuove aperture. Per l’ampliamento, però, è necessaria la preghiera e senza l’adorazione eucaristica il progetto non si muove”. L’anno prossimo anche nelle Apac brasiliane potrebbe essere allestite altre sei fabbriche di produzione di ostie.
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