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La vicepresidente venezuelana annuncia lo stato d'emergenza La vicepresidente venezuelana annuncia lo stato d'emergenza  (AFP or licensors)

Venezuela, il governo dichiara lo stato d’emergenza

Il decreto, firmato dal presidente, conferisce poteri speciali per mobilitare esercito, milizie e difesa integrata, proteggere infrastrutture strategiche e chiudere le frontiere. La misura arriva dopo gli attacchi Usa a tre imbarcazioni venezuelane nel Mar dei Caraibi, accusate da Washington di trasportare droga

Guglielmo Gallone - Vatican News

Il governo di Nicolàs Maduro ha dichiarato lo stato di emergenza in tutto il Venezuela di fronte al pericolo di un’aggressione militare statunitense. L’annuncio è stato dato nella serata di lunedì dalla vicepresidente Delcy Rodríguez, in una riunione con rappresentanti del corpo diplomatico.

Cosa prevede il provvedimento

Rodríguez ha spiegato che il decreto firmato dal presidente conferisce “poteri speciali” al capo dello Stato per agire in materia di difesa e sicurezza in caso di minacce esterne. “Il decreto è già firmato e si attiverà in modo immediato in caso di un intervento militare degli Stati Uniti – ha precisato – permettendo la mobilitazione delle Forze armate bolivariane in tutto il territorio nazionale per proteggere immediatamente tutte le infrastrutture, le industrie degli idrocarburi e le industrie principali del Paese e garantire il funzionamento di tutto il sistema di servizi pubblici”. Il provvedimento prevede inoltre la possibilità di mobilitare il “Servizio integrato di difesa” e le milizie cittadine, oltre alla chiusura delle frontiere per proteggere l’integrità territoriale. “Non permetteremo a nessuno dentro o fuori dal territorio che promuova o favorisca un’aggressione militare”, ha concluso la vicepresidente. Una fonte governativa citata dall’Afp ha precisato che il decreto non è ancora formalmente in vigore, ma che il presidente può promulgarlo in qualsiasi momento.

La crescente tensione nel Mar dei Caraibi

La dichiarazione arriva dopo settimane di tensione crescente nei Caraibi, dove la Marina statunitense ha colpito tre imbarcazioni provenienti dal Venezuela, affondandole e causando diverse vittime. Secondo Washington, si trattava di mezzi impiegati per il traffico di droga. Caracas denuncia invece “esecuzioni di pescatori” e una “guerra non dichiarata”. Maduro aveva inviato a inizio settembre una lettera a Washington per invitare al dialogo, ma la Casa Bianca sembra aver respinto l’apertura. La portavoce Karoline Leavitt ha definito la missiva “piena di menzogne”. Il presidente Donald Trump, parlando all’Assemblea generale dell’Onu, ha ribadito che gli Stati Uniti continueranno a usare la loro “potenza militare” per colpire i “network di traffico del Venezuela”, che la sua amministrazione attribuisce al governo Maduro.

Gli sforzi militari americani

Fonti citate da Nbc News hanno riferito che gli Stati Uniti stanno preparando raid mirati in Venezuela tramite droni, con l’obiettivo dichiarato di colpire due organizzazioni criminali: il gruppo Tren de Aragua e il cosiddetto Cartello dei Soli. A luglio, Washington ha inviato un contingente navale composto da otto navi e un sottomarino, con circa 4.500 soldati, schierati nelle acque internazionali al largo del Paese sudamericano. Il primo attacco, avvenuto il 2 settembre, ha causato la morte di 11 persone ed è stato definito da Maduro un “crimine efferato”. Le Nazioni Unite hanno parlato di possibile violazione del diritto internazionale, mentre dal Congresso americano sono arrivate critiche per la mancanza di trasparenza sul carico e sugli equipaggi delle navi colpite. Sul piano politico, la posizione di Maduro resta compromessa agli occhi di Washington, che non riconosce la sua rielezione del 2024. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, lo ha definito “una minaccia diretta per la sicurezza nazionale” e gli Stati Uniti hanno promesso 50 milioni di dollari a chi contribuirà al suo arresto.

La risposta venezuelana

Caracas, intanto, ha avviato un’imponente esercitazione militare di tre giorni sull’isola di La Orchila, mobilitando oltre 30 navi e 22 aerei. “Il Venezuela è unito nella difesa del nostro Paese – ha dichiarato Rodríguez – non consegneremo mai la nostra patria”. Diversa la posizione dell’opposizione interna. Il politico dell'opposizione, Henrique Capriles, ha definito “controproducenti” le operazioni militari Usa, sostenendo che “rafforzano la posizione di chi è al potere” e che la soluzione alla crisi “non è militare ma politica”.

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30 settembre 2025, 10:55