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Non si fermano gli sprechi alimentari nel mondo Non si fermano gli sprechi alimentari nel mondo 

Più di 670 milioni di persone soffrono la fame, ma non si ferma lo spreco alimentare

Presentato a Roma il nuovo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher International. "Un terzo di ciò che viene prodotto a livello mondiale viene gettato via nella lunga filiera agroalimentare", denuncia il direttore scientifico Andrea Segrè. L’Italia resta sopra la media europea, con un risultato migliore rispetto a quello di Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, ma rimane ancora lontano il traguardo di una riduzione significativa

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Mentre il cibo viene sprecato, la fame persiste: oggi più che mai servono «consapevolezza, educazione e cambiamenti strutturali» per un vero impegno globale contro lo spreco alimentare. Se ne è detto convinto Maurizio Martina, direttore generale aggiunto della Fao, intervenendo in videocollegamento alla presentazione, oggi a Roma, del rapporto 2025 dell’Osservatorio Waste Watcher International. In vista della Giornata internazionale della consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari istituita dalle Nazioni Unite per il 29 settembre di ogni anno, lo studio ha monitorato in particolare in Italia lo spreco alimentare domestico e le abitudini di acquisto, gestione e fruizione del cibo, in collaborazione con l’università di Bologna e l’istituto di ricerche e sondaggi Ipsos.

La contraddizione dello spreco

In un contesto globale aggravato dai conflitti in corso, a Gaza, in Ucraina e non solo, attualmente nel mondo 673 milioni di persone non hanno di che mangiare a sufficienza: eppure ogni anno 1,05 miliardi di tonnellate di cibo vanno di fatto persi. «È un’ingiustizia, da anni stiamo vivendo un grande squilibrio fra chi ha troppo e chi ha troppo poco», evidenzia in una conversazione con i media vaticani il direttore scientifico di Waste Watcher, l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna “Spreco zero”. «In mezzo, c’è lo spreco ed è — prosegue — una contraddizione ancora più forte perché un terzo di ciò che viene prodotto a livello mondiale viene gettato via nella lunga filiera agroalimentare». 

Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher International
Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher International

Impatto devastante sull'ambiente

Mentre la fame colpisce l’8,2% della popolazione mondiale, soprattutto in Africa e in Asia, e in aggiunta 2,3 miliardi di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare, senza accesso garantito a un’alimentazione sufficiente e nutriente, Waste Watcher International fa notare come lo spreco e le perdite alimentari non siano solo un problema etico e sociale, ma abbiano un impatto «devastante» sull’ambiente. «Lo spreco alimentare è “responsabile” dell’8-10% della produzione di gas climalteranti, perché si produce Co2 e ciò va a scapito dell’ambiente e del riscaldamento globale. Quest’ultimo poi determina un cambiamento nelle produzioni, oltre alle migrazioni, ora molto più forti per gli eventi estremi, come siccità e alluvioni», osserva Segrè.

Ascolta l'intervista con Andrea Segrè

Dieci anni dopo l’approvazione dell’Agenda Onu 2030 e a cinque dalla scadenza degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, che prevedono anche di dimezzare lo spreco alimentare, l’Italia resta sopra la media europea, con un risultato migliore rispetto a quello di Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, riferisce lo studio dell’Osservatorio: dal 2015 ad oggi lo spreco settimanale medio pro capite è sceso di 95 grammi, da 650 a 555, ed è aumentata la consapevolezza del legame fra spreco e ambiente ma — riporta il documento — è ancora lontano il traguardo fissato per il 2030 di 369,7 grammi settimanali. Le rivelazioni denotano comunque che nella penisola si spreca meno al centro e al nord e più al sud, sono più attente le famiglie con figli e i grandi comuni. Sprecati perlopiù frutta, verdure fresche e pane. 

Un momento della presentazione del rapporto, con l'intervento di Matteo Vittuari
Un momento della presentazione del rapporto, con l'intervento di Matteo Vittuari

«Il cibo che sprechiamo deve essere visto non esclusivamente in termini di quantitativi di derrate alimentari, ma anche di risorse che vengono utilizzate per produrre questo cibo, oltre al terreno pure l’acqua e l’energia», spiega Matteo Vittuari, docente di Politiche alimentari all’università di Bologna e responsabile dei programmi internazionali dell'Osservatorio, commentando il dato mondiale secondo cui il 28% dei terreni agricoli, pari a 1,4 miliardi di ettari, viene utilizzato per produrre cibo che non verrà mai mangiato: una superficie pari a 4 volte l’intera Unione europea. «Quello che stiamo facendo è una transizione dall’analisi e dalla comprensione del dato alla messa a terra di azioni che permettano di ridurre gli sprechi alimentari. Uno degli ultimi interventi che abbiamo presentato — va avanti Vittuari — è legato alla ristorazione collettiva, all’interno delle mense scolastiche: cerchiamo di stimolare i bambini a sprecare meno cibo, con azioni relativamente semplici, ad esempio come l’anticipazione della verdura rispetto al primo, per portare la verdura in un momento di picco di fame e cercare così di ridurre lo spreco di quello che è il prodotto alimentare che va maggiormente perso e che in realtà è tra i più importanti per migliorare la salubrità delle diete».

Ascolta l'intervista con Matteo Vittuari

Il ruolo della Generazione Z

Un ruolo fondamentale nell’inversione di tendenza e nel muovere il cambiamento è proprio quello ricoperto dai giovani, in particolare la cosiddetta Generazione Z, i primi nativi digitali cresciuti con internet e smartphone. Nell’indagine condotta dall'Osservatorio la “GenZ” è «molto attenta» alle questioni legate allo spreco alimentare e alla sostenibilità dei consumi, con una forte propensione a riutilizzare gli avanzi e un’attenzione all'impatto ambientale dei prodotti alimentari acquistati. «Il ruolo della cosiddetta Generazione Z — aggiunge Andrea Segrè — è davvero importante, parliamo comunque di 9 milioni di italiani. È la prima che usa internet con grande facilità e mette in pratica tutte le ricette antispreco, che peraltro sono all'interno della nostra applicazione “Sprecometro”, uno strumento di autovalutazione e monitoraggio dello spreco domestico, gratuito e senza pubblicità, che permette di attivare trasformazioni comportamentali durature. Inoltre è la generazione che, pur nelle difficoltà a trovare lavoro, con un reddito basso, ha più capacità di relazione, per esempio attraverso la donazione del cibo in eccesso che viene offerto agli altri».

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25 settembre 2025, 14:28