Migranti, convegno su dieci anni di paura e diritti violati lungo le rotte europee
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
La rete "RiVolti ai Balcani", che riunisce oltre 30 realtà e singoli impegnati nella difesa dei diritti delle persone e dei principi fondamentali sui quali si basano la Costituzione italiana e le norme europee e internazionali, ha organizzato a Brescia un convegno internazionale intitolato: “10 anni di paura e diritti violati lungo le rotte dei migranti. Che cosa ci aspetta?”.
Vecchie e nuove crisi
Rompere il silenzio su quanto accade lungo la rotta balcanica e le altre direttrici terrestri delle migrazioni verso l’Europa. Con questo obiettivo la società civile europea è chiamata a riflettere sui radicali cambiamenti che negli ultimi dieci anni sono intervenuti nelle politiche migratorie dell’Europa. “Il 2015 rappresenta un anno spartiacque perché ci riporta a quanto avvenuto in coincidenza con la crisi siriana e poi con la proposta della fallita Agenda europea per l'immigrazione”. A spiegare gli obiettivi del convegno internazionale, in programma nel fine Settimana a Brescia, è Gianfranco Schiavone dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – Asgi.
L'Europa come fortezza invalicabile
“E’ il momento di interrogarsi sullo scenario creatosi in questo triste decennio di ripiegamento delle politiche europee sull'immigrazione” - dichiara Schiavone -, “di chiusura sempre più evidente dei confini, di spinta all'esternalizzazione delle politiche migratorie e di legittimazione delle pratiche di respingimento”. La denuncia della rete RiVolti di cui Asgi fa parte è quella di un sempre maggiore restringimento della sfera dei diritti umani universalmente garantiti e l’involuzione dei sistemi di tutela previsti dall’Unione europea per le persone più vulnerabili.
Una logica della paura
“Assistiamo ormai a una politica di sterilizzazione del diritto d'asilo,” - puntualizza Gianfranco Schiavone – “di rinuncia a gestire le migrazioni forzate rinchiudendosi soltanto in una logica di paura, di smantellamento delle stesse normative che l'Unione aveva creato. Una situazione che ha portato, come nel caso del protocollo tra Italia ed Albania, a creare in paesi terzi centri per richiedenti asilo e a delocalizzare persino le procedure per i rimpatri”. Poichè tali procedure contrastano con il diritto europeo vigente la Commissione ha proposto al Consiglio e al Parlamento delle nuove proposte di riforma del sistema asilo e una riforma del sistema dei rimpatri che cerchi di rendere tali prassi conformi ai diritti fondamentali tutelati dal diritto europeo; un tentativo che ritengo comunque non fattibile e che poterà nuove grandi tensioni. Un quadro a tinte fosche che va comunque analizzato per comprendere come rispondere a una così grave incapacità dell’attuale sistema politico europeo di mantenere saldi i valori sui quali la stessa Unione è nata. Un’incapacità di comprendere I cambiamenti portati dalle migrazioni che sono in atto nelle società che è così grave da scivolare nella cecità, specie se si considerano, in un’ottica anche solo utilitaristica, la regressione demografica europea nonchè il fatto che il Sistema economico che non può fare a meno delle migrazioni.
Cosa può fare la società civile
“Innanzitutto capire e comprendere quello che è successo e quindi di proporre degli scenari frutto di scelte diverse da parte degli Stati nell'interesse dei cittadini dell'Unione europea e dello stato di diritto” spiega Schiavone che porta ad esempio il tema allarmante della criminalizzazione della solidarietà. “Penso al paradosso che porta a considerare dei criminali coloro che rispettano le normative: le organizzazioni che effettuano i soccorsi in mare, ad esempio, o quanti si trovano a fornire assistenza lungo le rotte terrestri percorse dai migranti. Insomma, un ribaltamento della realtà che soltanto dieci anni fa sarebbe stato impensabile”.
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